La musica d’arte del terzo millennio ha il suono della marimba di Rosario Gioeni
Cos’è la modernità? In che modo oggi si può dare forma alla creatività, schivando i preconcetti che perseguitano l’arte contemporanea? In un’epoca in cui la musica colta pare giunta al capolinea, questi interrogativi sono all’ordine del giorno. Per tutta risposta, i compositori siciliani Giovanni Sollima e Giovanni Ferrauto hanno unito le forze e dato alla luce InterSezioni, primo festival catanese di musica contemporanea. Non è un caso quindi, che uno spazio privilegiato nel cartellone del festival spetti agli strumenti a percussione, di tradizione certo antichissima, ma che sono stati interessati da uno straordinario rinnovamento nel corso del Novecento. Dopo il secondo appuntamento della rassegna, che ha avuto come protagonista l’ensemble Percussio Mundi, Intersezioni prosegue sulla strada del ritmo, col percussionista Rosario Gioeni, che venerdì 11 novembre, al CUT, sarà protagonista di “Marimbando”, concerto per marimba solista concepito alla stessa stregua di un recital pianistico.
LA MARIMBA COME IL PIANOFORTE. Non è casuale il riferimento al pianoforte. Lo stesso Gioeni racconta: «Nel 2005 mi sono laureato in percussioni classiche al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, poi ho scelto di specializzarmi nella marimba perché mi ha sempre appassionato il pianoforte e la marimba è lo strumento a percussione che più gli somiglia. La marimba coniuga la mia indole di percussionista con la passione per il repertorio pianistico». La somiglianza timbrica tra la marimba e il pianoforte si spiega con le caratteristiche che accomunano i due strumenti: sono entrambi strumenti polifonici, dotati di un vasto range dinamico e timbrico. Il percussionista ricorda anche gli anni in cui ha studiato composizione con un giovanissimo Joe Schittino: «Studiare con lui è stato molto particolare, perché riesce a trasmettere il suo eclettismo. Componeva facendo delle lunghe passeggiate per Catania, componendo tutto nella sua testa e non sulla tastiera. Una volta, preso dalla composizione di qualche sinfonia, si perse e si ritrovò alla stazione di Catania senza sapere come fosse finito lì». Alla domanda “Cos’è la modernità?” Gioeni risponde: «Ci sono compositori che escono totalmente dal sistema e vanno alla ricerca di timbri e sensazioni nuove. Questi sono quelli che fanno la modernità. E poi ci sono compositori che, anche se contemporanei, riecheggiano gli stili del passato». Quest’ultimo caso riguarda proprio la marimba, strumento contemporaneo per eccellenza dal momento che, spiega il percussionista, è entrato a far parte del repertorio colto intorno agli anni ‘30 del Novecento e quindi esistono solo compositori contemporanei per questo strumento.
IL PROGRAMMA. Il programma del concerto prevede dunque una selezione di brani composti appositamente per la marimba moderna a cinque ottave a cominciare da “Wind in the Bamboo Grove” di Keiko Abe, compositrice e marimbista giapponese che negli anni ‘60 ha portato lo strumento nelle sale da concerto, considerata punto di riferimento della marimba solista, per poi esibirsi in “Mirage pou Marimba” di Yasuo Sueyoshi, brano dal linguaggio atonale ma pieno di variazioni timbriche. Il programma della serata prosegue poi con “Luminosity” del compositore polacco Tomasz Golinski e “Niflheim” dell’ungherese Csaba Zoltan Marján. Il “pezzo forte” della serata sarà l’esecuzione in prima assoluta delle composizioni di due giovani e pluripremiati compositori catanesi: “Studi per Marimba” di Mattia Cavallaro e “Studio n. 1 e n. 3 per marimba” di Marco Triolo. A seguire “Verano Porteño” di Astor Piazzolla nell’arrangiamento per marimba dal percussionista e compositore di origini cinesi Pius Cheung. Il programma della serata si conclude con “Velocities” dell’americano Joseph Schwantner, un moto perpetuo lungo 7 minuti.
LONTANI DAI LUOGHI COMUNI. Il pubblico saprà apprezzare il valore di una proposta così lontana dal consueto? «Penso che i preconcetti sulla musica contemporanea provengano più dagli anziani, soprattutto qui in Italia, dove il pubblico è più affezionato alla tradizione dell’opera», sostiene Gioeni. In effetti, il cartellone di InterSezioni non è solo una rassegna di nomi prestigiosi, quali Massimo Quarta o Carlo Boccadoro, ma anche e soprattutto una vetrina di giovani volti del panorama musicale siciliano. Non c’è dunque dubbio che il festival sia rivolto al pubblico più giovane e curioso, virtualmente il più propenso ad affrancare l’arte contemporanea dai luoghi comuni. La musica non è affatto giunta al capolinea: al contrario, secondo Sollima, «c’è tutto un mondo in cui la musica sta risorgendo».