Palazzolo Acreide, borgo barocco del siracusano inserito nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO, accoglie i suoi visitatori con la vista dei Monti Iblei che fanno capolino dalla strada statale. Le forre e le gole calcaree – avvolte da odorose piante di timo – danno il benvenuto a chi si addentra fra le sue vie mostrando, allo stesso tempo, tutta la loro maestosità e delicatezza. Entrati in paese, poi, salta subito all’occhio la stratificazione storica della cittadina, composta dalla successione di siti greco-romani, siti medievali e – per l’appunto – chiese barocche. Fra le testimonianze delle civiltà che hanno lasciato un segno in questo territorio, tutte raccolte nella memoria architettonica e collettiva di Palazzolo Acreide, una è stata finora tramandata per lo più oralmente, ed è quella legata alla comunità ebraica.

DALL’INSEDIAMENTO ALLA DAMNATIO MEMORIAE. Secondo lo studio dello storico Modica Scala, infatti, i Giudei dovevano abitare inizialmente nei pressi del Monte Acre, ovvero l’area collinare della città. «Durante il dominio normanno, la città era divisa in due zone: la parte bassa e la parte alta in cui i Normanni fondarono il Castello», ci ha raccontato a questo proposito il professore Luigi Lombardo, direttore della Biblioteca Comunale di Buccheri, nonché scrupoloso ricercatore, conservatore e archivista. «I Giudei all’epoca vivevano probabilmente nella parte alta ed erano fusi alla comunità cristiana, nonché legati ai simboli cristiani e a santi come San Paolo». Successivamente, le abitazioni sul pianoro iniziarono però a decadere per via di episodi di brigantaggio. Il paese cominciò così a spostarsi nella parte bassa, compresa la comunità giudaica, che fondò la propria Giudecca nella platea magna, almeno secondo le supposizioni che erano state formulate finora.

Se, infatti, sappiamo per certo che molti di loro erano medici, cabalisti e ottimi astrologi, le informazioni a nostra disposizione si fermano praticamente qui: la damnatio memoriae avviata dai cristiani, con l’editto di Ferdinando d’Aragona Trastamara del 1492, non ci permette di avere un affresco chiaro e omogeneo sui Giudei che in quell’epoca vissero in provincia di Siracusa – anche se secondo gli studi della ricercatrice Angela Scandaliato, uno tra i più noti nomi dell’analisi sull’ebraismo siciliano, si trattava di circa 5mila abitanti. A causa di questo editto, fra le altre cose, la Giudecca di Palazzolo Acreide fu rasa al suolo, e la sua storia rimase in un sostrato fangoso di tradizioni orali e credenze nebulose. Di conseguenza, c’è chi ha attribuito alla via Ebraida di Palazzolo Acreide la sua collocazione, chi invece al quartiere San Paolo, anche se il dubbio ha per secoli caratterizzato la vicenda senza permetterci di venirne a capo.

La facciata della chiesa di San Paolo, a Palazzolo Acreide (Ph. Martina Tolaro)

LA SCOPERTA DI LUIGI LOMBARDO. A fare più luce sull’argomento è stata, di recente, una scoperta avviata proprio dal professore Luigi Lombardo, poi pubblicata nel numero 22 della rivista scientifico-letteraria Quaderni del Mediterraneo dello storico d’arte Paolo Giansiracusa, uscita a dicembre 2022. Il suo fiuto per la ricerca archivistica lo ha portato a soffermarsi su una carta testamentaria conservata presso l’Archivio Storico Diocesano di Siracusa, datata 5 novembre 1466. «Il ritrovamento è legato a una mia iniziale ricerca sulle visite pastorali dei vescovi», ci ha spiegato Lombardo, quando lo abbiamo raggiunto per approfondire con lui la tematica. «È stato in quel frangente che mi è capitato sottomano un documento accluso alle visite, e più precisamente un testamento del sacerdote e presbitero don Francesco di Mastrobennardo, il quale scrive di lasciare alla chiesa Madre di Palazzolo una serie di beni immobili, tra cui una apoteca iudayce – ossia una ‘bottega della Giudecca’. Termine, questo, che definisce l’emporio adibito per l’alimentazione e per le abitudini degli ebrei». Il quartiere citato dal presbitero è quello della storica platea magna, che accoglierà nei secoli a seguire la chiesa di San Paolo. Quelle che finora erano solo supposizioni, quindi, grazie a Lombardo ci consentono di confermare che la Giudecca di Palazzo Acreide fosse effettivamente ubicata presso l’attuale quartiere San Paolo.

«Insieme alla comunità di Buccheri, la comunità giudaica palazzolese fu protagonista del più feroce sterminio giudaico mai avvenuto in Sicilia»

L’ECCIDIO DEL 1474 E LA NASCITA DEI GHETTI. Non essendoci grossi reperti archeologici da analizzare, decifrare i documenti richiede uno sforzo notevole, rendendo peraltro l’esame delle fonti notarili – o più in generale d’archivio – un passaggio di fondamentale importanza per risalire a informazioni che, altrimenti, ci resterebbero precluse. Non a caso, grazie alle intuizioni di Lombardo e a un’operazione minuziosa, da un apparente vuoto pneumatico è emersa oltretutto la conferma che a Palazzolo Acreide sia esistita una comunità giudaica di dimensioni notevoli. «Sfortunatamente, insieme alla comunità di Buccheri – ha aggiunto Lombardo in merito –, la comunità giudaica palazzolese fu poi protagonista della strage del 1474», una vicenda sanguinosa che a oggi rappresenta il più feroce sterminio giudaico mai avvenuto in Sicilia, ricostruito con l’aiuto di alcuni documenti che sono stati rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Palermo. «Qualche Giudeo della città riuscì a testimoniarlo in un processo dell’epoca, affermando che si era trattato un vero e proprio eccidio», riferisce Lombardo, riflettendo sul fatto che – prima ancora dell’editto di espulsione concretizzatosi nel 1492 – l’antisemitismo generale dell’epoca avesse contribuito a isolare sempre più i Giudei di Modica, dando il via alla formazione dei cosiddetti “ghetti” e mettendo in atto una discriminazione non tanto diversa da quella avvenuta durante la Seconda guerra mondiale, della quale continuiamo a recuperare le tracce a oltre cinquecento anni di distanza.

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