Pierpaolo Badalucco e Beatriz De la Iglesia Garcia mandano a nozze vitigni iberici con il Nero d’Avola e il Grillo. La riscoperta del Perpetuo, il Marsala pre-british, coltivato in vigneti secolari secondo metodi naturali

Benjamin Ingham, Joseph Whitaker, Vincenzo Florio, Don Diego Rallo, Vito Curatolo Arini, Paolo Pellegrino. In una bottiglia di Marsala ci sono storie di persone e di famiglie che si innestano sui diversi rami della grande storia, non solo italiana. A cominciare da quel commerciante inglese, John Woodhouse, arrivato in Sicilia nella seconda metà del Settecento alla ricerca di soda, un prodotto molto richiesto dall’industria del suo Paese, per poi scoprire la qualità dei vini dell’agro marsalese.

Woodhouse non veniva da un Paese vitivinicolo ma da una nazione di commercianti. Comprensibile quindi che affrontasse il tema vino senza attenersi troppo a tradizioni e usi locali. Nel suo pensiero il vino era una merce come qualsiasi altra. Meno costava la sua produzione, più alto il profitto e più facile sarà penetrare i mercati già serviti da altri prodotti come il Madeira o il Porto, ai quali viene accomunato il Marsala anche perché al centro della cosiddetta “fascia del sole”, quella zona tra il 32° (Madera) e il 41° di latitudine nord (Porto), dove nascono i grandi vini liquorosi. Ricordandosi del metodo di fortificazione che aveva conosciuto durante i viaggi in Spagna e in Portogallo, Woodhouse lo adotta per rendere il suo vino più stabile durante il lungo viaggio via mare.

Prima dello sbarco degli inglesi, il vino delle famiglie contadine di Marsala, il vino del popolo utilizzato come derrata alimentare per il pagamento del lavoro nei campi, era il Perpetuo. Un vino tenuto in una singola botte idealmente in eterno. Il vino rimaneva sempre all’interno della stessa botte, la quale invecchiava in simbiosi con il vino che conteneva. Ogni volta che un po’ di vino veniva prelevato, era integrato con del nuovo preferibilmente dello stesso tipo. Un “rabbocco perpetuo” che mischia le annate e si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte nello stile di quanto avviene nella panificazione con il “lievito madre”.

Beatriz De la Iglesia Garcia: «Il nostro progetto è un vino che parli insieme di Sicilia e Spagna, che parli di noi»

Il Perpetuo, antenato del Marsala o Marsala pre-british, viene oggi recuperato da alcune famiglie. Come nel caso del Pipa 3/4  della cantina Badalucco-De la Iglesia Garcia. «È un Pre British, il vino storico dei vignaioli marsalesi» spiega Pierpaolo Badalucco facendo degustare il suo nettare alla Fiera del Vino Etico di Scicli. «Mio bisnonno, mio nonno e adesso noi produciamo il Pre British secondo tradizione storica. Senza fortificazione con alcol. Prodotto in contrada Triglia, la storica e probabilmente migliore vigna della varietà Grillo – Pre British. Il Pipa 3/4 – 1° esce con cinque anni di botti 3/4 in ossidazione».

Come lascia intuire il nome, anche in questo caso la storia di una cantina nasce dall’incontro tra mondi diversi, anche se non distanti. Quello fra il siciliano Pierpaolo Badalucco e la spagnola Beatriz De la Iglesia Garcia.

Il Pipa 3/​4

I due si conoscono in Spagna, dove Pierpaolo era andato a lavorare in banca. Suo padre, agronomo, dirigente alla Regione, non riusciva più a stare dietro alla campagna e aveva deciso di vendere alcuni appezzamenti. È Beatriz a convincere Pierpaolo a occuparsi dei terreni, creando qualcosa di nuovo: «Un vino che parli insieme di Sicilia e Spagna, che parli di noi», è la sua proposta. Che Pierpaolo, insoddisfatto della sua occupazione, accetta con entusiasmo.

Da questo innesto siculo-iberico nasce l’etichetta Dos Tierras che manda a nozze il Tempranillo, vitigno tipico della Rioja, nel Nord della Spagna (mai impiantato prima in Sicilia), con il Nero d’Avola, mentre il Grillo Verde è un blend di grillo e verdejo. «La prima annata è del 2014, dopo cinque anni di sperimentazione. Il GrilloVerde fermenta naturalmente e lasciato sulle bucce per 5-10 giorni. È pestato e pressato coi piedi. Viene stoccato in botti e barriques prima di essere imbottigliato. Il Grillo storico di famiglia viene da un vecchio vigneto sul mare di Petrosino». È proprio in questo micro territorio di terre molto fertili che fu individuata l’area di produzione del Marsala. In quattro contrade, in particolare: Birgi, Spagnola, Petrosino e Triglia. Proprio in quest’ultima nasce il Pipa.

Una sfida partita nel 2003 su quattro ettari. Ma «investire nel vino e soprattutto nel vino naturale come abbiamo fatto noi mettendo al bando la chimica significa sapere aspettare, sbagliare e ricominciare tante volte», dice Pierpaolo. La strada giusta la si imbocca solo nel 2009 e oggi Badalucco e De la Iglesia Garcia aprono un ramo spagnolo nell’albero genealogico del Marsala. D’altronde, come viene riportato sull’etichetta del Grillo Verde, lo scriveva anche Sciascia che «a Siviglia mi pareva a momenti di camminare per le strade di Palermo».

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