Riva, un’istituzione catanese che resiste: «I dischi sono emozioni che puoi toccare»
Situato in Piazza Stesicoro sin dalla sua nascita nel 1940, sotto lo sguardo attento della statua dedicata a Vincenzo Bellini, il negozio rappresenta un punto di riferimento per la città. Massimiliano lo ha preso in gestione all’inizio degli anni Duemila e da allora si è battuto perché tutto rimanesse fedele allo spirito di un luogo che la musica non solo la vende, ma la promuove come elemento di connessione: «Per me è una seconda casa e non cambierà mai rispetto a come è adesso. Chi viene qui mi chiede qualsiasi cosa: prodotti che cerca da tempo, vinili, a volte anche solo del tempo per raccontarsi»
In fondo a Piazza Stesicoro, tra gli sguardi curiosi dei turisti e il brusio quotidiano dei catanesi, c’è un’insegna che non ha mai avuto bisogno di cambiare per farsi notare: Riva, il negozio di dischi più antico della città. Dentro, il tempo si stringe e lo spazio pure: scaffali e pile di vinili, di ogni epoca e genere, occupano ogni angolo lasciando appena lo spazio per entrare. «Questa è una seconda casa per me, e non cambierà mai», racconta la calda e sorridente voce di Massimiliano. «Qui mi sento custode di qualcosa di sacro, che ho voluto difendere con gli artigli in tutti i modi possibili».


ATTRAVERSARE IL TEMPO. La storia di Riva nasce prima del 1940. «All’inizio vendeva anche strumenti musicali», a testimoniarlo sono le foto in bianco e nero di Piazza Stesicoro, «se le guardi bene, puoi scorgere subito l’insegna Riva, è sempre stato qui! Poi accanto abbiamo la statua di Bellini, non poteva esserci migliore coincidenza!», dice Massimiliano, che ha preso in gestione il negozio dai primi anni Duemila. «Io sono nato nei negozi di dischi, perché i miei genitori avevano già attività simili. Poi, negli anni ’90, hanno preso questa». Nel tempo, Riva ha visto cambiare la città e la musica, ma è rimasto dov’era. «Non ho mai pensato di chiudere», afferma con convinzione, e non perché il vinile sia tornato di moda: «Ciò che mi rende vivo è l’emozione negli occhi di chi entra qui, di chi trova il disco che cercava da tempo, o anche solo di chi passa per salutarmi e confidarsi». Tra l’odore di carta e plastica, e la musica di Baglioni che riempie i silenzi, Massimiliano mi parla dei cambiamenti di cui è stato testimone: «L’evoluzione della musica va di pari passo con l’evoluzione dell’essere umano. È una componente sociale molto forte, pregnante, che rispecchia e racconta la nostra società». Il negozio è stato sempre aperto a tutti: «Chi viene qui mi chiede qualsiasi cosa. Se non ho un disco o non conosco un artista, mi documento meglio. Credo che ognuno dovrebbe trovare qui ciò che gli piace, senza alcun giudizio».

GENERAZIONI UNITE DALLE NOTE. Riguardo al confronto tra supporti fisici e streaming, Massimiliano è convinto: «Fisico e streaming sono due rette parallele che si sfiorano ma non si incontreranno mai. Sono due realtà totalmente diverse». E aggiunge: «Il disco resta qualcosa che puoi toccare, odorare, sentire. L’essere umano è fatto di sensi, e entrando qui non puoi che sentire la bellezza di questi oggetti. Non me ne sono mai curato del cambiamento dello streaming, e forse è stata la mia fortuna». Il segreto di Riva, forse, è proprio la capacità di parlare a generazioni diverse: «A pensarci bene è quasi incompatibile: un posto così dovrebbe essere per i nostalgici. E invece capita spesso che siano i figli a portare i genitori: “Lo conosci questo negozio?” e loro rispondono: “Certo che lo conosco, ci andavo alla tua età”». Per Massimiliano, «la musica è un linguaggio comune, a prescindere dall’età». Negli anni, anche Catania è cambiata. «Ci sono molti più turisti. Ma la piazza, il teatro che mi circonda, è sempre lo stesso: un miscuglio di contraddizioni che, in fondo, mi va bene». E riguardo alla musica in città, Massimiliano è ottimista: «La città è ancora desiderosa di musica. Magari cambiano le modalità, ma l’interesse c’è sempre». Ma cosa attendersi dal futuro? «Me lo immagino uguale a oggi. Qualcuno mi dice che dovrei pensare ad un rimodernamento, ma molti altri sostengono che tutto dovrebbe restare così com’è. Sento più le vibrazioni di chi la vuole così, e sposano il mio punto di vista». Lo dice con il sorriso, mentre rialza il volume degli altoparlanti, pronto a immergersi di nuovo in quel mare di scatoloni e musica che rappresentano un riferimento per tutta la città, sotto lo sguardo immobile di Bellini.




