Che conseguenza ha nascere tra agosto e settembre sul come si vive questo periodo, in mezzo al ciclo delle stagioni? E perché la figura tanto sgualcita dai libri liceali dovrebbe appartenere al nostro modo di essere?

Fin dai tempi in cui Pitagora guardando l’ordine del cielo rintracciava l’ordine terrestre, sfogliando oroscopi cerchiamo un ordine che nessuna categorizzazione dei caratteri può racchiudere. E come quelle frasi “Non sono superstizioso ma…” diciamo “Non credo all’oroscopo ma…” quelli nati tra il 23 agosto e il 22 settembre, a cavallo tra due stagioni, portano con loro i segni della nostalgia. Perché?

«Osserva il gregge che ti pascola innanzi: esso non sa cosa sia ieri, cosa oggi» ed è «né triste né tediato». L’uomo, confida Nietzsche in Sull’utilità e il danno della storia per la vita, invidia l’animale perché a volte vorrebbe saper dimenticare. La consapevolezza del mutare del tempo, propria degli uomini, è la nostalgia cantata dai “Green Day” in Wake me up when September ends che i nati tra agosto e settembre hanno inscritta sulla carta d’identità. Nelle ultime distese al sole, gravate dai primi soffi autunnali, nasce la nostalgia: il desiderio acuto di rivivere l’estate. Nostalgia significa dolore del ritorno. Che gli oroscopi descrivano Vergine come segno mobile è dovuto proprio a questo. Come l’Eros platonico, figlio di Pòros (abbondanza) e Penìa (privazione) è, per la sua ambiguità, inquieto e desideroso di sapienza, così i Vergine, figli degli ultimi strascichi di sole di cui si sentono privati, desiderano tutto l’anno l’estate e combattono la nostalgia che accompagna il secondo equinozio. Ma la nostalgia può essere una grande maestra se si sa guardare al passato nel modo giusto.

Nietzsche critica gli uomini che, prigionieri del passato, non creano più «nuova storia. Non bisogna essere conservatori, mistificatori o ingrati nei suoi confronti: il passato assume valore solo se accompagnato da una potente volontà di futuro. Quando scrive che c’è bisogno di oblio per tramontare ci sta presentando quella figura tanto sgualcita dai libri liceali: il superuomo. Tramontare (Untergang) significa “trapassare” e “andare giù”: è il movimento della discesa verso l’azione nella sua unione con la teoria; significa svuotarsi dalla pesantezza del ristagno nei ricordi andati per riempirsi di progetti. E un progetto è tale quando colonizza il futuro ma movimenta anche il passato. Tramontare è l’arte del disprezzarsi, del rifiutare la staticità. Pare che tutti i nati sotto il segno della Vergine siano severi giudici di se stessi e ciò, nelle giuste dosi, spinge a migliorarsi. La filosofia del martello è quella che distrugge per creare. La nostalgia diviene maestra se si vive l’attimo stringendo insieme passato e futuro. E il futuro è una questione di decisione: decidere di ricominciare. I nati tra agosto e settembre vivono continui finali ma anche continui inizi: le gote rosse da primi banchi di scuola e i buoni propositi in stile capodanno. «Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età, dopo l’estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità. Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità» canta Guccini. Non a caso, per gli antichi sardi (che seguivano il calendario bizantino) il primo mese dell’anno era Settembre, chiamato Cabudanni (Capodanno), coincidente con l’inizio dei lavori agricoli. Chi è nato tra agosto e settembre sta in equilibrio su un cavo teso tra la sabbia ardente di crema solare e la terra bagnata che profuma di funghi. Su questo equilibrio costantemente in gioco, il dondolare della nostalgia crea. Settembrizzatori, da un episodio triste della storia francese, sono detti i rivoluzionari. E anche se molti termini associati a questo periodo sono riferiti alla stagione autunnale, per quest’anno per il segno zodiacale è ancora estate: l’equinozio d’autunno cade le primissime ore del 23 Settembre. Allora le ossa fanno scorte di sole di cui si serve la nostalgia per addolcire lo sguardo a ogni nuovo inizio. Il sole della nostra terra che, da siciliani, ci manca quando andiamo via, si deposita nella nostalgia e da lì alimenta il legame invadente che abbiamo con i luoghi in cui siamo cresciuti e i volti su cui abbiamo percorso tanta strada, per correre su quel cavo teso fra ciò che è stato e ciò che sarà verso il presente. Il superuomo è Vergine. E siciliano.

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