Offriamo ai lettori un estratto dal volume di Giuseppe Di Fazio, primo libro edito dalla nostra testata. Un’inchiesta sull’impatto della povertà educativa al Meridione, ma anche uno sguardo su alcune storie che mostrano la possibilità di un domani diverso

Le grandi città del Sud, per quanto possano ospitare insediamenti industriali di rilievo, atenei rinomati o aeroporti, soffrono tutte – da Napoli a Palermo, da Reggio Calabria a Catania – di una stessa incapacità: tenere in considerazione i giovani come una risorsa chiave per lo sviluppo e quindi metterli nelle condizioni di generare valore per i territori. Ecco perché le nuove generazioni – anche i laureati e i diplomati – scappano dal Sud e coloro che restano rientrano spesso nella categoria dei NEET (Not in Education, Employment or Training, cioè giovani che non studiano, non lavorano, né sono in formazione) o, peggio, in quella dei ragazzi “a rischio”. La grave trascuratezza degli Enti locali e delle Regioni nei confronti delle giovani generazioni risulta evidente dai dati sulla dispersione scolastica, che al Sud registra un tasso di 5,3 punti più alto rispetto al Nord del Paese. Senza coltivare il capitale umano, le città del Sud si precludono una crescita sociale ed economica. Prendere di petto la questione minorile e investire su di essa, inoltre, sarebbe anche il primo e decisivo modo di combattere le varie mafie che condizionano la vita sociale del Meridione. 

«Dove non arriva l’offerta formativa ed educativa dello Stato spesso arriva la criminalità».

Commissione Antimafia Siciliana

MINORI IN MANO ALLA MAFIA. Come scrive il magistrato Sebastiano Ardita, non è corretto pensare che più picciotti di mafia sono in carcere più lo Stato ha vinto. Invece, «la cifra della vittoria sulla mafia militare non è il numero di quelli che riusciremo a incarcerare, ma il numero di quelli che avremo tolto dalle sabbie mobili». Basta leggere le relazioni dei magistrati per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022 nelle grandi città del Sud o l’Inchiesta sulla condizione minorile in Sicilia prodotta dalla Commissione Antimafia dell’A.R.S. nel 2022 per rendersene conto. «Dove c’è indigenza, degrado e dispersione scolastica – sostiene, per esempio, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Luigi Riello – la camorra non può che apparire come benefattrice». Lo stesso si può dire a proposito della mafia in una realtà come quella etnea che, a detta del Presidente della Corte d’Appello di Catania Filippo Pennisi, presenta una situazione allarmante: «gran parte degli 80mila minorenni che vivono nel territorio su cui ha competenza il Tribunale per i minorenni – scrive Pennisi – vive in condizioni di evidente “povertà educativa” e in un ambito assai carente di risorse amministrative, oltre che dei servizi di prevenzione e di accompagnamento pedagogico, sia nell’ambito scolastico che della socializzazione». Qui, perciò, la mafia trova terreno fertile per reclutare i propri picciotti, perché – come scrive la Commissione Antimafia siciliana – «dove non arriva l’offerta formativa ed educativa dello Stato spesso arriva la criminalità organizzata, con un sistema di seduzioni, valori e reclutamenti che segna per sempre il destino di questi minori». 

La copertina del libro

UN “PATTO EDUCATIVO”. Anche il governo nazionale sembra aver preso coscienza del problema, muovendosi di conseguenza. Non è un caso che alla firma dell’accordo per la Sicurezza sottoscritto a Napoli il 19 gennaio 2022 da Prefetto di Napoli, Presidente della Regione e Sindaco, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese abbia richiamato l’importanza di sostenere un «Patto educativo» fra istituzioni e società civile. Nella stessa circostanza la ministra Lamorgese, riferendosi alla situazione napoletana, sottolineava che «l’evasione scolastica è un problema che non può e non deve essere sottovalutato, visto che nell’anno 2021 nella sola città sono oltre 2000 i casi di abbandono segnalati tra scuola primaria e scuola secondaria di primo grado».

