Nei versi di Brecht il segreto dell’impazienza che ci coglie sotto le feste
Osservando i miei studenti a ridosso delle vacanze nel corso della mia carriera da insegnante ho imparato a riconoscere in loro gli stessi sentimenti che provavo alla loro età. Oggi, con le nostre vite stravolte dalla pandemia, a unirci resta qualcosa di ancora più profondo
Il mio Natale da adolescente risale ormai a trent’anni fa, un altro mondo, un’altra epoca! Il mio Natale con gli adolescenti arriva fino ad oggi, un altro mondo, un’altra epoca! Fino all’anno scorso, alcune cose sembravano non essere cambiate affatto. Uguale era il sollievo per l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, così come la dolce pigrizia di una sveglia alle 13.00 dopo tre mesi di sacrifici; simili erano l’attesa dei regali di Natale e il gusto per le libere uscite serali tra amici; immutati erano rimasti il rimandare i compiti assegnati “poiché tanto c’è tempo” e lo sguardo distratto ma quotidiano al presepe; gli stessi il piacere di incontrare parenti ed amici lontani, la gioia di un viaggetto (quando possibile), il cibo goloso a ripetizione, il rientro a casa in mattinata per Capodanno, la tombola con i nonni per arrotondare e magari – perché no – il primo bacio o almeno un bacio sotto il vischio.
Ultimamente, però, tutto sembra diverso, a 14 come a 45 anni. Siamo paradossalmente più vicini che mai pensando al Natale, tutti sulla stessa barca in mezzo alla tempesta, ma senza poterci neanche abbracciare nei momenti difficili; insieme possiamo aggrapparci a quel desiderio o a quei desideri che ci tengono in vita, a quella persona o a quelle persone che tengono alla nostra vita. Da adulto, allora, sento di non cercare l’alternativa al Natale, ma di realizzare un Natale alternativo in cui lo stare insieme non sia “branco” ma “compagnia”, in cui il tempo non sia rincorso o sprecato ma valorizzato e donato, in cui vivere non “contro” bensì “per” e “con”; dagli adolescenti, invece, imparo a cogliere con gioia ogni attimo e a scoprire la bellezza anche dove non si vede.
Di recente ho letto la poesia di Bertold Brecht dal titolo “Il cambio della ruota”:
Mi siedo al margine della strada.
Il guidatore cambia la ruota.
Non sono contento di dove vengo.
Non sono contento di dove vado.
Perché guardo il cambio della ruota
con impazienza?
Con gli studenti condivido, dinanzi ad un testo letterario, l’idea che se da un lato è bene capire cosa l’Autore voglia dirci, dall’altro esso diventa davvero vivo quando dice qualcosa a noi a prescindere dall’intenzione; per questo se il Natale e il nuovo anno, in questi giorni più che mai, ci trovano scontenti di ciò che è stato e di ciò potremo essere, l’augurio è di continuare a guardare non immobili bensì con la dinamicità dell’impazienza verso qualcosa di “Oltre” e qualcosa di “Altro”!
Foto copertina: Ph. Myriam Zilles