Il padre della disco dance è la stella della sesta edizione dell’ Ortigia Sound System Festival. «Feci ballare il mondo con un pezzo imballabile» ricorda. Dagli orgasmi vocali di Donna Summer a Madonna

Il principio che ha consentito a Matera di ergersi a capitale europea della cultura per l’anno 2019 sembra aver ispirato l’Ortigia Sound System Festival. Così come nella Città dei Sassi si punta a trasformare i visitatori in “cittadini” durante il periodo della loro visita, nei tre giorni della rassegna dal 26 al 28 luglio gli spettatori diventano ortigiani doc, vivendo strade, vicoli, piazzette dell’isolotto di Siracusa. E, soprattutto, il mare. La simbiosi con le acque del porto aretuseo è l’altra caratteristica della manifestazione che in cinque anni ha conquistato la ribalta internazionale.

A tracciare le coordinate della sesta edizione è il “Sentimiento nuevo”: “la passione nella gola / l’eros che si fa parola”, come canta Franco Battiato. L’amore, insomma. Un sentimiento nuevo che arriva dal passato, precisamente dal 1977. Berlino, Hansa studios. Il muro ancora non è caduto ed è dietro l’angolo. David Bowie sta registrando “Heroes”. C’era un’atmosfera buia, serpeggiava la depressione. Non si riusciva a trovare il bandolo della matassa. Quando, un giorno, irrompe Brian Eno. Sotto braccio ha un ellepì. “I remember yesterday”, di Donna Summer. Lo mostra trionfante a Bowie, pronunciando la frase che ha fatto storia: «Ho sentito il suono del futuro».

Quel futuro è ancora qui. È italiano ed ha i baffoni ingrigiti di Giorgio Moroder, il più titolato fra i musicisti pop nostrani con tre Oscar e un Grammy. Sarà lui la stella della sesta edizione dell’Ortigia Sound System Festival nella serata iniziale di venerdì.

Moroder segnò una svolta nella storia della dance music. «Provate a ballare “I feel love”» ricorda oggi il grande padre della disco music, («basta che non mi si definisca nonno»), con il suo italiano sudtirolese di Ortisei. «Non è semplice. Questa fu la scommessa. Far ballare il mondo con un pezzo imballabile».

Poi gli orgasmi di Donna Summer in “Love to love you baby”, 73 in 17 minuti, fecero il giro del mondo provocando scandalo. «L’idea mi era venuta ascoltando la ben più innocua “Je t’aime moi non plus” di Jane Birkin e Serge Gainsbourg del 1969, così nacque un brano dall’atmosfera molto sexy che a sorpresa scalò le classifiche. La Bbc lo censurò. Ma oggi è storia».

Donna Summer e Giorgio Moroder

Due brani ancora modernissimi. Madonna iniziava con un mix tra “I feel love” e “Love to love you baby” il suo “Confession tour”. Da lì è partito il successo mondiale dei Daft Punk, che nell’album “Random access memories” hanno piazzato il produttore davanti a un microfono, consentendogli di raccontare la sua storia. Operazione diventata poi un pezzo, “Giorgio by Moroder”. «Quella era solo una sintesi. Comunque ammiro molto i Daft Punk perché sono capaci di mantenere viva e attuale l’elettronica».

L’incontro della vita a Monaco di Baviera nel 1974 con Donna Summer, scomparsa nel 2012. «Cercavo coriste per un demo. Era brava, bella, gentile, una vera artista, sapeva persino suonare il piano. Così la scelsi. Ed è iniziata una collaborazione che è durata ottanta canzoni. Lei era una cantante d’altro stampo. Oggi ammiro Madonna, mi piace molto Beyoncè, abbiamo anche lavorato insieme, pure Lady Gaga è un’artista completa, una vera showgirl come non se ne vedevano da tempo, ma nessuna è all’altezza di Donna Summer».

Moroder ha scritto valanghe di colonne sonore con pezzi che sono diventati evergreen: “What a feeling” in “Flashdance”, “Call me” in “American gigolo”, “Take my breath away” in Top Gun. E poi “Fuga di mezzanotte”, “Metropolis” (“Love kills” cantata da Freddie Mercury, «artista meraviglioso e difficile»), musiche per i videogiochi Disney.

Il segreto di tanto successo? «Fare musica per i club senza andarci. O meglio, sì, ci andavo. Ma non come frequentatore abituale. Ci mettevo il naso per capire cosa accadeva da quelle parti. E per sondare come il pubblico reagiva ai miei pezzi quando gli amici dj li mettevano in scaletta. Così potevo capire cosa funzionava, e cosa no».

Oggi Moroder nei club ci va, ma da dj. E in questa veste si presenta a Siracusa. «Mi diverte molto essere un esordiente. Presento “live” un’antologia dei miei brani a partire da “Looky Looky” fino a “Déjà Vu”, il mio album del 2015. Poi con il gruppo accompagnerò le voci campionate di Donna Summer e David Bowie in alcuni pezzi. Lo confesso: è difficilissimo stare in consolle. Per me, almeno, è molto più complicato che il palco. Sei solo, non hai nessuno a cui appoggiarti, se sbagli è colpa tua. Last but not least, i dj set iniziano alle due del mattino. Mica facile, per un quasi ottantenne».

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