In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, data istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e simboleggiata dalle scarpe rosse per sensibilizzare il mondo su questa terribile violazione dei diritti umani, abbiamo scelto cinque canzoni dall’animo siciliano che riescono a dar voce alle vittime di molte insensate tragedie quotidiane.

VOCI SPEZZATE. “La signora del quinto piano/Approfitta del caos metropolitano/Esce sempre al mattino/E col passo spedito si reca a lavoro”, è il racconto di un’amara realtà, fatta di paura e solitudine, come sottolineano queste parole de “La signora del quinto piano”. Il brano, cantato da Carmen Consoli insieme a Gianna Nannini, Elisa, Emma, Irene Grandi e Nada e nato nel 2015 a sostegno del Telefono Rosa (1522), affronta il tema con un tono tagliente: “La signora del quinto piano/Fu ritrovata murata nel bagno/Quella lettera di un anno prima/La prova schiacciante lasciata in questura/Lei scriveva con precisione/Il rituale di sepoltura/Ma non vi era alcuna ragione di avere paura, di avere paura”.

Dello stesso anno è “Til It Happens to You”, scritta e prodotta da Lady Gaga (l’artista, all’anagrafe Stefani Germanotta, ha origini siciliane) e Diane Warren per il documentario The Hunting Ground che descrive le violenze sessuali all’interno dei campus universitari statunitensi. È la voce di chi si chiede come affrontare un dolore che si imprime nella pelle e lacera l’animo, di una sofferenza che difficilmente può essere espressa: “’Til it happens to you, you don’t know/How it feels/How it feels/’Til it happens to you, you won’t know/It won’t be real/No it won’t be real/Won’t know how it feels”.

IL CORAGGIO DI RIALZARSI. “Gesù Cristo sono io” di Levante è il percorso di una donna che ha portato croce e corona di spine (Gesù cristo sono io/Tutte le volte che mi hai messo in croce/Tutte le volte che sei la regina/E sulla testa solo tante spine) in un rapporto tra vittima e carnefice, ma che ad un certo punto riesce a riemergere da quella sofferenza e a risorgere: “Confessa che sei il demonio nella testa/Che mi trascina sempre giù/Confessa/Che il paradiso non mi spetta/Che non mi sono genuflessa/Che non mi sono genuflessa/Che da te risorgo anch’io/Per tutte le spine del mondo/ i chiodi piantati nel cuore/ questo è il mio sangue, questo è il mio corpo/ li porto via, amore”.

UNA DANZA LIBERA. “Allora, te la sei scopata o no”. Con queste parole, estratte dal dialogo iniziale, si apre il video di “Schiavi del sesso” dei Volosumarte, duo formato dalla siciliana Martina Catalfamo e dal pugliese Francesco Santalucia, uscito il 25 novembre dello scorso anno, per “risvegliare in ogni spettatore una situazione già vista o vissuta nella vita reale quasi per dare voce a chi non ha ancora il coraggio di denunciare”. Nel brano la metafora della danza viene utilizzata per denunciare i  pregiudizi e abusi che troppo spesso si traducono in violenza: Ballo da sola in un bar/Tutta la notte in un bar/Io voglio alzarmi stanotte/Incontrarti di notte/E ballare, ballare, ballare/Sulle poltrone di un bar/Tutta la notte in un bar/Ballo per me.

La danza è la protagonista anche nel brano “Arreri” della band catanese Niggaradio. Si tratta una canzone che sprigiona energia tra distorsioni, suoni popolari e dialetto siciliano con un tono che sembra sfidare chi vuole intromettersi tra le donne e la loro libertà (Ora va arreri/ iu non vaiu arreri). La forza di andare avanti e mai più indietro è al centro anche del loro recente brano “Iarrusa”: “una parola abrasiva ‒ come si legge all’inizio del video ‒ che ferisce. Qui diventa scudo con cui respingere e rilanciare le accuse”. È una dedica a tutte le donne che decidono di non abbassare lo sguardo, che combattono anche a costo della vita per la libertà di essere sé stesse: “Pozzu capiri u sai che tu ti scanti va / ca un russettu è chiù forti i na pistola / parra di libertà di luci e virità cussi mi chiami e mi dici ca iu sugnu na / Iarrusa, iarrusa dici a mia / iarrusa iarrusa iarrusa comu a tia”.

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