La pianolina con due ventole è ancora al suo posto nella casa di Scordia. È perfettamente funzionante. «Me la regalò mio padre quando avevo 7 anni» sorride Paolo Buonvino. «La sera mia madre mi faceva fare i duetti con papà alla chitarra». Comincia così la carriera del compositore siciliano che continua l’eccellente tradizione italiana nel campo della colonna sonora e oggi è considerato tra i più importanti film soundtrack composer.

Nel suo paese, tra le campagne ricolme di arance, Buonvino torna ogni estate e per ogni festa. «Qui ho la famiglia, mia madre, mio fratello e la mia fidanzata», dice il musicista, che all’età di 51 anni dovrebbe ormai pensare ai fiori d’arancio, piuttosto che alla sua adorata caponatina. È autore delle più suggestive e note colonne sonore del panorama italiano contemporaneo, dalla “Piovra” ai film di Gabriele Muccino, da “Caos Calmo” di Antonello Grimaldi a “Il mio miglior nemico” di Carlo Verdone, da “Romanzo Criminale” di Michele Placido a “Manuale d’amore” di Giovanni Veronesi, da “La Matassa” di Ficarra & Picone a “I Vicerè” di Roberto Faenza a tanti altri ancora. Ha vinto David di Donatello e Nastri d’Argento. Eppure, tra le strade della sua adolescenza si muove come una persona comune. Saluta tutti, scambia una parola con chiunque gli si avvicina.

Paolo Buonvino, foto di Stefania Casellato

«Tutti qui mi vogliono bene. A Scordia si è creato un gruppo di musicisti che lavora ad alti livelli. Molti miei collaboratori sono di qui. Tony Brundo, ad esempio, che ha composto la colonna sonora di una serie tv di Rai 1, o Vincenzo Cavalli, il mio fonico, che qui possiede una eccellente sala di registrazione, dove ho portato Zucchero e Jovanotti. Penso che la semplicità dei rapporti umani sia qualcosa di cui non potrei fare a meno, non saprei come vivere diversamente».

Buonvino ha creato una sorta di filo rosso tra Scordia e Roma, la città che ha eletto a sua residenza per motivi di lavoro. «Tanti scordiensi sono venuti a bussare alla mia porta». E molti sono stati accolti nel GoodLab Music, che è il progetto al quale il compositore tiene come a un figlio. Un nome inglese dietro al quale si nasconde la genialità siciliana e gran parte della produzione musicale per film e fiction di questi ultimi cinque anni. Non ultima la colonna sonora del terzo film della serie di Cetto La Qualunque.

«È un modo per trovare collaborazioni, scambio di idee e, nello stesso tempo, valorizzare nuovi talenti, canalizzarli su determinati progetti» motiva il compositore preferito di Muccino. Che ha cercato di convogliare nel GoodLab musicisti, cantanti, compositori, sound engineer, gran parte dei quali provenienti dalla Sicilia. «L’obiettivo è quello di stimolare la creatività musicale di giovani musicisti, con opportunità di lavoro affrontate con la filosofia della condivisione e dell’arricchimento reciproco», spiega. «GoodLab Music è un’esigenza di sperimentare una modalità lavorativa differente per creare un genere unico, amplificare le possibilità di sviluppo e talento, senza sminuire i tratti di ognuno».

In queste festività, tra shopping natalizio in Corso Italia a Catania e una scorpacciata di dolci della tradizione, non è mancata una scappata a Milo per far visita all’amico e maestro malato, Franco Battiato. «Mi si stringe il cuore, per me lui è stato l’imprimatur e mi manca molto» si rattrista Buonvino. «Non capisco la morbosità con cui certa stampa cerchi di spiare dentro casa sua. Bisognerebbe far scendere soltanto il silenzio».

