Ha senso scrivere una risposta ad una lettera pubblicata 56 anni fa? Sì, se i quesiti posti in quella lettera sono rimasti insoluti. Con questo scopo nasce Cara scuola ti scrivo. L’attualità di lettera a una professoressa (Edizioni San Paolo, 2022), il nuovo libro di Marco Pappalardo, giornalista, scrittore e docente di lettere presso l’istituto “Majorana-Arcoleo” di Caltagirone. Nel centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, l’opera si propone di prendere le mosse da Lettera a una professoressa (1967), celebre libro che il presbitero fiorentino compose insieme con i suoi alunni della scuola di Barbiana, divenuto simbolo di un appello ad una profonda rivoluzione del sistema scolastico, volta ad abolire elitarismi e diseguaglianze sociali.

L’UNICITÀ DELL’ECCELLENZA. «Il volume – spiega l’autore – è nato dalla volontà di dare una risposta a quegli studenti del ’67 oggi ormai adulti, ma anche dal caso. Cercando di diffondere con umiltà il modello di educatore di Don Milani, ho letto il suo libro in una delle mie classi e le risposte riportate nel mio testo sono il frutto delle riflessioni sorte spontaneamente in me e nei miei alunni, quasi una scrittura condivisa». Nonostante i passi avanti compiuti nell’arco di quasi sessant’anni, d’altro canto, diverse delle criticità messe in luce dal collettivo di Barbiana affliggono ancora, anche se in forme diverse, la scuola del nostro tempo: «Il sistema scolastico al quale si opponeva Don Milani è quello di una scuola elitaria e gerarchica, che boccia solo per il gusto di bocciare e lascia indietro i poveri per far eccellere i ricchi. Oggi questo classismo è in gran parte superato, – sostiene Pappalardo – ma non sempre nel modo migliore: già Don Milani riconosceva che non si può puntare all’uguaglianza in una classe composta da individui eterogenei. Ognuno ha delle qualità diverse ed è su queste che bisogna fare leva, non cercare per tutti la stessa eccellenza, ma permettere a ognuno di essere ciò che è, di eccellere con i propri tempi e secondo la propria indole».

L’EDUCAZIONE OLTRE L’ISTRUZIONE. Per questo, anche a fronte di rivoluzioni imponenti come quella di Internet, il mondo della scuola continua a fare fatica a reinventarsi, a fare un’analisi profonda di sé stesso: «Se è vero che adesso la scuola sta imparando a non lasciare più indietro nessuno, è anche vero che il suo modello è ancora troppo disciplinare e istituzionale, poco basato sulle esperienze e troppo sui libri, oggi quasi rimpiazzati dagli e-book. La scuola non dovrebbe insegnare l’educazione civica o la lotta al bullismo attraverso i testi, ma esserne un modello, diffondere educazione e non solo istruzione». La questione sul modello istruttivo richiama alla mente un episodio intercorso di recente, ossia quello della famiglia finlandese che ha abbandonato la Sicilia reputando il sistema scolastico italiano inadatto alla formazione dei propri. Questa l’opinione del docente a riguardo: «Probabilmente questa famiglia si sarebbe trovata bene nella poverissima scuola di Don Milani, dove istruire significava educare, leggere i giornali, fare delle pause di socializzazione. È questo che manca nella scuola italiana, nonostante le molte eccellenze che è in grado di vantare».

UN LIBRO AL PLURALE. Il libro di Pappalardo riporta per intero la “Lettera a una professoressa” di Don Milani con a fronte le sue attualizzazioni: «In questo modo la mia opera è davvero un’opera a più mani: in primis quelle di Don Milani e dei suoi studenti, a seguire le mie e quelle dei miei alunni. È anche per questa pluralità che il libro si rivolge a tutti: ai docenti, affinché si appassionino di più al proprio lavoro; alle famiglie, affinché non determino a priori il destino dei propri figli e permettano loro di raggiungere il massimo secondo le proprie capacità e aspirazioni; agli studenti, perché apprezzino il senso di appartenenza a una scuola».

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