Cos’è un tulipano? Un mondo di sensazioni.

Ma cos’è un tulipano fotografato da Mapplethorpe, Robert Mapplethorpe?

Un’icona della fotografia. Riusciva a mettere a nudo un fiore come riusciva a mettere a nudo un pene. Lo faceva con la stessa arte, la stessa seduzione. Un semplice fiore come un tulipano crea una tale vibrazione visiva per la sua nudità, la sua perfezione, la sua erezione. Mapplethorpe osa fotografare peni e tulipani con la stessa disinvoltura, libertà, eleganza, seduzione. È l’unico fotografo al mondo che fino ad ora ci sia riuscito. Nella sua perfezione, maniacalità si insinua la genialità dell’artista. Nulla nelle sue immagini è volgare, anche in quelle più estreme che ad alcuni puritani della vita, del sesso, della religione creano una certa “pruderie”, un certo “fastidio borghese”. Insomma Robert Mapplethorpe è un grande della fotografia. Un artista che grazie alla sua estrema, unica, sorprendente sensibilità ha fatto nascere immagini di altissimo valore artistico e perché no … sociale!

Ho avuto la fortuna di vedere le stampe delle fotografie di Mapplethorpe a Torino alla Promotrice delle Belle Arti nel lontano 2006. Scandalosamente bravo. La perfezione maniacale dei suoi lavori in b/n o a colori è così seducente da creare imbarazzo per la sua abilità e bravura. Straordinario chi, come lui, non si pone limiti se non nello stile, nel linguaggio sempre perfetto di un ideale di immagine che sembra quasi irraggiungibile. Nella sua perfezione c’è la sofferenza di chi sa che può, solamente con la bellezza, essere accettato, apprezzato, forse…. amato.

Quando la bravura trascende la perfezione, allora, si ha il dovere di interrogarsi sul contenuto che non si riduce ad esercizio estetico ma che è fonte di una sofferenza più acuta, più primordiale, più complessa quella di essere compresi per come si è, per quello che si fa, per le proprie capacità e i propri limiti.

La perfezione richiede attenzione. Noi concediamo attenzione al suo tulipano, perfetto nella forma e nei colori. La sua forma penso voglia penetrare l’intelletto del più irriducibile giustiziere della critica artistica. Estetica ricercata curata in ogni dettaglio. Il fondale del tulipano fuoriesce dai classici still life con il bianco o il nero di fondo. Un mono-colore caldo, avvolgente, quasi una stoffa. L’accenno delicato del verde del gambo suggerisce di procedere con lo sguardo sulla linea che innerva i petali del fiore. La ricercata illuminazione esalta la delicata consistenza del colore accentuando la forma del tulipano.

Un fiore così perfetto nella sua essenza non esiste in tutta la storia della fotografia. E se mai dovesse esserci un esemplare simile sarebbe un caso e non un esercizio costruito, pensato, valutato, creato dal genio di Mapplethorpe. Se mai qualche amante si presentasse al suo innamorato con la sua foto, allora…. sappiate che sarebbe un dono immenso e il profumo sarebbe l’ultima sensazione di cui sentirebbe il bisogno.


L’IRREQUIETEZZA DI UN GENIO

Robert nacque lunedì 4 novembre 1946, terzo di sei figli. Cresciuto a Floral Park, Long Island, era un ragazzo allegro e malizioso le cui giornate spensierate erano delicatamente tinte di un fascino per ciò che era inusuale, per la bellezza. Il richiamo di un rosario ingioiellato, il ricco panno che veste un altare, un sassofono color oro o un campo di stelle blu. Sentiva, in tenera età, una commozione e un desiderio a commuoversi. E i suoi giovani occhi conservavano ogni gioco di luce che lo colpiva e ogni strana sensazione che lo faceva innervosire. Lo posso immaginare ora, un ragazzo di venti anni, con i suoi movimenti abili, la sua andatura leggermente piegata e il suo sguardo verde e travagliato mentre si muove per esaminare la sua opera. Poteva produrre, con la matita colorata, un universo nell’intreccio devozionale di una singola parola. Poteva produrre, con la bomboletta spray, un tramonto dietro un marinaio. Egli dimorò, in sogno, dove dimorava la grandezza, e cercò di magnificare quei sogni all’interno di un corpo di lavoro e di offrire occhi nuovi nello schema delle cose: un nuovo modo di vedere.
[Patti Smith, Un ultimo fiore, 1989]

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