«Durante questa emergenza abbiamo avuto tante testimonianze a riguardo. Il nostro impegno negli ultimi mesi è stato quello di raccontarle», questo l’intento con cui è nato il “Tavolo per il sociale”, gruppo di lavoro nato lo scorso 4 aprile

[dropcap]L[/dropcap]e statistiche parlano chiaro: il nostro è uno dei paesi più generosi al mondo. Ogni qual volta si è presentata un’emergenza gli italiani sono sempre stati pronti a dare e darsi una mano con donazioni generose. Penso sia in un certo senso una forma di gratitudine: la nostra storia millenaria ci ha dato davvero tanto, e quando hai tanto sei più invogliato a dare al prossimo. Durante questa emergenza abbiamo avuto tante testimonianze a riguardo. Il nostro impegno negli ultimi mesi è stato quello di raccontarle, spiegando al contempo alle famiglie maggiormente in difficoltà che non sono sole». A parlare è Giovanni Parapini, advisor a capo del “Tavolo per il Sociale Rai”, il gruppo di lavoro nato lo scorso 4 aprile per volontà dell’AD Fabrizio Salini, che si propone di mettere a sistema le iniziative riguardanti il terzo settore promosse dalla TV di stato e rendere il servizio pubblico più sensibile a tematiche sempre più centrali nei bisogni e desideri della gente. Del resto, se è vero che durante la pandemia, come affermato da Ferruccio De Bortoli all’interno del nostro e-book “Il giorno dopo”, «il grande capitale sociale italiano ci ha in qualche modo salvato applicando di fatto il principio di sussidiarietà», raccontare come questo sia avvenuto diventa prerogativa dei media, con una particolare responsabilità del servizio pubblico.

Giovanni Parapini

GLI OBIETTIVI.  Il “Tavolo per il Sociale Rai” ha individuato otto “famiglie più a rischio” (disabilità, autismo, infanzia, anziani, detenuti, migranti, disoccupati e violenza femminile domestica) sulle quali concentrare il grosso delle proprie attività. «Una parte del nostro lavoro – continua Parapini – è stata realizzare un “Progress Sociale” in grado di mappare e contenere tutto ciò che la Rai fa nell’ambito del sociale tra Reti, Testate, Direzioni Corporate, radio, digital e società partecipate». Il risultato è una banca dati aggiornata settimanalmente che consente di capire meglio non solo come l’azienda si stia muovendo nel suo complesso, ma anche se ci siano dei temi trattati in maniera incompleta o insufficiente. «Attraverso un documento diramato alle varie direzioni – continua Parapini – facciamo in modo che, ad esempio, il TG1 conosca le attività svolte dalla redazione del TG2 e così via. Lo scopo è fare in modo che si possano integrare e colmare eventuali mancanze». A dominare tutta l’idea di fondo è una posizione di “ascolto”, per la quale il servizio pubblico si pone come interlocutore con associazioni di volontariato e terzo settore al fine di capire meglio la pancia del Paese. «Abbiamo imparato bene che un dolore non è più importante di un altro, e che quindi bisogna dare voce a tante realtà». In aggiunta a questo è attivo un lavoro di raccolta e segnalazione di alcune criticità molto forti alle associazioni di volontariato o, nei casi di violenza, alle forze dell’ordine.

LA PROGRAMMAZIONE.  Ma come si attua nel concreto tutto questo? Il format pilota del progetto è “Insieme con…”, la striscia quotidiana curata da Paola Severini Melograni all’interno di “Unomattina”, che dà voce a tanti drammi, ma anche a tante “buone notizie”. «Credo che il dramma che il Paese ha vissuto e sta vivendo abbia sensibilizzato molto gli italiani poiché l’emergenza ha colpito tutti senza distinzione di classe sociale. Certo, la quarantena dei più agiati è stata più facile, ma in fin dei conti, tutti sono rimasti bloccati in casa, più o meno con le stesse problematiche. Il sentimento collettivo che ne deriva è davvero molto forte e non meraviglia l’interesse crescente verso queste tematiche». In effetti, se è vero che i Google Trends hanno mostrato un forte incremento delle ricerche di Buone Notizie sul web, il riscontro a quelle diramate dai tg e dalle trasmissioni della Rai non è stato da meno. La TV di stato, tuttavia, ha anche altri oneri e onori, tra questi quello di essere importante contenitore per la memoria collettiva. «Insieme a Duilio Giammaria (Direttore Produzione Rai Documentari ndr) stiamo lavorando a un documentario dal titolo provvisorio “Diario dell’emergenza” che sintetizzi in 45’ tre mesi di lockdown: dall’inizio, con la ricerca del “paziente zero”, fino alla riapertura. Sarà un dono della Rai al Paese e ai posteri e crediamo che questo sia molto importante per creare una memoria collettiva». Intanto però, potremo vederlo in onda sabato 6 giugno all’interno di “Petrolio” su Rai 2.

OLTRE L’EMERGENZA.  Se l’attività del Tavolo durante l’emergenza si è espressa in molteplici attività – tra le quali una attiva partecipazione alla campagna #Iorestoacasa e una collaborazione con la Polizia di Stato che ha portato alla nascita sul sito di quest’ultima di un una sezione dedicata bambini – l’esperienza messa a frutto potrebbe avere risvolti significativi nelle attività future dell’azienda. L’idea è che vedere sul palco di Sanremo la band dei “Ladri di carrozzelle” che intona “Stravedo per la vita”, così come dare spazio a un grande artista e divulgatore come è stato Ezio Bosso, sia sempre meno una eccezione e sempre più una regola. Attività allo studio come le “pillole psicologiche” da produrre e distribuire sulle reti Rai in favore della pubblica opinione, così come delle “pillole ambientali”, in stretta collaborazione con la struttura di Pubblica Utilità che ne è l’ideatrice, sono auspicabilmente destinate a permanere in una TV più umana e attenta ai bisogni della gente. «Credo – conclude Parapini – che questa esperienza del Tavolo debba proseguire, anche con modalità e organizzazioni diverse. In pochi mesi siamo riusciti a far emergere una cultura era già presente, ma finora in parte sommersa».

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