«L’immaginazione è “la pazza di casa”, m’insegnarono al liceo. La realtà è peggio, risposi: è la scema del villaggio» scriveva Gesualdo Bufalino. In un periodo come questo, dove la realtà è una dura condizione da affrontare, dove ogni movimento ci richiede un adattamento, l’intento della raccolta di racconti Sette piccoli sogni del siciliano Enrico Scandurra è quello di tornare a farci sognare: «L’idea di questo progetto – spiega l’autore – era quella di scrivere dei racconti onirici che trasportassero le persone negli ambienti più disparati e assenti dal reale. C’è una sorta di trascendenza in quello che scrivo: è come se noi fossimo piantati a terra e ad un certo punto volassimo in un altro mondo, in una realtà parallela alla nostra».

Ciascuna delle sette storie – scritte nell’arco di due anni – che compongono il volume, rappresentano una vita diversa, ma sono tutte legate dal filo conduttore della fantasia, tra un richiamo al passato ed una speranza per il futuro. Così, in “Ahmed, l’ambulante” – con cui si apre il libro – Scandurra trasporta il lettore in una taverna di paese dalle atmosfere orientali dove due sconosciuti seduti ad un tavolo si raccontano storie vissute cancellando, per un momento, il mondo che si trova attorno a loro: «Chi era veramente quest’uomo che, sotto il tavolo, nascondeva il Libretto rosso di Mao e il Così parlò Zarathustra di Nietzsche? Assieme a una copia squadernata di un Corano in lingua francese. Agli occhi dell’uomo con l’eskimo, quell’arabo aveva qualcosa di innovativo. Di rivoluzionario». Attraverso un lungo viaggio, l’uomo con l’eskimo trasporta Ahmed, che pure aveva girato il mondo senza però comprendere nulla di ciò aveva visto, in luoghi lontani e nelle esperienze tipiche di chi si trova a vivere, anche per poco, un mondo diverso da quello che conosce.

Un’aura magica permea tutto il libro, in cui si intravedono le tracce di Calvino, Buzzati e Bufalino, ma anche riferimenti al cinema di Tim Burton e strizzate d’occhio a Johnny Stecchino. «Ho avuto sempre il piacere di rivolgere questo libro così com’è a tutti – racconta Scandurra – ma non mi aspetto un giudizio: mi basta che lo leggano e ci trovino qualcosa di loro, una notte insonne in cui possano fare i sogni più disparati simili a quelli che ho fatto io. È un augurio affinché la gente sogni, affinché ci sia ancora speranza nei propri sogni». Restano attuali le parole di Antoine de Saint-Exupéry: «Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano». Questi sette piccoli sogni vogliono ricordarci che c’è bisogno di sognare, di tornare bambini per qualche ora, perché la fantasia è l’unica a cui è concesso tutto: grazie ad essa gli animali parlano, le macchine volano e il mondo può essere esattamente come lo vogliamo noi.

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