«Un albero monumentale non si distingue soltanto per le sue dimensioni, ma per tutta una serie di caratteristiche altrettanto importanti: vetustà, forma, portamento, rarità botanica, architettura vegetale, valore ecologico e paesaggistico, nonché storico, culturale e religioso». Così Rosario Schicchi, ordinario di Botanica sistematica al Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo e direttore dell’Orto botanico di Palermo, ha definito uno degli elementi più importanti e al tempo stesso delicati del patrimonio forestale nazionale. A loro è stato dedicato Open Green: il verde oltre lo schermo, secondo seminario del ciclo di incontri online promosso dalla Biblioteca di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria all’interno della manifestazione nazionale Il maggio dei libri. Un’iniziativa – ha evidenziato il direttore del Dipartimento di Agraria Giuseppe Zimbalatti – che non si lega soltanto alle attività dei corsi di Scienze forestali e ambientali, ma anche alle attività professionali. Quello degli alberi monumentali è un tema molto attuale – ha inoltre sottolineato Salvatore Di Fazio, delegato ai Servizi di Biblioteca – tanto che lo scorso aprile il MIPAAFT ha dato ampio risalto ai risultati di un primo censimento nazionale»

LA SITUAZIONE SICILIANA. Secondo i dati ufficiali del registro nazionale degli alberi monumentali oggi in Italia se ne contano circa 3400, di cui 460 in Calabria e 295 in Sicilia: dati, tuttavia, probabilmente sottostimati. Le stime fatte dal professor Schicchi, tenendo conto dei vari censimenti locali e di diversi studi scientifici pubblicati in Italia, portano il totale nazionale a 13500, di cui circa 1900 appartenenti alla Sicilia. Basterebbe fare soltanto alcuni nomi di alberi dalle caratteristiche ecczionali per avere una dimensione della ricchezza forestale siciliana: il cerro-sughera di Serra Travetto, la sughera monumentale di Bosco Cava (Geraci Siculo), il leccio più grande d’Italia nella località di Piano Zucchi (Isnello, PA) compresa nel Parco delle Madonie. E ancora l’ilice di Carrinu dalla spettacolare chioma sito a Zafferana Etnea (CT) all’interno del Parco dell’Etna o il Castagno dei Cento Cavalli a Sant’Alfio (CT), apprezzatissimo dai siciliani e dai turisti, che si stima abbia un’età di tremila anni, tale da renderlo l’albero più antico d’Europa.

Il Castagno dei Cento Cavalli. Foto di LuckyLisp

BISOGNO DI TUTELA. Le ricerche del professor Shicchi, internazionalmente apprezzate, si sono focalizzate in modo particolare proprio sul patrimonio dei grandi alberi di Sicilia, con studi di dettaglio riguardanti i Monti Sicani e i Parchi Regionali dei Nebrodi e delle Madonie. Ma anche sull’urgenza di applicare pratiche virtuose utili alla loro salvaguardia: «Il concetto di albero monumentale – ha spiegato – collega la dimensione del “monumento arboreo” a quella della sua necessaria tutela». Basti pensare al caso emblematico dell’Abies Nebrodensis, specie endemica presente in Sicilia da 9000 anni e a grave rischio di estinzione. Ne esistono infatti solo 30 individui, tutti nel Vallone Madonna degli Angeli in territorio di Polizzi Generosa (PA). Non sempre, purtroppo, si intraprendono azioni adeguate alla salvaguardia dei nostri patriarchi vegetali. Ecco perché il MIPAAFT, nel 2019, ha pubblicato delle linee guida per gli interventi di cura e salvaguardia degli alberi monumentali. «È un testo per gli specialisti – ha spiegato Schicchi – ma dobbiamo fare un passo avanti, anche dal punto di vista normativo. Abbiamo una legge specifica che ha un impianto prescrittivo-sanzionatorio. Dobbiamo invece imparare a incoraggiare le buone pratiche e a rivolgerci ai veri protagonisti della cura e della manutenzione, che sono le persone comuni che possiedono le piante, le visitano,e intraprendono le varie attività che in qualche modo le riguardano».

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