Svezia e Sicilia: difficile pensare a due luoghi più diversi tra loro, almeno sulla carta. La solarità tipica del nostro temperamento che si scontra con l’estrema meticolosità nordica, le coste frastagliate del paese scandinavo contro lunghe distese di sabbia del Mediterraneo, tra inverni glaciali opposti ad estati torride. Eppure, qualcosa che li accomuna c’è. È il caso di Selma Lagerlöf, scrittrice scandinava vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, la quale dedicò alla nostra isola uno dei suoi primi romanzi. Una scrittura potente, la sua, che le valse il Premio Nobel alla Letteratura nel 1909, prima donna nella storia ad essere insignita di questa onorificenza. Una scrittura che si serve dei generi epico e fiabesco per scandagliare la sua epoca, intrecciandola sapientemente alle leggende e alle storie della tradizione popolare scandinava. 

All’interno della sua produzione, tuttavia, salta all’occhio “I miracoli dell’Anticristo”, romanzo ambientato in Sicilia e pubblicato in Svezia nel 1897 al termine di un soggiorno nell’isola e in Europa insieme alla compagna di una vita, Sophie Elkan. Dovranno arrivare gli anni ‘30 per assistere alla prima versione italiana. Lo scorso luglio, tuttavia, la storia ambientata alle pendici dell’Etna è tornata in auge grazie ad una nuova edizione curata da “Il Palindromo”.

Protagonista della storia ambientata in un borgo immaginario è una miracolosa statuetta di Gesù bambino, la quale diviene ben presto oggetto della devozione degli abitanti. Da qui, attraverso una serie di avvenimenti dal carattere quasi onirico, la Lagerlöf ci propone la ricostruzione storica di una Sicilia in movimento a causa delle lotte scaturite dal socialismo, ponendo una particolare attenzione alla classe operaia e contadina. Alla narrazione storica si aggancia una vicenda amorosa, quella della giovane Micaela che, affidando alla statuetta tutti i suoi desideri, spera di attirare a sé l’amore di uno sfuggente Gaetano Alagona.

Nata nel XIX secolo, la Lagerlöf vive un’infanzia difficile a causa di una malattia all’anca che la costringe a lunghi periodi di degenza, tormenti del corpo e dell’anima alleviati soltanto dalle vite che animano i libri e dalla compagnia della nonna, narratrice di racconti di miti e leggende del mondo nordico. Donna forte, indipendente, attenta alle tematiche sociali, si batté per i diritti delle donne e fu sostenitrice dei primi movimenti femministi. La sua tenacia e la sua caparbietà la portarono ad essere apprezzata da un ampio pubblico fin dal suo primo romanzo, la “Saga di Gösta Berling”, che reinterpreta la mitologia scandinava dandone un volto fortemente contemporaneo, grazie al quale i classici uomini-eroi, si scoprono fragili e imperfetti. Il suo talento di scrittrice trovò ben presto conferma presso i suoi contemporanei, come testimonia il suo ingresso (fu la prima donna) come membro dell’Accademia Svedese e il conferimento della Legion d’Onore francese. Non a caso, Marguerite Yourcenar l’avrebbe poi definita «la più grande scrittrice dell’Ottocento».

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