La giornalista, volto di RaiNews24, ha presentato, presso la libreria Vicolo Stretto di Catania, il suo terzo progetto editoriale dove racconta insieme al marito Marco Rò, cantautore romano, l’esperienza dei profughi siriani in fuga da un paese martoriato dalla guerra

L’amore è molteplice, segue un percorso tutto suo, infrange le barriere e a volte ritorna. Laura Tangherlini, giornalista e volto di RaiNews24, è una donna che ha la forza del vulcano e che porta in sé la capacità di declinare tale sentimento nelle forme che più le aggradano. Il suo terzo libro, Matrimonio siriano, trasmette la potenza dell’amore che i siriani provano per la loro patria martoriata; racconta del sentimento che la giornalista prova per la terra di Damasco, luogo in cui ha lasciato ricordi pieni di bellezza; è la storia del matrimonio di Laura e Marco che hanno portato avanti un progetto complesso e allo stesso tempo necessario.

Matrimonio siriano è un libro e un reportage, che ripercorre il viaggio della coppia di sposi alla ricerca dei profughi siriani e cerca di mettere un po’ di ordine al caos di cui oggi tanto sentiamo parlare e di cui poco conosciamo.

«Pippa Bacca era un personaggio che mi aveva molto colpito all’epoca, un mio ex fidanzato mi diceva spesso “tu un giorno farai la sua fine”»

A dieci anni dalla scomparsa della celebre artista Pippa Bacca, Laura Tangherlini sembra ricalcare, in maniera del tutto originale, le orme di quel viaggio brutalmente concluso con la dipartita dell’artista: «Pippa Bacca era un personaggio che mi aveva molto colpito all’epoca – racconta la giornalista – un mio ex fidanzato mi diceva spesso “tu un giorno farai la sua fine”. È da allora che un’idea simile mi frullava in testa, poi ho sentito parlare di una coppia di sposi che aveva fatto qualcosa per i profughi siriani così ho deciso che anche io lo avrei fatto». Non sognava l’abito bianco Laura Tangherlini ma la Siria e insieme a suo marito ci racconta la sua esperienza in Libano e Turchia dove i profughiMatrimonio siriano - Sicilian Post siriani sono ancora tanti.

Presso la libreria Vicolo Stretto di Catania si è tenuta la presentazione del libro, che poco aveva in comune con le solite letture a voce alta. È stato un incontro dove il lettore ha avuto modo di conoscere, quasi intimamente negli affetti più cari, lo scrittore, ma anche un incontro di arti dove a farla da padrone, insieme al racconto, sono stati i video tratti dal reportage realizzato dagli sposi e le musiche originali scritte da Marco, cantautore romano.

«La grande forza della musica è che ti arriva addosso, magari ti incuriosisci e poi ne scopri la storia. Abbiamo gettato l’amo e ha funzionato»

«Ognuno ha usato la sua passione – racconta la giornalista –. Quando ho conosciuto Marco gli ho confidato quanto fosse difficile riuscire ad arrivare alla gente con un progetto del genere. Così ci siamo chiesti “come possiamo trasmettere il nostro messaggio?”». Continua il cantautore: «Abbiamo riflettuto sulla potenzialità dei media. La grande forza della musica, a differenza dei libri o dei documentari, è che spesso ti arriva addosso, magari ti incuriosisci e poi ne scopri la storia. La scommessa era di intercettare chi non aveva mai sentito parlare del nostro progetto e che magari non erano nemmeno interessati a farlo. Abbiamo gettato l’amo e ha funzionato». Il loro reportage però è fatto anche di numeri importanti: «Il popolo siriano – afferma Laura Tangherlini – prima del 2011 contava 22.000.000 di abitanti, di questi la metà hanno perso la propria casa, ci sono quindi 6.000.000 circa di sfollati che vivono in campi profughi all’interno della Siria e altri 5.000.000 e mezzo, secondo le Nazioni Uniti, rifugiati nei paesi della regione. Si arriva così a 11.000.000 nei paesi della regione, in tutta Europa ne sono arrivati solo 1.500.000 circa».

«Tra dieci anni, quando tornerò a passeggiare per la Siria, troverò tutti morti. Non ci sarà nessuno in giro, non ci sarà anima viva in Siria. Saranno tutti morti»

L’abbandono da parte del suo popolo di uno stato mette quindi in dubbio il suo futuro e chi ne può parlare se non i bambini, a cui viene data una voce forte e decisa, che però spezza l’anima: «Tra dieci anni, quando tornerò a passeggiare per la Siria, troverò tutti morti – afferma Hani, 10 anni di Aleppo – Non ci sarà nessuno in giro, non ci sarà anima viva in Siria. Saranno tutti morti». Nel video si può sentire la voce della Tangherlini sussurrare: «Questo sarà tremendo» ed è lei stessa a confermarci quanto: «C’erano momenti durante le interviste in cui mi raccontavano delle cose atroci con grande tranquillità. Io nel frattempo piangevo, quando ho sentito Hani mi si è gelato il sangue nelle vene. Tant’è che io le domande le facevo in arabo e per tre volte l’ho posta perché pensavo di aver sbagliato». I bambini rappresentano anche la gioia come Mo’men, il profugo siriano-palestinese che la coppia ha adottato a distanza per un anno, nonostante abbia visto il padre morire davanti ai suoi occhi, continua a ridere e sognare: «Vorrei diventare professore di arabo – confessa alla giornalista».

«Le persone mi fanno ancora le stesse domande. A volte è frustrante, a volte è una missione. Se vedi che l’obiettivo non è ancora stato raggiunto continui»

Per questi bambini è fondamentale lo studio, tema che si ritrova continuamente nelle loro parole, così molti preferiscono rimanere in orfanotrofio invece di seguire le famiglie che non posso mantenerli. Ed è proprio in questo luogo simbolo di abbandono ma allo stesso tempo di incontro e rinascita che Laura e Marco hanno deciso di celebrare i loro matrimoni siriani: «Avevamo chiesto come regalo per il matrimonio ai nostri ospiti soldi e appena sposati siamo andati in Turchia dove abbiamo fatto altri due ricevimenti di matrimonio, abbiamo comprato il il cibo e le vivande per il banchetto e anche giacconi e giocattoli per i bambini». Un matrimonio che nella sua triplice natura ha trovato il coronamento di un progetto che purtroppo non a tutti potrà arrivare ma che è necessario proseguire: «Dopo otto anni – sostiene l’autrice – mi ritrovo ancora con le persone che mi fanno le stesse domande, non sanno ancora nulla della Siria. A volte è frustrante, pensi che tutto quello che hai cercato di fare non è servito a niente. A volte però è una missione, uno stimolo. Perché se vedi che l’obiettivo non è stato ancora raggiunto continui. Il tuo parlare, raccontare, ha uno scopo».

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email