Il risultato delle elezioni tenutesi questa domenica in Spagna è stato una sorpresa. Quasi tutti i sondaggi prevedevano che – un po’ come avvenuto con le elezioni regionali e comunali tenutesi appena due mesi fa – ci sarebbe stato un cambiamento dell’orientamento politico il quale avrebbe conferito alla destra una maggioranza assoluta, tale da poter governare. Invece sebbene il Partido Popular (PP), ovvero il principale partito di centro-destra/destra del paese, abbia significativamente migliorato la percentuale di voti (raggiungendo il 33%) è comunque è rimasto lontano dalla vittoria prevista. Il partito di estrema destra Vox, sostenuto dalla Meloni, è praticamente crollato.

PREVISIONI SBAGLIATE. In questo senso, il presidente uscente e segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo Pedro Sánchez (il quale aveva presentato le proprie dimissioni il 29 maggio 2023 dopo la sconfitta del proprio partito alle elezioni regionali e comunali ndr) pur perdendo ha vinto. Sembrava spacciato, invece è riuscito a mobilitare il voto della sinistra facendo leva sui timori di un governo di estrema destra: molti elettori infatti preferiscono concessioni al movimento indipendentista catalano e basco, indulti ai secessionisti, e perfino accordi con il partito erede del gruppo terroristico ETA piuttosto che un governo del PP con Vox. Sánchez ha lottato fino alla fine e Feijóo, il leader del PP, ha dato per scontato che gli accordi con Vox fossero conclamati, ma lui stesso non è stato in grado di sostenerli davvero, comportandosi in maniera contraddittoria difendendoli e sconfessandoli allo stesso tempo.  Feijóo ha dato per scontata la vittoria con troppo anticipo. Ha pensato che la condanna di alcune politiche di “pacificazione” in Catalogna e nei Paesi Baschi fosse quasi unanime, ma in realtà, queste politiche godono di più sostegno di quanto pensasse e il Pp deve prenderne atto. Per molti spagnoli, la grazia per i responsabili del tentativo di secessione o la normalizzazione dei rapporti con Bildu, il partito erede dell’Eta, non sono peccati mortali.

Il 65% degli elettori ha scelto il PP e il Partito socialista, che sono d’accordo su molte cose. Tuttavia, non ci sono opzioni ragionevoli per la governabilità

QUALI CONSEGUENZE. Il risultato elettorale di domenica porta ancora una volta al blocco (scenario anticipato la scorsa settimana), alla ripetizione elettorale o all’insediamento di Sánchez con il sostegno di Puigdemont, l’attivista indipendentista fuggitivo dalla giustizia e nemico numero uno della Spagna costituzionale. Se la si guarda in prospettiva, non è facile capire come si sia creata questa situazione. L’89% degli elettori ha scelto opzioni che non sono chiaramente indipendentiste, che non mettono essenzialmente in discussione la Costituzione. Il 65% degli elettori ha optato per il PP e il Partito socialista, che sono due partiti che sono d’accordo su molte cose. Tuttavia, non ci sono opzioni ragionevoli per la governabilità. Gli spagnoli potrebbero dover tornare alle urne prima di Natale.

UNA QUESTIONE ATAVICA. Il problema è vecchio e ha a che fare con il modo in cui si fa politica dal 2015. I due partiti principali, il Pp e il Partito socialista, di fronte all’emergere di formazioni più a sinistra e a destra, non hanno reso più facile lo sblocco. I blocchi sono ermetici, rigidi. Il Pp ha proposto come soluzione a questa situazione che governi automaticamente la forza più votata. Ma non ha rispettato la sua proposta quando ne ha avuto l’opportunità, né ha senso abolire la logica delle maggioranze parlamentari.

I risultati di domenica attestano che il più grande problema politico della Spagna è il superamento della dialettica degli opposti, tutto il resto è secondario.

DISTACCO DAL SOCIALE. La politica spagnola, con i suoi blocchi, si è distanziata dalla vita sociale, nella quale si costruisce e si condivide con persone che non la pensano allo stesso modo. Nel mondo della vita reale c’è una flessibilità che le élite politiche non hanno. I risultati di domenica attestano che il più grande problema politico della Spagna è il superamento della dialettica degli opposti, tutto il resto è secondario.

QUALI PROSPETTIVE. Il blocco non dovrebbe essere superato con una grande coalizione che danneggerebbe entrambi i principali partiti. Logico sarebbe che Sánchez lasciasse governare il Pp in cambio dell’isolamento di Vox e di alcune politiche capaci di soddisfare la sinistra. Ma questo non succederà. In ultima istanza, si potrebbe proporre che il perdente, il Psoe, governi grazie all’astensione del vincitore, il Pp, in cambio dell’isolamento degli indipendentisti baschi e catalani. Il Pp acquisirebbe forza morale. Ma neanche questo succederà. La soluzione, una piccola grande coalizione, non entra nei pronostici.


Questo articolo è disponibile anche nella versione originale in spagnolo su paginasDigital

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