“La Piazza delle Tre Culture”, il progetto
che farà di Catania il simbolo dell’integrazione

Possono le tre grandi religioni monoteisti mettere da parte ogni tensione e vivere a stretto contatto l’una con l’altra? Per l’ingegnere Francesco Nicolosi Fazio, promotore dell’idea, non solo la risposta è affermativa, ma una simile idea potrà fare del centro etneo un esempio unico nel suo genere a livello mondiale

«Possiamo cambiare la storia, non possiamo cambiare la geografia: la Sicilia è un’isola crocevia di molte culture per la sua posizione nel Mediterraneo e Catania, sita nella parte più orientale, rappresenta una città aperta e accogliente». Con queste parole l’ingegnere ambientalista catanese Francesco Nicolosi Fazio presenta un suo ambizioso progetto al quale lavora da vent’anni, cioè “La piazza delle Tre Culture”, luogo nel quale dovrebbero sorgere una chiesa, una sinagoga e una moschea una accanto all’altra. «Il Mediterraneo – osserva l’Imam di Sicilia e della moschea della Misericordia di Catania Kheit Abdel Hafid, presente alla presentazione del progetto – è un luogo di incontro, dialogo, rispetto: tutto questo è alla base di un futuro che punta a rendere tutti i cittadini liberi e parte di un’unica famiglia, l’umanità».

VITA E ACCOGLIENZA DAL MARE. «A Catania sono già presenti tre chiese ortodosse: una rumena, una costantinopolitana e una russo-ucraina. Mentre in territorio russo è impossibile una convivenza pacifica tra Russi e Ucraini ortodossi, qui lontano dalla terra di scontro c’è un dialogo aperto. – afferma l’ingegner Nicolosi a sostegno del proprio progetto – Questo significa che la nostra città è particolarmente adatta ad accogliere e integrare culture diverse come quella cristiana, quella ebraica e quella islamica in uno stesso spazio nonostante le tensioni». Il piano di Nicolosi prevede la realizzazione di una piazza esagonale al posto dell’ex deposito ferroviario di locomotive che si affaccia su quella parte di scogliera tra Piazza Europa e il porticciolo turistico Rossi (U Caitu). «La presenza del terminale di un binario morto accanto a un luogo di vita come il mare è di per sé un’antitesi. – sottolinea Nicolosi – È possibile recuperare quei trentasei capannoni abbattendone alcuni e ristrutturandone altri in modo da realizzare tre edifici religiosi, altrettanti luoghi di cultura, una piazza-corte e una bambinopoli».

INTEGRAZIONE PRIMA DI TUTTO. Il progetto infatti prevede la costruzione di edifici dedicati all’approfondimento culturale poiché, come detto dall’ingegnere, «il culto senza il fondamento della cultura diventa fondamentalismo». Per quanto concerne invece gli spazi all’aperto, la presenza di una bambinopoli fa parte di un piano urbanistico basato sul concetto non di accoglienza, ma di accoglienze al plurale. «Accogliere non significa solo abbracciare il migrante che sbarca nelle nostre coste, – afferma Nicolosi – ma anche integrare in città coloro che non se ne sentono parte. Si pensi per esempio ai catanesi residenti in zone più trasandate come Librino o San Cristoforo: spesso loro sentendosi abbandonati dalle istituzioni si rivolgono alla malavita ed evitano di frequentare luoghi che non percepiscono come propri, quali per esempio Piazza Europa. Questa infatti è considerata il salotto della borghesia catanese, ma in realtà appartiene a tutti». Da qui dunque l’idea di una bambinopoli aperta a tutti i bambini: «È giusto che fin da piccoli si impari che esistono differenze sociali, ma non per questo qualcuno deve essere escluso da determinati luoghi della propria città».

FINANZIAMENTI DAL MONDO. Il progetto dell’ingegnere Nicolosi necessita dell’appoggio del Comune, dal momento che dovrebbe essere realizzato a Catania. Per tale motivo alla sua presentazione erano presenti l’assessore Alessandro Porto e Salvo Di Salvo, rispettivamente ex e attuale presidente della Commissione Urbanistica: i due hanno espresso la loro opinione favorevole, sottolineando che la Piazza potrebbe rientrare nel Piano Regolatore generale della città, un passo importante in un Paese in cui le nascite sono bloccate e immigrazione e integrazione rappresentano una risorsa fondamentale. Questo comporterebbe anche una rivalutazione di valori quasi perduti quali la famiglia e la religione. L’opera richiede dei finanziamenti e il Comune, in dissesto, non potrebbe garantirli: di fronte a questa apparente difficoltà l’ingegnere Nicolosi ha già la soluzione. «L’Unione Europea ha dei fondi per l’integrazione investibili nella Piazza. Inoltre le rappresentanze religiose potrebbero anche organizzare un progetto ad hoc per la raccolta fondi e si potrebbe aprire un crowdfunding online per rendere partecipe l’intera umanità».

UN MONUMENTO AI POSTERI. La Piazza delle Tre Culture può essere per Catania un nuovo punto di partenza: «L’opera monumentale – sottolinea Nicolosi – farebbe sembrare i tre edifici religiosi come navi che solcano il Mediterraneo e che hanno sulla polena il simbolo della propria fede. Per chi guarda dal mare, il complesso apparirebbe come un “Bastione delle fedi”, un grande monumento. Viviamo in un’epoca in cui la società è come se si vergognasse di sé e non volesse lasciare nulla per il futuro, quindi la costruzione di un monumento ai posteri è un punto di svolta».


Alla presentazione del progetto “La Piazza delle Tre Culture”, svoltasi al Palazzo della Cultura in data 29/05/2019, erano presenti: l’ingegnere Francesco Nicolosi Fazio, l’assessore Alessandro Porto, il consigliere Salvo Di Salvo, l’imam di Sicilia e della moschea della Misericordia di Catania Kheit Abdel Hafid, il poeta Mario Grasso, lo storico Tino Vittorio, il sociologo e docente UniCt Carlo Colloca.

 

 

 

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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