In occasione della scomparsa dell’artista, tra i più rappresentativi della scena contemporanea il documentario di Nunzio Massimo Nifosì verrà trasmesso su Rai Storia mercoledì 10 ottobre alle 13

«Un giorno ho bussato alla porta di Piero Guccione, lui mi ha aperto ed io gli ho presentato la mia troupe. Inizialmente le telecamere lo misero a disagio, parlava poco e si mise davanti alla tela con il pennello asciutto fingendo di dipingere». Intrappolare l’anima e l’opera di un artista in un docu-film di un’ora e mezza non è stato semplice, ma per Nunzio Massimo Nifosì è stata una sfida vinta a pieno titolo. «Guccione è un pittore lirico quindi fin dall’inizio mi sono impegnato affinché questa poesia trasparisse anche nel mio film. E penso di esserci riuscito, la definirei l’opera più riuscita della mia vita».

COME NASCE L’OPERA D’ARTE? Il progetto di un documentario che racconti l’artista di Scicli nasce nel 1995 ma il regista Nifosì un po’ come l’artista che vuole raccontare, ha dei tempi di gestazione molto lunghi e così, nonostante più volte ne abbia parlato con Piero Guccione, solo nel 2011 decide che è giunto il momento di iniziare le riprese. «Dopo mezz’ora dal brusco impatto con le macchine da presa, le aveva dimenticate e iniziava a dipingere sul serio, svelando all’occhio della telecamera quel momento magico in cui nasce l’opera d’arte». Un gioco di specchi quindi, in cui, mentre il regista tesse la sua pellicola, il pittore mescola i suoi colori e ne compone un dipinto senza confini, che nasce e si rinnova sullo schermo ad ogni proiezione. «La regia si fonda sulla traslazione tra pittura e realtà, ovvero ho tentato di realizzare delle inquadrature che richiamassero continuamente i suoi quadri, così da restituire allo spettatore l’uomo e l’opera senza netti confini tra le due cose». E proprio allo spettatore è concesso il privilegio di entrare nell’intima quotidianità dell’artista, nel silenzio del suo studio, nella pace delle sue spiagge. «Nelle due settimane trascorse a Scicli una l’ho dedicata interamente a Guccione. Dopo le riprese nel suo studio, il secondo giorno mi sono nascosto con la mia troupe dietro le dune di Sampieri per rubare attimi della passeggiata che ogni mattina alle 7 e mezza faceva con la moglie. Il terzo giorno l’imbarazzo era totalmente scomparso e fu lui a cercarci sulla scogliera, dove girammo alcune scene».

RACCONTARE LA VERITÀ DEL PITTORE. Ma come è possibile raccontare l’artista senza fronzoli, quando questi sa di essere costantemente ripreso? «Il segreto è ottenere la fiducia dell’artista che stiamo raccontando ed evitare l’effetto macchinoso, solo nascondendo le telecamere si può raccontare la verità del pittore. Certo con un artista istrione i rischi di creare un racconto fittizio sono maggiori, ma con Piero non ho mai corso questo pericolo». Guccione è stato un artista molto schivo ed umile, restìo inizialmente ad un documentario che lo raccontasse e forse proprio per questo l’immagine che Nifosì ci restituisce è ancor più genuina. «Piero è stato amato tanto in Italia quanto all’estero, ma anche chi non lo conosceva è stato catturato dalla sua umanità. È il pittore della poesia ma non per questo dell’artificioso, ha sempre dipinto ciò che aveva intorno catturandone la liricità». Per chi non conoscesse o volesse conoscere meglio uno degli artisti contemporanei italiani più rappresentativi, il docu–film di Nifosì è un’opportunità da non perdere. In occasione della scomparsa di Piero Guccione 4 ottobre, il documentario sarà presentato da Magazzini Einstein su Rai Storia mercoledì 10 ottobre alle 13.

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