Uno dei maggiori problemi che affligge il mondo dell’informazione è la sua apparente incapacità di conquistare nuovi lettori, specialmente quelli più giovani. Riuscire a comunicare contenuti informativi maturi ad un pubblico di questo tipo è tuttavia un’impresa non semplice. In apertura dell’ultimo giorno del workshop “Il giornalismo che verrà” alla Scuola Superiore di Catania lo psicanalista e autore di romanzi per ragazzi Luigi Ballerini è intervenuto sul tema, in un dialogo con Eva Luna Mascolino scrittrice vincitrice del premio Campiello giovani 2015. «A differenza del mercato librario, che è a tutti gli effetti tenuto a galla dai più giovani, l’informazione giornalistica che si rivolge a questo target è affetta da un vuoto paradossale. Non ci si rende conto che, a differenza di molti adulti, non solo i ragazzi sono spesso lettori abituali ma anche che sono curiosi di capire la realtà che li circonda e desiderosi di trovare qualcuno che la spieghi loro senza moralismi o bisogni di edulcorare i fatti per proteggerli». 

Le nuove frontiere del giornalismo passano anche attraverso una nuovo modo di concepire gli ambienti informativi digitali in funzione di creare un rapporto di fiducia con i lettori. A offrire uno spaccato delle strategie più efficaci per raggiungere questo scopo è stato Federico Badaloni, a capo dell’UX design per il Gruppo GEDI, protagonista dell’incontro dal titolo “Progettazione funzionale per un ecositema informativo più accogliente”. «La questione centrale è utilizzare in modo appropriato lo spazio offerto da un medium per veicolare un contenuto informativo. Pensiamo al valore intrinseco percepito dal lettore di una notizia posta più in alto sulla prima pagina di un quotidiano rispetto ad un’altra che copre il taglio basso nella terza». Uno spazio storicamente rappresentato dal bordo bianco della pagina del quotidiano, e che oggi invece va traslato nel mondo digitale e nei requisiti che dovrebbe garantire un sito web di informazione. In tal senso, è necessario secondo Badaloni applicare le giuste metafore e strategie al lavoro giornalistico online, per evitare di trasformare lo spazio digitale in una trasposizione imperfetta e poco efficace del mestiere che si svolgeva fino a pochi decenni fa in edicola. «Chi si occupa di UX writing – spiega infatti Badaloni – dovrebbe incentrare il proprio approccio su una fiducia triplice: quella verso sé stesso, con l’obiettivo di conciliare la cultura da cui proviene con la tecnologia in senso lato e le sue potenzialità; quella verso i colleghi, così da lavorare in maniera sinergica per costruire passo dopo passo un progetto editoriale e grafico convincente; e quella verso gli altri, ovvero il proprio pubblico, in modo da risultare credibile e da costruire insieme un rapporto a lungo termine di interazione solida»

La chiusura dei lavori è stata affidata al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, protagonista dell’incontro “Il futuro dei giornali, il futuro del paese”, in cui, dopo i saluti del presidente della Scuola Superiore di Catania Daniele Malfitana, ha dialogato con il direttore del Sicilian Post Giorgio Romeo. «I giornali, naturalmente, – ha rilevato Fontana – sono stati toccati dalla trasformazione digitale. In qualsiasi forma esso si presenti, che sia cartaceo, web o newsletter, credo che il lettore abbia diritto alla medesima qualità dell’informazione. È altrettanto evidente che la nostra redazione ha dovuto attrezzarsi per cavalcare l’onda del cambiamento, integrando competenze multimediali e specifiche per la creazione di contenuti social che ci ha portato, negli ultimi 5 anni, ad assumere 40-45 giovani. A coloro che aspirano a fare questo mestiere dico: non lasciatevi mai scoraggiare. Anche a me, 35 anni fa, dicevano che sarebbe stato difficile». A prescindere dalla cosiddetta crisi dei giornali, i quotidiani rimangono un punto di riferimento insopprimibile nella formazione di un dibattito pubblico sano ed equilibrato, nonché sulla maturazione di una coscienza politica consapevole. «Il modo in cui il mondo dell’informazione ha narrato la politica degli ultimi anni è in parte responsabile della situazione attuale. Abbiamo assecondato un’idea di politica come competizione vissuta nello scontro di idee, che idee non erano, e non come di costruzione progressiva fondata su un’idea di Paese». Altrettanto critico risulta il quadro delle leadership dei partiti nostrani, ancora incapaci, secondo il direttore, di superare lo choc della fine della Prima Repubblica: «A distanza di quattro anni dalla pubblicazione del mio volume Un paese senza leader, non posso che constatare come la situazione sia addirittura peggiorata. La politica continua a vivere di illusioni estemporanee e si dimostra inadeguata nel proporre figure di vertice che sappiano costruire dal basso la loro leadership con competenza e visione».

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