SULLE ORME DI PINO PUGLISI. Che l’educazione dei minori sia il principale punto di attacco alla cultura invasiva della criminalità organizzata lo aveva capito bene don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993: «I primi obiettivi sono i bambini e gli adolescenti – diceva in un incontro con i volontari della sua parrocchia a Brancaccio nel 1992 –. Con loro siamo ancora in tempo, l’azione pedagogica può essere efficace, con gli adulti è invece tutto più difficile. Con i bambini non si devono fare discorsi filosofici, bisogna invece aiutarli a capire la loro dignità umana, a dare un senso alla loro vita. E già a quell’età non è semplice, perché tanti bambini sono costretti a lavorare o a rubare. E tante bambine vengono costrette a fare di peggio, perché esistono nel quartiere anche casi di prostituzione minorile. Niente teorie psico-pedagogiche astratte, allora. Il bimbo di queste famiglie non può capirle. Capisce invece i gesti che si fanno, i momenti di gioco, di convivenza, vissuti con un nuovo stile rispetto a quelli che conosce a casa. (…) Questo dà ai bambini una possibilità di vedere la vita in modo diverso». È altrettanto vero che senza la risorsa delle giovani generazioni il Meridione non può aspirare a uno sviluppo dignitoso. Il non aver valorizzato, o peggio aver sprecato, il potenziale rappresentato dai giovani e dal loro capitale umano ha rappresentato nel primo quindicennio del XXI secolo, la «peggiore sconfitta dell’Italia».

«Ogni mese di ritardo nell’avvio dei corsi di formazione professionale costa alla collettività almeno 20 milioni di euro»

Roberto Cellini, economista

L’ELOQUENZA DEI DATI. L’Italia ancora oggi risulta, infatti, una delle maggiori fabbriche di NEET in Europa. A fronte di una media Ue del 13,7%, la media italiana di NEET tocca il 23,3%, con punte del 38,6% in Sicilia. In totale i giovani italiani nella fascia di età 15-29 anni che non lavorano, non studiano e non sono in formazione, nel 2020 hanno superato i 2 milioni e rappresentano circa un quinto del totale dei NEET europei. Questa situazione comporta costi sociali impressionanti. Nel 2013 l’Eurofond ha stimato per l’Ue in 153 mld di euro l’anno la perdita economica derivante dai NEET (30,6 mld per l’Italia) e un costo pari all’1,2% del Pil. Costi enormi comporta anche la dispersione scolastica particolarmente diffusa nella realtà meridionale. Un esempio per avere un’idea dell’entità del “danno”. Nel 2015, l’economista Roberto Cellini, oggi direttore del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, ha redatto uno studio per quantificare il danno derivante dai cronici ritardi nell’inizio dei corsi di formazione professionale in Sicilia che, all’epoca, interessavano circa 10 mila minori in età dell’obbligo. «Ogni mese di ritardo nell’avvio dei corsi – scriveva Cellini – costa alla collettività almeno 20 mln di euro». La presenza al Sud di un altissimo numero di NEET (34%) e di minori in dispersione scolastica (16,3% con punte del 22% in alcuni capoluoghi siciliani) incide gravemente sul tessuto socio-economico, sia perché favorisce la fuga dei giovani dal Meridione, sia perché alimenta la crescita della criminalità minorile. Eppure il dramma di questi ragazzi del Sud, che Alessandro Pronzato in un libro su Scampia scritto a quattro mani con Davide Cerullo paragonò ad «angeli con le ali bruciate», sembra non interessare a nessuno.

STORIE DI RISCATTO. I ragazzi nati nei Bronx del Sud (San Cristoforo a Catania; Zen o Brancaccio a Palermo; Scampia a Napoli; i piccoli comuni ad alta densità di ’ndrangheta in Calabria) sono costretti a stare a vita nella “gabbia” in cui sono nati? Oppure hanno la possibilità di accedere alla libertà, di poter scegliere il proprio futuro e il proprio destino? E, se sì, attraverso quali strade? Sono queste le domande a cui cercheremo di rispondere attraverso il racconto di alcuni esempi virtuosi. Esamineremo in particolare alcuni tentativi attuati nel Sud per ridare ai giovani, soprattutto a quelli che vivono nei quartieri a rischio, la possibilità di prendere in mano il proprio futuro e di essere liberi di scegliere.


Il volume è acquistabile in anteprima presso le librerie:
Libreria Mondadori Bookstore, piazza Roma 18, Catania
Libreria San Paolo, via Vittorio Emanuele, 182 Catania

La vendita online sarà presto disponibile. Per richieste è possibile scrivere a commerciale@sicilianpost.it


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