Rizzo e Bonaccorso:
«Con i nostri fumetti rompiamo i muri dell’indifferenza»
I due autori, presenti all’ottava edizione di Etna Comics, hanno raccontato come si possa coniugare la passione per il fumetto con il desiderio di fare giornalismo d’inchiesta. Il loro ultimo lavoro “Salvezza”, racconta attraverso il graphic journalism il dramma dei migranti
Anche un fumetto può parlare di lotta alla mafia, immigrazione, raccontare storie come quelle di Che Guevara, di Peppino Impastato, di Ilaria Alpi.
L’idea parte da due giovani: lo scrittore, giornalista e sceneggiatore Marco Rizzo, e Lelio Bonaccorso, fumettista, illustratore e insegnante presso le Scuole del Fumetto di Palermo e Messina. La loro collaborazione è iniziata con il libro “Peppino Impastato – un giullare contro la mafia”, con lo scopo di far passare un messaggio complesso e delicato attraverso l’arte del graphic journalism, rendendone così più accessibile e più ludica la lettura.
I due autori si sono sempre occupati di temi importanti, coniugando la loro passione per il fumetto con il desiderio di informare ed educare :«La via per la felicità è fare quello che è divertente per te e utile per gli altri – afferma Lelio Bonaccorso – si possono fare delle cose che a noi piacciono e che al tempo stesso possono essere utili per rendere il mondo un posto migliore rispetto a come l’abbiamo trovato». L’obiettivo è anche quello di favorire la lettura ai bambini che, grazie alla collaborazione delle scuole, hanno avuto la possibilità di conoscere storie e personaggi che non devono essere dimenticati.
Rizzo e Bonaccorso sono riusciti in maniera sorprendente a fornire gli strumenti per poter comunicare con i bambini messaggi spesso complessi nella maniera più semplice possibile: «C’è stato un grosso lavoro da parte di entrambi per adattare il proprio stile – spiega Marco Rizzo – non è semplice spiegare a un bambino di sei anni, concetti complessi come la mafia, l’omerta o il bullismo».
«Messaggi che parlino di solidarietà, di rispetto del prossimo, dell’ambiente e della cosa pubblica, dovrebbero appartenere ad ognuno di noi, ma non sono poi così scontati, soprattutto per noi adulti, che siamo plasmati da sovrastrutture, pregiudizi ed egoismo». Al contrario i bambini «non sono condizionati da questi filtri – Aggiunge Lelio – ed è proprio per questo che il cambiamento deve partire da loro», rendendoli partecipi della realtà che li circonda, aprendo loro gli occhi e imparare loro ad osservare: solo così è possibile non rifare gli stessi errori del passato e credere e sperare in un futuro migliore.
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Dall’idea di informare, raccontando la verità a grandi e piccini, nasce “Salvezza” (Feltrinelli Comics, 2018), il fumetto che narra del salvataggio in mare dei migranti. Così ci racconta Marco Rizzo che, assieme al suo compagno Lelio, su quella barca c’è salito davvero: «Quello del salvataggio in mare è il momento in cui due mondi si scontrano. Gente che scappa dalle guerre, rifugiati politici, persone che hanno subito mesi e mesi di tortura in Libia, incontrano queste navi, misteriose , che rappresentano la propaggine dell’Europa occidentale, però quella bella, quella che vuole salvare, non quella che vuole costruire muri, quella che vuole fare affondare i barconi». “Salvezza” narra storie vere per chi vuole cercare di comprendere delle realtà poco chiare e complesse, come quella delle prigioni libiche, spesso filtrate dai mass media.
Tra le tante esperienze, Bonaccorso ci racconta: «Ci sono migranti che fuggono da situazioni di guerre e violenze, per arrivare in situazioni anche peggiori. Abbiamo incontrato a Firenze un ragazzo del Senegal che ci ha detto “Non pensavo che l’Europa fosse così, vorrei tornare indietro perché stavo meglio dov’ero, ma non posso”. Non hanno idea di quello che gli aspetta e di quello che accade qui, e soprattutto non sono consapevoli di quello che accade in Libia. Un ragazzo che abbiamo incontrato a Catania – aggiunge – dopo che ha visto il libro mi ha chiesto: “Sei stato in Libia, nelle prigioni libiche? Avete disegnato quello che ho vissuto per quattro mesi”. Dopodiché si è alzato la maglietta e ci ha fatto vedere tutte le cicatrici che gli avevano fatto con i fili elettrici».
Con un fumetto, Rizzo e Bonaccorso rompono i muri dell’indifferenza. Ci salutano con una frase di Mauro Rostagno, invitandoci a riflettere e a non dimenticare chi, per davvero, ha lottato per cambiare le cose: «Noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società per cui valga la pena trovare un posto. Questi libri sono un piccolo tentativo di creare questa società migliore».