La cantautrice israeliana debutterà stasera al Politeama di Palermo, in anteprima europea, con il suo nuovo album: . «Il grande compositore barocco rappresenta l’Everest della musica, e trasmette idee molto contemporanee che hanno ispirato i miei testi. All of the Angels, ad esempio, vuole rappresentare un contributo al cambiamento del comune paradigma sulla morte»

«Questo lavoro non riguarda il mio ego, ma si propone di fare qualcosa di più grande: un omaggio a Bach, che rappresenta un po’ l’Everest della musica, una musica che per me è lo strumento per abbattere tutte le barriere. È come scalare la montagna di noi stessi, dei nostri sogni, ma anche delle nostre debolezze». Achinoam Nini, in arte Noa, è una delle voci più interessanti del nostro presente, non solo dal punto di vista artistico, ma anche da quello sociale. Israeliana di nascita e laica per cultura, cresciuta negli Stati Uniti prima di ritornare nella propria terra d’origine, la cantante si è da sempre distinta per una produzione artistica intrisa di uno spiccato impegno sociale e politico, focalizzato sull’accettazione. L’arte è per Noa forma di diffusione culturale utile per combattere il razzismo e la paura del diverso.
Non sorprende dunque che il suo ultimo lavoro discografico, Letters to Bach, che verrà presentato in anteprima europea stasera (ore 20.45) al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo per la stagione dell’associazione siciliana “Amici della Musica”, sia intriso di riferimenti testuali alle sue tematiche ricorrenti. «Bach – continua l’artista – trasmette idee molto contemporanee e si presta molto a questo tipo di operazione, alla quale ho dedicato gli ultimi due anni della mia vita. Ho lavorato agli arrangiamenti, come sempre, insieme a Gil Dor e ho individuato le cose giuste da dire». Il risultato è un lavoro impegnato che non ha paura di toccare tasti delicati. È il caso del brano All of the Angels, profonda riflessione sulla “dolce morte” che molto fa discutere sia negli ambienti politici sia in quelli medici. «Ho deciso di scrivere questo testo dopo aver incontrato una donna gravemente malata che mi chiese d’incontrarla prima di recarsi in Svizzera. Il brano vuole rappresentare un contributo al cambiamento del comune paradigma sulla morte».

La cantante durante la conferenza stampa con l’associazione “Amici della Musica”

«Le migrazioni sono un arricchimento per la società. In questo senso, il mondo non è cambiato, siamo noi a essere più spaventati di perdere ciò che abbiamo»

LA QUESTIONE MIGRATORIA. La tematica dell’integrazione culturale, complice la vicenda personale dell’artista (il padre si trasferì da Israele agli Stati Uniti per un dottorato di ricerca) è da sempre al centro della poetica di Noa. «Le migrazioni – racconta ancora – sono un arricchimento per la società e favoriscono la crescita dell’individuo. Il mondo, da questo punto di vista, non è cambiato: siamo noi a essere più spaventati di perdere ciò che abbiamo. La disinformazione alimenta queste paure, per cui dobbiamo guardare ai fatti con accuratezza se non vogliamo che il nostro punto di vista venga alimentato dagli interessi che vogliono fare crescere la paura». Il riferimento è in particolare all’amministrazione Trump, alla costruzione del muro con il Messico e all’istituzione di un registro dei crimini commessi negli Usa dai migranti. «Le statistiche – continua Noa – mostrano come, in proporzione, i reati commessi da immigrati siano di molto inferiori a quelli commessi da cittadini americani».

«La memoria è importante. Senza la compassione perdiamo la nostra umanità. La cosa più importante per tutti i popoli è quindi combattere l’odio affinché gli orrori del passato non siano reiterati».

LA POLITICA ITALIANA. Non più tenero il giudizio sulle politiche italiane, con particolare riferimento alla questione della nave Sea Watch 3, che si trova tutt’ora al largo di Siracusa. «Ogni paese ha il dovere di creare leggi e la responsabilità di regolamentare l’accoglienza restando flessibile nelle decisioni. Mi chiedo comunque cosa possano fare di male all’Italia 48 persone». Ricordando poi il Giorno della Memoria appena trascorso, l’artista – che ha sposato la cultura ma non la religione ebraica – tiene a esprimere come la compassione sia la cosa più importante. «Senza di essa perdiamo la nostra umanità. La cosa più importante per tutti i popoli è quindi combattere l’odio affinché non succeda ancora».

«Canterò una canzone in siciliano per omaggiare la vostra isola, da cui è cominciata la mia carriera internazionale»

IL CONCERTO. Lo spettacolo di stasera al Politeama sarà diviso in due momenti: nella prima parte la cantante si esibirà in una carrellata di successi, accompagnata dalla perizia tra le corde dell’immancabile Gil Dor; durante il secondo atto, invece, saliranno sul palco un percussionista e un bassista e verrà presentato il nuovo disco (prodotto da Quincy Jones e che sarà disponibile a partire dal prossimo marzo). «Avendo iniziato la mia carriera internazionale a Catania – spiega ancora l’artista – non posso poi non esibirmi in un omaggio alla vostra isola, che ha un posto speciale nel mio cuore».  Il riferimento è alla preziosa interpretazione del classico siciliano E vui durmiti ancora, che la cantante ha pure dedicato al Presidente Mattarella in occasione del concerto di Natale al Quirinale.

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