La ribellione di Brasse, il “fotografo di Auschwitz” che non distrusse le foto dei deportati
Internato nel 1941 per cinque anni si vide sfilare davanti i volti e i corpi di migliaia e migliaia di persone, per lo più ebrei, da fotografare in tre posizioni. In un'intervista spiegò di avere ancora una macchina fotografica Kodak risalente agli anni prima della guerra, ma non riuscì, dopo il 1945, a scattare più una foto in vita sua