Appassionato sin da bambino del mondo Disney, collabora come fumettista, illustratore e vignettista con Panini su TopolinoToy Story Magazine e graphic novel tratte dai film Pixar. Ospite del nostro Blogger Corner, lo abbiamo intervistato nell’ambito del Festival di Etna Comics

Con la sua matita realizza alcuni tra i personaggi più amati del mondo dei fumetti, Topolino, Paperino e l’intera brigata di Ducktales, stiamo parlando del disegnatore Luca Usai. Classe 1977, nato nel Sud della Sardegna, Luca si appassiona al genere quando non ha neanche dieci anni sbirciando i fumetti nell’edicola di famiglia e guardando i primi cartoni Disney in tv, “La spada nella roccia” e “Robin Hood”. La folgorazione per Topolino arriva quando legge “Casablanca” di Giorgio Cavazzano, che inevitabilmente lo influenzerà anche nello stile; da quel momento la voglia di entrare nel mondo Disney diventerà il suo chiodo fisso. Dopo i corsi alla Sardinian School of Comics e la IED di Milano, la svolta arriva con l’Accademia Disney, per la quale inizialmente cura le graphic novel tratte dai film Pixar passando a Topolino solo in un secondo momento.

Come si realizza un fumetto?

«Per prima cosa si parte dal soggetto, dalla sceneggiatura che viene supervisionata dagli editor, estremi conoscitori del mondo Disney. Quando la storia arriva a me, mi occupo di diversi aspetti – dalla narrazione a come far recitare i personaggi, fino alla cura  dei fondali e della profondità. Una volta ho realizzato una storia insieme al fumettista Giorgio Salati, ma raramente scrivo le storie per Topolino perché è una cosa complessa, preferisco il disegno».

In che modo sono cambiati i personaggi di Ducktales dagli anni Ottanta a oggi?

«Rispetto a Topolino dove possiamo usare uno stile più personale, per i Ducktales io e gli altri ragazzi del team italiano abbiamo dovuto analizzare il lavoro degli animatori americani, studiandone ogni singolo aspetto. All’inizio le difficoltà sono state molte anche perché ogni papero ha un becco e una coda diversi. Ora so che Qui è rosso, Quo è azzurro e Qua è verde, conosco alla perfezione la loro fisionomia ma fino a due anni fa non ne avevo la minima idea. Ho dovuto mettere insieme tutte queste informazioni per poi tradurle nelle tavole».

A cosa ti ispiri per “paperinizzare” i personaggi famosi?

 «La redazione sceglie con molta cura gli autori perché non è un lavoro semplice rendere disneyani i personaggi in carne e ossa: devono essere credibili all’interno della storia; devono essere buffi ma è anche necessario che i protagonisti non si offendano. Di solito li studio in video, come per Carlo Conti, cercando qualche appiglio caratteriale, mentre per Alvaro Soler e Benji e Fede – che ho conosciuto personalmente – sono stati loro a dirci cosa gli piaceva e cosa no».

A proposito di personaggi famosi come è nata l’idea di Normalman? 

 «Normalman è un personaggio di Lillo (del duo Lillo&Greg), che ha iniziato come fumettista negli anni ’80. Quando Lillo ha chiesto a Davide Catenacci, caporedattore di Topolino, se conosceva un disegnatore che poteva aiutarli a realizzare i libri, ha chiamato me. Non mi sembrava vero, perché sono un loro fan di vecchia data. Le prime telefonate con Lillo erano buffe perché mi sembrava di stare in radio. Abbiamo realizzato due libri nei quali si riprende il mood degli sketch televisivi ed è stato molto divertente. Lillo ha lavorato sulla trama e sui tempi comici lasciandomi molta libertà sulla parte grafica. Abbiamo lavorato molto bene».

Che progetti hai in cantiere?

«Continuerò con Topolino, per il quale sto realizzando “Topolino e il condominio dei fantasmi” di Pietro Zemelo, un remake-sequel di una storia di Floyd Gottfredson “Topolino nella casa dei fantasmi”; una delle story più importanti, per cui gambe e mani tremano. Inoltre sono a metà della lavorazione della seconda stagione di Ducktales. Fra le tante cose ho realizzato un fumetto uscito con l’etichetta IT-Comics, dal titolo “Jorge Sanchez & Dragon LI”, un racconto nel quale affronto tematiche che non posso trattare in Topolino. La storia è ambientata nel Cile degli anni ’60 ed ha per protagonista un drago, l’ultimo della sua specie, che quando si spaventa emette una sostanza allucinogena potentissima. Jorge Sanchez è lo scienziato che ha scoperto la specie di questi draghi e tenta di proteggere il giovane adolescente dal cartello della droga cilena che vuole usarlo per i suoi traffici. C’è sangue, droga, distruzione e gli effetti del potente allucinogeno che vengono resi sulle pagine in maniera beatlesiana».

Che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere?

«È alquanto complicato perché oggi questo lavoro si sta diversificando molto. Oltre a disegnare il più possibile, è necessario seguire corsi o una scuola che ti indirizzi, l’aspetto più importante è quello di avere le idee chiare su cosa proporre alle case editrici. Inoltre, andare a proporsi ai disegnatori. Ricordo una vecchia fiera in cui Giorgio Cavazzano mi guardò tutto il book per un’ora e mezza mentre gli altri volevano andare a bere; se lo fa Cavazzano a maggior ragione dovrebbero farlo anche  gli altri.
Per quei giovani che invece vogliono dedicarsi esclusivamente al disegno, consiglierei di guardare al mondo dei videogiochi in Spagna, Germania, Inghilterra, e anche in Italia in Ubisoft, dove ci sono molti concept artist bravissimi».

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