Ponente: «Porto il dialetto siciliano sul palco di Musicultura»
Vittoria Strambelli, nessuna comunanza con la leggendaria Nicoletta, se non nel vezzo del nome d’arte: Lamine, la prima, Patty Pravo, la seconda. Poi le strade divergono. Vittoria-Lamine viene da Erice, anche se in tenera età si è trasferita in Puglia per poi formarsi alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova e prendere residenza a Roma. Primi passi sui set cinematografici, poi la svolta musicale. Con il primo singolo Penna Bic si classifica terza al Premio Bindi e vince Premio della Critica e Miglior Interpretazione al Premio Bianca D’Aponte. A gennaio del 2020 incanta giuria e platea aggiudicandosi la vittoria del Premio Fabrizio De André con il brano Non è tardi.
Cassandra Raffaele è la “cantora” di Vittoria. Classe 1975, ha anche lei un curriculum musicale di tutto rispetto: protagonista della IV edizione di XFactor, nel 2013 ha vinto il Premio Musicultura con il brano Le mie valigie per essere poi candidata alla Targa Tenco del 2014 nella sezione Miglior Opera Prima con l’album d’esordio La valigia con le scarpe. Nel secondo disco, Chagall, pubblicato nel 2015, ha avuto alla sua corte gente come Brunori Sas, il “folletto” Elio e la carismatica voce parigina di Nico and The Red Shoes.
Alessandra Ponente, palermitana, alterna l’attività di attrice al Teatro Ditirammu a quella di cantautrice. La seconda, lo scorso anno, ha avuto una forte accelerazione con l’uscita dell’originale Ep Riavuli, una fra le migliori produzioni musicali siciliane che punta sulle tradizioni popolari e sul rinnovamento del folk, dietro la quale c’è la mano di Giovanni Parrinello della etichetta indipendente The Vito Records (Tamuna, The Vito Movement).
Vito Misseri, in arte Vito, millennial palermitano, classe 2000, ha debuttato nella musica alla tenera età di 13 anni, entrando a far parte del cast di Ti Lascio Una Canzone, il mini-talent di Antonella Clerici dal quale è uscito il trio Il Volo. Ha condiviso il palco con i Pooh, Riccardo Fogli, i Nomadi, Amii Stewart e altri. L’anno scorso ha pubblicato il singolo Quanto costa l’amore, canzone pop-neomelodica sulla scia di Ermal Meta e Fabrizio Moro.
Tre donne e un ragazzo diversi, per formazione, cultura, età. Quattro siciliani che dal prossimo 24 febbraio e fino al 6 marzo condivideranno il palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata per conquistare l’accesso alla finale dell’edizione 2022 di Musicultura, l’unico Festival della canzone popolare e d’autore che oltre alla gloria promette premi in denaro (di 20mila euro per il vincitore). Lamine, Cassandra Raffaele, Ponente e Vito sono fra i 61 artisti che hanno superato la selezione iniziale alla quale hanno preso parte ben 1.086 concorrenti. Adesso dovranno dimostrarsi migliori di 8 band e 49 solisti, metà dei quali donne. Le audizioni live saranno trasmesse in diretta streaming nei canali social di Musicultura.
Fra i quattro siciliani semifinalisti, Alessandra Ponente è l’unica che non può vantare un ricco palmarès come gli altri tre colleghi, ma ha il merito ed il coraggio di affrontare l’impegno portando sul palco di Musicultura il dialetto siciliano con i due singoli tratti dall’album Riavuli: il divertente folk-swing di Abballo e la morbida e l’emozionante ballata Nuvoli bianchi.
«Anch’io, tempo fa, mi sono iscritta alle selezioni di X Factor e di altri talent, magari se fossi ancora nica nica potrei essere tentata, ma a 38 anni non mi sembra la strada giusta per me», confessa. «Prima facevo canzoni pop, blues, di cantautorato. Grazie a Elisa Parrinello, con la quale lavoro al Teatro Ditirammu, ho riscoperto la tradizione popolare ed ho cominciato a cantare il folk, anche se rinnovato nelle sue forme ritmiche. Oggi riesco a esprimere le mie emozioni soltanto tramite il siciliano».
Se la lingua napoletana, forte del sostegno della storia e di importanti personalità musicali, ha conquistato i palchi di tutto il mondo, il siciliano, nonostante Jacopo da Lentini e Andrea Camilleri, non è riuscito a conquistare la stessa dignità culturale, continuando a confondersi con gli altri dialetti. «Certo, il napoletano è più ascoltato», commenta Ponente. «Ma è una sfida già vinta il fatto di essere entrata nelle semifinali con testi siciliani. Sono felice così. Il mio progetto è tutto in dialetto, un misto tra palermitano e trapanese».
A rendere il progetto ancora più ambizioso, raffinato e teatrale, Ponente ha scelto di farsi accompagnare sul palco soltanto dalla fisarmonicista Virginia Maiorana. Un’altra donna a rappresentare la Sicilia nel mondo della musica e della cultura.