Meno di duemila euro nel conto in banca, meno di trent’anni all’anagrafe, meno prospettive professionali ed economiche rispetto ai loro genitori: sono Davide, Annie ed Elisa, che vengono rispettivamente da Enna, Varese e Genova. Tre giovani accomunati dalla passione per il giornalismo, ma soprattutto dall’ansia per il futuro, dal momento che il loro ingresso nel mondo del lavoro coincide con un cambio di paradigma globale, che non permette loro di avere a disposizione le stesse risorse di chi, nei decenni scorsi, è venuto prima di loro.

Ad approfondire la loro storia è Annalisa Monfreda, giornalista e founder di Rame, che li ha incontrati presso Isola Catania in occasione del V workshop “Il giornalismo che verrà” promosso dal Sicilian Post: la cornice è quella del format Nudismo finanziario, una conversazione live con esponenti del mondo della cultura, dell’imprenditoria, dell’arte, dello spettacolo – o, come in questo caso, di futuri professionisti appartenenti alla Generazione Zeta – che hanno il coraggio di mettersi a nudo partendo dalla domanda: «Quanti soldi hai?».

DOVE PORTA LA GAVETTA? E così, ecco la constatazione emersa durante l’evento, ora trasformato in una puntata di podcast disponibile gratuitamente su Spreaker: i soldi nel loro caso scarseggiano, e insieme a questi ultimi la fiducia nel domani. «Io sono disposta in questo momento a fare la gavetta, se gavetta significa lavorare a poco o niente per poi arrivare da qualche parte», dichiara per esempio Elisa. «Ma ho la sensazione che noi giovani continuiamo ad accettare lavori sottopagati per non arrivare da nessuna parte». Sempre più spesso, d’altronde, osserviamo anche sui social network le presunte lamentele di quei datori di lavoro che, non riuscendo a trovare personale per la loro attività, si rivolgono ai giornali per manifestare il loro disappunto, omettendo di specificare che in genere il problema non è tanto l’assenza di candidature rilevanti, quanto piuttosto una paga consona al monte ore e alle mansioni previste per la posizione in questione.

GENITORI E FIGLI A CONFRONTO. Se la direzione continua a restare la stessa, però, il rischio è che non si possa ambire a un processo di crescita, ritrovandosi impantanati in una precarietà e in un’instabilità senza via d’uscita. «È come se stessimo abitando due nazioni diverse in questo momento. I progetti di mio padre alla mia età erano molto più maturi rispetto a quelli che io ho adesso, perché per me a 24 anni è impensabile mettere su famiglia, comprare casa. È impensabile trovare lavoro nel mio paese ed è impensabile fare un figlio», osserva di conseguenza Davide, che nella mancanza di certezze, fondi da investire e posti realmente a disposizione di chi vorrebbe stipulare un contratto a tempo indeterminato, rintraccia una difficoltà comune a tanti suoi coetanei, bloccati fra grandi sogni e pochi sbocchi concreti.

«I bisogni collettivi sono cambiati: non viviamo più nel boom economico e quindi questo inevitabilmente creerà dei nuovi paradigmi»

SOTTOPAGATI SÌ O NO? Assieme a loro, Annalisa Monfreda affronta dunque il dilemma se accettare o meno di essere sottopagati, facendosi raccontare cosa si prova a sapere – per di più – di non poter eguagliare il reddito dei propri genitori. «Non mi disturba questa cosa», è l’opinione di Annie al riguardo. «Perché penso che siano anche cambiati i bisogni: non viviamo più nel boom economico e quindi questo inevitabilmente creerà dei nuovi paradigmi». Paradigmi che in effetti è fondamentale inquadrare per riconoscere le proprie paure, acquisendo così una visione di lungo periodo sulla carriera che è davvero possibile intraprendere. L’intento di Nudismo finanziario, dopotutto, consiste proprio nel costruire una nuova narrazione della ricchezza, una nuova declinazione del valore. Perché – come dimostrano questi e i numerosi altri spunti di riflessione contenuti nella puntata integrale del podcast – per cambiare il nostro comportamento rispetto al denaro non occorrono nuove conoscenze, ma un nuovo modo di utilizzare le conoscenze.

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Ascolta “Vorrei andare via di casa, diventare grande, ma non me lo posso permettere” su Spreaker.

Per approfondire l’argomento, ascolta Vorrei andare via di casa, diventare grande, ma non me lo posso permettere:

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