Skin con il compositore siciliano

Dal Maestro di Milo il compositore di Scordia ha imparato a non darsi alcun confine musicale, a spaziare continuamente. Buonvino non si è limitato alla musica per immagini, ma ha contaminato il mondo classico con quello del pop, l’etno con l’elettronica. Ha collaborato con artisti del calibro di Jovanotti, Giuliano Sangiorgi, Elisa, Carmen Consoli, Fiorella Mannoia, Dolores O’Riordan e Skin. A quest’ultima, alla voce degli Skunk Anansie, è legato il suo ultimo successo internazionale: la colonna sonora del kolossal tv “I Medici”. Il 20 dicembre è stato pubblicato l’album compendio delle tre stagioni: 47 brani, metà dei quali inediti. Dalla hit “Renaissance” con Skin della prima serie a “Revolution bones”, sigla delle due stagioni successive, fino a “Decadence” che chiude la saga della storica famiglia fiorentina. «Dal Rinascimento alla Decadenza e alla Rinascita, che traduco musicalmente in un basso che procede verso note sempre più gravi, a indicare la decadenza, in contrasto con gli archi che vanno verso l’alto, in un crescendo. Perché, come accade nella vita di Lorenzo de’ Medici, quando la parabola discendente sembra aver raggiunto il punto di non ritorno, quando la brama di potere e la vendetta sembrano aver preso l’avvento sugli ideali del mecenate d’un tempo, avviene quello scatto di rinascita che lo porta a salvare Savonarola. Quando si rende conto che i suoi progetti di vendetta stanno annientando lui, come uomo e come leader, e le persone che più gli sono vicine, quando il suo sguardo si allarga e la sua visione diviene più ampia, emerge l’atto di salvezza, avviene il riscatto. È il concetto della prima Beatitudine: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. È attualissimo in tempi in cui si dice “prima questo, prima quello…” o si chiudono porti. Da soli non si fa niente, soltanto stando insieme si può portare avanti un progetto».

Alla religione è legato anche il nuovo lavoro di Buonvino. «Ho appena finito la colonna sonora del film “Fatima” di Marco Pontecorvo, il figlio di Gillo, che uscirà negli Usa il prossimo maggio. È una produzione americana e tra i protagonisti c’è l’attore Harvey Keitel», anticipa il compositore siciliano che ha affidato una canzone alla voce di Andrea Bocelli. «Ma non è un film religioso», tiene a precisare. «Il miracolo della Madonna di Fatima viene raccontato attraverso gli occhi di Lucia, la pastorella più grande delle tre. Una bambina di 10 anni che dice ai genitori di aver visto la Madonna. Prima viene presa per malata, poi per bugiarda, nel frattempo arrivano cento, mille, diecimila persone che vogliono avere conto dei miracoli. Ecco, il film osserva le problematiche di questa bambina davanti a un evento impenetrabile sul quale il film non prende posizione».

«Il Salento è come la Sicilia, anche il dialetto sembra lo stesso. Sarà l’incontro il tema dell’edizione 2020 perché la Puglia, come la Sicilia, è terra di unione»

Dal sacro al profano, dai misteri della fede alle orge dionisiache della Notte della Taranta. Dopo Giovanni Sollima e Carmen Consoli, Paolo Buonvino sarà il terzo siciliano a “concertare” il popolare appuntamento musicale dell’estate salentina. E «quando un “Buonvino” e un “Negramaro” si incontrano, c’è solo una cosa che può succedere: si resta senza fiato», scherzava Giuliano Sangiorgi. «Il Salento è come la Sicilia, anche il dialetto sembra lo stesso» si meraviglia Buonvino dopo una prima full immersion di quattro giorni nella terra della pizzica. È eccitato da questa nuova sfida. «Sarà l’incontro il tema dell’edizione 2020 perché la Puglia, come la Sicilia, è terra di unione», rimarca il maestro concertatore. «Nel concertone porterò tutto me stesso spaziando dal cinema al pop, dalla musica popolare all’elettronica. Nel 1997 ho scritto la prima colonna sonora, fa bene uscire ogni tanto dal proprio ambiente, dà nuova linfa. Noi siciliani siamo al centro del Mediterraneo e nella Notte della Taranta voglio incrociare le tradizioni salentine con quelle di tutto il bacino mediterraneo. Musica colta ed energia, perché il fine ultimo è quello di far danzare». A Buonvino toccherà l’arduo compito di risollevare una manifestazione l’anno scorso scaduta ai livelli di Stefano De Martino e Belén Rodríguez. «Spero di dare una impronta personale a questa edizione, anche con gli ospiti. Che apparterranno al mio mondo, ma senza disdegnare nuove, sorprendenti, collaborazioni. L’obiettivo è divertire nell’interpretazione latina del termine. Divertire, fare qualcosa di diverso che non c’è mai stato prima».

Non diverte, invece, la situazione in cui versa il Teatro Bellini di Catania, al cui capezzale Buonvino era stato chiamato nel lontano 2008 come direttore artistico. Il progetto abortì per «la situazione decisamente disarmonica» sorta a causa dei contrasti tra amministratori politici, sovrintendente e sindacati. «Fa molta tristezza, non avrei mai immaginato che si potesse arrivare fino a rischiare la chiusura», è l’amaro commento. «Il teatro è una ricchezza, va riattualizzato con rinnovata energia perché le persone ne facciano uso. Il teatro è un fulcro. La chiusura è un danno per la città, con un effetto domino negativo. Tutti dovrebbero mettersi nelle condizioni di offrire il proprio aiuto al teatro per mantenerlo in vita».

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