Fuor di metafora il sintagma significa perdere il senso della misura e oltrepassare i limiti convenuti dal punto di vista del comportamento o di ciò che si dice. Qual è, però, l’origine di questa locuzione regionale?

Chi ha visitato la Sicilia almeno una volta nella vita avrà avuto modo di accorgersi che questa è una terra di eccessi tanto umani quanto naturali: la pigrizia e lo stakanovismo coesistono con la stessa tenacia, così come paesaggi marini straordinari si accompagnano a sorprendenti nevicate ad alta quota. Niente di strano, quindi, che il dialetto abbia un’espressione specifica per descrivere l’azione di esagerare, di compiere un gesto dalle proporzioni smisurate: rùmpiri ‘a bascùglia.

Fuor di metafora il sintagma significa, per l’appunto, perdere il senso della misura e oltrepassare i limiti convenuti dal punto di vista del comportamento o di ciò che si dice. Qual è, però, l’origine di una simile locuzione regionale? Letteralmente l’immagine si riferisce alla rottura di quella che in lingua italiana viene oggi definita, con un termine forse ormai desueto, la bàscula. Si tratta di un’antica bilancia di grandi dimensioni, con una larga base metallica dalla quale svettava una lunga asta verticale a cui se ne incastrava a oltre metà altezza una in senso orizzontale. Lì venivano appoggiati gli oggetti da misurare e, in base all’oscillazione dell’asta a destra o a sinistra, si capiva in quale delle due estremità fosse stato piazzato il peso maggiore.

Per via della sua somiglianza alla voce italiana, si potrebbe supporre che la parola siciliana sia stata mutuata dalla lingua nazionale, sebbene dal punto di vista etimologico sia stato esattamente il contrario. Il sostantivo si è diffuso nella penisola proprio a partire dalla Trinacria, dov’era arrivato a seguito della dominazione francese. Anticamente, infatti, il verbo baculer (da bas e cul) significava cadere per terra sbattendo il didietro, trasformandosi poi nel più moderno basculer, che non a caso vuol dire oscillare, proprio come fa una bilancia (o bascule, nella lingua d’oltralpe).

A fargli assumere una connotazione traslata in siciliano deve poi essere stato qualche commerciante apprensivo, che temeva di rompere la propria stadera se qualcuno l’avesse sottoposta a un peso esagerato da sopportare. E così, ancora oggi, perfino chi non ha più in casa una bascùglia può “romperla” se si comporta in maniera eccessiva.

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