Protagonista il Focus sul pesce azzurro nelle declinazioni degli chef. D’Agostino: «Taormina nelle scorse settimane è stata capitale del G7 e adesso sarà la capitale mondiale della cucina italiana», Sultano: «Spero che queste iniziative contribuiscano a raccontare la Sicilia fuori dalla Sicilia»

Arrivano dalla Puglia, dalla Lombardia, dall’Umbria. Sono partiti da tutta l’Italia, ma soprattutto dalla Sicilia, un migliaio di chef che occupano oltre centocinquanta postazioni lungo tutto corso Umberto a Taormina, insieme a cinquanta cantine dello Stivale. L’occasione è Cibo Nostrum, festival della cucina italiana e della degustazione nato da una sinergia tra il Ministero delle Politiche Agricole e le federazioni dei cuochi e svoltosi dall’11 al 13 giugno. Tutela dell’ambiente marino, qualità del nostro pesce, sana alimentazione e buon cibo sono gli argomenti attorno a cui ruota la sesta edizione dell’evento, per il secondo anno ospitato a Taormina, che ha ormai un respiro internazionale e in cui la cucina incontra la solidarietà. Il ricavato sarà infatti devoluto in beneficenza alla fondazione Limpe Onlus per la ricerca contro la malattia di Parkinson. «Arrivano da tutta Italia per far sì che la nostra cucina sia sempre al centro – commenta il presidente dell’associazione Cuochi Etnei e patron del Sabir Gourmanderie Seby Sorbello . Abbiamo persino cinque chef internazionali, anche se il tema principale resta il made in Sicily, con una particolare attenzione al pesce azzurro».

«Taormina nelle scorse settimane è stata capitale del G7 e adesso sarà la capitale mondiale della cucina italiana, senza dubbio la migliore» – dice invece lo chef de La Capinera Pietro D’Agostino mentre prepara gli arancini a base di riso nero con un cuore fondente di verdure. «Cibo Nostrum vuole essere il racconto del territorio e della sua cucina attraverso il lavoro di tanti chef uniti da una bella amicizia». Dietro ai fornelli, però, non ci sono solo grandi nomi, ma anche tanti giovani che sognano una carriera stellata. «Non è una moda o una tendenza come molti pensano – osserva D’Agostino – dunque largo ai giovani, che sono gli adulti del futuro e sono tanti spinti dalla passione per la cucina». Anche per questo cinque anni fa ha aperto, proprio a Taormina, un cooking lab che vuole essere non solo un laboratorio di cucina, ma anche «un centro di educazione alimentare in cui i giovani vengono educati a mangiare bene e cucinare bene».

«Ad approcciarmi a questo mondo mi ha spinto la voglia di preparare piatti per gli altri, sperimentare cose nuove e viaggiare» – racconta il ventiduenne Emanuele Garosi, uno degli allievi di D’Agostino, che due anni fa si è trasferito da Mantova a Taormina, dove si è conquistato un posto nella cucina de La Capinera. «La cucina siciliana non si trova da nessun’altra parte – confessa il ragazzo, diploma all’Alberghiero e alla scuola di cucina Alma, gestita dallo chef Gualtiero Marchesi – la apprezzo molto, anche se non ho ancora assaggiato tutto».

E di delizie da assaggiare, a Cibo Nostrum, ce ne sono parecchie, anche bizzarre. Come la brioche con la caponata di Tommaso Cannata de La boutique del pane sas, preparata con grano antico siciliano maiorca macinato a pietra, che si coltiva nella zona dei Nebrodi. «L’ho rielaborata – ci spiega – farcendola con una caponata di vegetali siciliani e olio extravergine della nostra provincia». I sapori della tradizione siciliana si incontrano quindi per dare vita a combinazioni nuove e stuzzicanti per qualunque palato. In un evento così grande, infatti, non può mancare la presenza dell’Aic, associazione italiana celiachia, che ha segnalato gli stand con prodotti gluten free, mettendo a disposizione dei volontari per fornire le informazioni necessarie.   «La cucina ha il privilegio di poter parlare a tutto il mondo – afferma da dietro il suo stand Ciccio Sultano, chef ragusano due stelle Michelin – e spero che queste iniziative contribuiscano a raccontare la Sicilia fuori dalla Sicilia».

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