Tutti ci facciamo consigliare dalla nota piattaforma e talvolta contribuiamo con recensioni e commenti. Ma cosa ne pensa chi i locali li gestisce? Abbiamo chiesto ai titolari di tre attività di successo a Catania.

Piaccia o meno, che Tripadvisor sia diventato un punto di riferimento è un fatto. I dati parlano chiaro: 500 milioni di opinioni su 1,2 milioni locali e strutture ricettive in giro per il mondo. Ben diversa è la questione sulla sua affidabilità. Anche ignorando la vicenda del “The Shed at Dulwich“, il ristorante interamente fittizio ideato da un giornalista di Vice, che è riuscito a diventare il primo a Londra senza servire neanche un bicchier d’acqua, anche da noi i casi che costringono ad interrogarsi non mancano. “Sapio”, nonostante sia stato il primo ristorante a Catania ad ottenere una stella dalla guida Michelin, è al 183° posto nella classifica generale e al 129° di quella dei ristoranti di fascia media. Anomalie come questa, più comuni nei grandi centri che in provincia, possono essere attribuibili soltanto ad una quastione di gusti in fatto di gastronomia? O c’è qualcos’altro, magari visibile solo dall’altra parte del portale americano? Ne abbiamo discusso con i gestori di alcune attività di ristorazione catanesi.

QUALI TUTELE? «Il sistema – secondo Massimo Magrì, proprietario dell’omonimo bar catanese – a fronte del potere che mette nelle mani degli utenti di danneggiare gravemente l’immagine di un’attività, non garantisce a quest’ultima altrettante tutele. Ad esempio, non è possibile rimuovere la propria attività». Per Benito Santamaria, titolare della pizzeria Le Quinte, «sebbene Tripadvisor sia uno strumento indispensabile per chi viaggia e ricevere una buona recensione è una grande soddisfazione, quando si è bersaglio di critiche ingiuste e se ne richiede l’eliminazione, è la piattaforma ad avere l’ultima parola». La pensa allo stesso modo Marco Celeschi, della pizzeria La Corte dei Medici: «nonostante il sito si impegni a rintracciare ed eliminare recensioni palesemente false o provenienti dalla concorrenza, di cui purtroppo siamo stati vittima, il grande volume di opinioni è la linfa vitale di Tripadvisor: non è nel suo interesse agire in modo troppo energico».

NUOVI CRITICI. Ma Tripadvisor, sebbene non perfetto, dà soltanto voce alle opinioni della gente. «Credo siamo di fronte all’ennesimo esempio di involuzione dell’utente medio: è sempre meno empatico e disponibile al confronto diretto. Mettersi al pc e scrivere un commento è molto più facile» rileva Celeschi. «La critica costruttiva è quella fattami di presenza, immediatamente. Il cliente che si alza e mi dice cosa l’ha lasciato insoddisfatto mi rende un grande servizio: la possibilità di rimediare e farlo andare via contento – gli fa eco Magrì – Nei commenti online, invece, riscontro una sorta di accanimento contro il ristoratore. Non ci si rende conto che siamo artigiani e un errore può capitare». Sarebbe ora che la tipologia di cliente che Santamaria definisce “il pignolo” si accorga che il suo click digitale avrà conseguenze molto reali per chi, con sacrificio e passione, lavora quotidianamente.

Articolo aggiornato il 5/02/2019

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Coordinatore di redazione al Sicilian Post. Laureato in filosofia è tra gli ideatori del tool "ARIA", il cui prototipo è stato finanziato da Google DNI.