Nella sua performance al Teatro Metropolitan di Catania, il corpo di ballo russo si riconferma brillante e armonioso, con una coreografia che fa un tutt’uno con le musiche di Čajkovskij
Il teatro è gremito e l’età media risulta impossibile da definire: in coda al botteghino per ritirare i biglietti acquistati online o per comprarne uno all’ultimo minuto ci sono infatti adolescenti, anziani e coppie di ogni sorta. Tra le mani hanno tutti un dépliant che, come ogni anno, promette uno degli appuntamenti più attesi al Teatro Metropolitan di Catania, ovvero Lo Schiaccianoci messo in scena dal Balletto di San Pietroburgo sulle musiche del celebre Pëtr Il’ič Čajkovskij. Ed è così che il periodo dell’Avvento viene inaugurato nella città etnea nel grande stile che da oltre 150 anni caratterizza la storica compagnia della Venezia del Nord: con le luci basse e le aspettative alle stelle.
Fin dalle prime scene si riconferma una consuetudine ammirevole a livello di costumi e scenografie da parte del direttore artistico Timur Gareev, che preferisce evitare sotterfugi o particolari acrobazie sceniche, valorizzando con una produzione classica il talento degli artisti. La delicata consapevolezza dei loro movimenti si impone quindi come protagonista indiscussa dello spettacolo, convincendo fin dall’Ouverture specialmente per la maestria dei più giovani. Dietro di loro si alternano intanto pochi scenari, ma sempre da fiaba, capaci di trasportare in un battito di ciglia dall’altra parte del pianeta grazie a poche pennellate e a una sottile neve pronta a cadere tra una nota e l’altra sui sontuosi costumi del corpo di ballo.
La sera della Vigilia di Natale, dunque, si anima presto degli straordinari regali che la prole di alcune famiglie nobili riceve dal signor Drosselmeyer. In occasione della festa i primi solisti cominciano già a incantare il pubblico con coreografie ricche e stupefacenti, fino a quando la realtà lascia il posto al sogno di Clara, durante cui lo Schiaccianoci che la giovinetta ha ricevuto in dono rischia di essere rubato dai seguaci di Re Topo. La scena è concitata e macabra al punto giusto, suscita rapidamente la tensione desiderata e risulta convincente tanto nel corso della battaglia tra topi e soldatini quanto nello scontro frontale tra il sovrano animale e lo Schiaccianoci, durante il quale si continuano a sfruttare le diagonali della scena allo scopo di aumentarne la tridimensionalità e l’impatto emotivo.
Sublimata la ben costruita concitazione del primo atto con un incantevole Valzer dei Fiocchi di Neve, il balletto prosegue dopo una breve pausa nella dimensione onirica della piccola protagonista. A calcare il palcoscenico sono quindi bambole provenienti idealmente da tutto il mondo e facili da riconoscere per la varietà e l’accuratezza degli abiti che indossano: dopo una focosa Spagna è il turno di una rapidissima Cina, seguita da un’ammaliante India, una calorosa Russia e un’elegante Francia, che si alternano quasi senza soluzione di continuità fino a lasciare il posto alla coppia protagonista, interpretata dagli eccellenti Andrey Yakhnyuk e Maria Repetieva. Nel variegato divertissement del secondo atto spiccano in particolare gli uomini, in certi casi valorizzati meno della controparte femminile e qui, invece, sempre sorprendenti sia sul fronte tecnico che su quello dell’espressività.
Tanto in alcuni dei passaggi più famosi, come il Valzer dei Fiori e la Danza della Fata Confetto, quanto nel gran finale, il corpo di ballo si mantiene brillante e armonioso, suggerendo l’idea di una coreografia nata insieme alle musiche di Čajkovskij e non in un momento successivo, a tal punto ne rispecchia le atmosfere evocative. Un allestimento imperdibile, dunque, che ha conquistato grandi e piccini regalando alla provincia catenese la commozione di rivivere con il fiato sospeso una delle storie natalizie più magiche dell’intera tradizione occidentale.