Se uno sguardo
accorcia le distanze

Noi siederemo ad uno stesso banco riordinando i libri a quando a quando, e rileggendo un compito, e guardando sul tavolino un grande foglio bianco…

Marino Moretti, Compagni di banco

Questi versi di Marino Moretti, tratti dalla poesia “Compagni di banco”, sono molto attuali in un anno scolastico senza compagni di banco. Il poeta li scrisse ripensando in modo quasi nostalgico, dopo anni, al tempo della scuola, ma per noi suonano come un desiderio da realizzare prima possibile. La convivenza con il virus e la DAD ci hanno resi fisicamente delle isole, tuttavia dobbiamo sforzarci per sentirci parte di un unico arcipelago, lontani un metro – o qualche chilometro – eppure uniti dallo stesso mare. Riordinando i libri ciascuno per sé, possiamo comunque incrociare gli occhi complici; rileggendo un compito, c’è solo da orientare lo sguardo nella stessa direzione; e il grande foglio bianco sarà sì protagonista di un compito in classe, ma anche veicolo per avvicinarci, senza violare le rime buccali, tracciando parole, frasi, pensieri, punti interrogativi, emoticon, codici segreti che la lontananza affina e a cui ci si affida.


PERCHÉ RIME BUCCALI?

Il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione. (Linee Guida del Ministero dell'Istruzione, 26/06/2020)

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