Indovinelli ed esoterismo per le vie di Palermo nell’avvincènte giallo di Sebastiano Ambra
Una corsa contro il tempo tra le meraviglie di Palermo. Enigmi e indovinelli per risolvere un complicato caso di sparizione. Un’operazione per catturare un pericoloso latitante che, invece di essere consegnato alla giustizia, viene rapito improvvisamente. Tutto finisce infatti in un buco nell’acqua, almeno all’inizio dell’imperdibile nuovo romanzo di Sebastiano Ambra, giornalista classe 1974, nato a Catania ma residente ad Acireale, che con il suo La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa, edito da qualche settimana da Newton Compton Editori, ha voluto raccontare in forma di giallo – pur riuscendo al tempo stesso a divincolarsi dalle convenzioni del genere – una storia particolarmente sorprendente in tutti i sensi.
RAPIMENTO MISTERIOSO. Sorprendente, innanzitutto, perché l’ispettrice palermitana Malena Di Giacomo deve andare incontro ad una misteriosa scomparsa, avendo ricevuto quella che a prima vista sembra la lettera di un mitomane, ma che si rivela in realtà una sfida bell’e buona: qualcuno ha rapito Vito Trabìa, boss mafioso di cui i poliziotti hanno perso completamente le tracce. E da qui ecco l’inizio di una storia che Ambra struttura in modo molto semplice ma originalissimo. «In un caso come questo – spiega Sebastiano Ambra – si parte dal crimine e poi bisogna dimenticarsene, lavorando su un percorso che conduce alla soluzione. In genere mi piace seminare qua e là degli intoppi, in questo caso enigmi, per confondere le acque. E non mi dispiace affatto nascondere le soluzioni, cercando di metterle sotto gli occhi del lettore durante tutta la storia, ma facendo in modo che non se ne accorga».
UNA SCIA DI COLPI DI SCENA. Proprio questa è la caratteristica principale di un giallo in cui l’autore cerca la sorpresa, la meraviglia, con l’intento di stupire il lettore, che deve inseguire la storia, girare le pagine con frenesia. E a ben guardare lo scrittore non fa altro che costruire un labirinto in discesa. Chi apre il libro entra dentro e arriva alla fine, correndo. E quando si comprende subito, all’inizio del libro, che qualcuno ha rapito Vito Trabìa e ora intima a Lena di ritrovarlo, entro ventiquattro ore e senza l’aiuto dei colleghi, altrimenti il boss verrà ucciso, l’ispettrice non ha scelta: per arrivare a capire dov’è don Vito, dovrà infatti risolvere la sequenza di indovinelli escogitata dal rapitore. Enigmi che fondono arte e letteratura con la storia e le leggende del capoluogo siciliano. Aiutata dallo psicologo Leonardo Colli, l’ispettrice intraprenderà così una pericolosa caccia al tesoro, che la condurrà tra i vicoli e i monumenti di una Palermo misteriosa ed esoterica, per giungere a perdifiato all’epilogo di una storia nella quale “niente è come sembra”, per citare una famosa canzone del maestro Franco Battiato.
IL FASCINO DI LENA. Una storia che si regge anche sulla forza della protagonista, Lena, appassionata di arte e di musica e inflessibile. «Tutto è venuto fuori quasi scalciando. Il romanzo, – commenta ancora Ambra – nella sua fase embrionale, aveva un protagonista uomo, ma girava male, la storia funzionava, sì, ma era come un bell’abito indossato dal corpo sbagliato. Lena è arrivata dopo aver discusso con la mia agente della debolezza del personaggio iniziale, che ricordava un cliché, e appena nata è andata subito controcorrente rispetto alla letteratura di genere, prendendosi la scena. Alla fine la sua presenza in coppia con Leo Colli risulta un omaggio alla coppia di Hap & Leonard ideata dal genio di Joe Lansdale». Un omaggio ad una letteratura “sui generis” che Ambra, giornalista navigato, ha voluto unire alla sua conoscenza del mondo della cronaca nera, di cui si è occupato per diversi anni. «Tempo fa mi ritrovai a leggere dell’arresto di un latitante, uno come tanti che si nascondeva, praticamente, dove tutti avrebbero potuto sapere. Mi chiesi: cosa accadrebbe se a qualcuno venisse l’idea di portare via un boss dal suo nascondiglio, sostituendosi allo Stato, e quindi sfidandolo, e mettendosi anche contro la mafia? Cosa avrebbe potuto guadagnarci? Da qui l’idea del libro, che si apre proprio con un blitz per poi andare, alla fine, quasi da tutt’altra parte».
FINALE APERTO. Romanzo appassionante e molto frenetico, con continui colpi di scena, La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa è al tempo stesso una storia in cui è presente una forte connotazione magica e che, stando a quanto detto dallo scrittore acese, potrebbe avere una continuazione. «Il romanzo, sebbene arrivi a un finale, – conclude Ambra – si chiude in qualche modo in forma ‘aperta’. Esiste un progetto legato ai protagonisti e, in qualche modo, alla città di Palermo. Per il 2022, però, sono previste altre uscite, al momento sto lavorando a un testo che dovrebbe arrivare in libreria a Natale e fra qualche mese uscirà un raccolta di gialli siciliani con un mio testo. Se Lena venisse chiamata a gran voce, però, mi tufferei certamente sulla nuova storia, che per adesso è soltanto un insieme di appunti». Che sia l’inizio di una fortunata serie?