La solidarietà viaggia in autobus: da Favara alla Polonia in aiuto del popolo ucraino

Dopo aver viaggiato per due giorni interi carico di beni di prima necessità, giovedì sera è ripartito da Lublino, in Polonia, l’autobus della missione umanitaria ribattezzata sui social #FavaraForUkraine, nata dall’idea di Carla Bartoli, una ragazza sedicenne originaria del paesino dell’agrigentino. A bordo del mezzo, che arriverà a Favara sabato mattina, ci sono una cinquantina di persone – donne, bambini e anziani – ma anche qualche gattino e cagnolino, scappati dalla guerra insieme ai loro padroni. Per Carla, giovane europea con il sogno della carriera diplomatica, fino a poche settimane fa la guerra era solo quella lunga sfilza di date sui libri di storia da imparare a memoria.

Tra lo sgomento e la preoccupazione provati guardando le immagini trasmesse dai telegiornali, fa capolino in lei l’idea: provare ad essere “quel cambiamento che vuole vedere nel mondo”. Come? Noleggiando un autobus per arrivare al confine con l’Ucraina e salvare vite umane portandole in Sicilia. La cifra necessaria è di 8.000 euro. La reazione di Carla è chiara e decisa: «Chiederò un euro a ottomila persone». La raccolta fondi prende il volo grazie ai social e nel giro di dieci giorni il traguardo viene addirittura superato. «Sapevo ce l’avremmo fatta – confessa Carla. Ho molta fiducia nelle persone, ma avevo anche paura che tutto si arrestasse dopo i primi giorni».

Carla inizia coinvolgendo i suoi genitori – Florinda Saieva e Andrea Bartoli, fondatori di Farm Cultural Park – per poi arrivare alle comunità di Favara e dei paesi limitrofi. In pochi giorni quell’autobus viene riempito di scatoloni di cibo, farmaci, coperte, alimenti per neonati, mentre numerose famiglie di Favara e della vicina Bivona danno la disponibilità per accogliere i profughi che raggiungeranno al confine ucraino. L’emozione è tanta, ci confessa Florinda Saieva, mentre si trova a bordo dell’autobus, insieme ad altri volontari. «Abbiamo agito d’istinto, senza pensare troppo alla responsabilità. Era questo che sentivamo di fare e l’abbiamo fatto». Nel corso del viaggio, si è unito alla missione anche Sergii Klimakov, ex ciclista professionista, ucraino ma da tempo trapiantato nell’agrigentino che a bordo della sua macchina ha già fatto la spola per mettere in salvo diversi suoi concittadini. Carla invece, che attualmente studia a Parigi, segue da lontano il viaggio provando grande gratitudine verso la sua comunità che si è mobilitata affinché quest’iniziativa andasse in porto, ma soprattutto verso i suoi genitori, verso «mia madre che è sull’autobus in questo momento e mio padre che si sta occupando della sistemazione delle famiglie che arriveranno». La stessa gratitudine che quelle persone terrorizzate stanno provando verso chi da un’isola lontana tende loro una mano e un sorriso. Ad attenderle c’è la terra di Sicilia. E un cielo sicuro sopra la testa.

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