Silent disco:
non-luogo
o forma ibrida
di divertimento?

La nuova esperienza di intrattenimento musicale, figlia degli ambientalisti anni ’90 no noise pollution, sta spopolando in tutto il mondo, da Genova a Torre Archirafi, disarmando i suoi osservatori. Cosa ne pensano i sociologi?

Nell’era del cannolo scomposto, esperimenti culinari remixano ingredienti di piatti tradizionali. Il tutti pazzi per lo scomposto manteca anche le strade della movida italiana. Prendiamo amici, musica e spiaggia, i tre ingredienti delle serate estive, e rimescoliamoli: siamo pronti per una Silent disco, la rivoluzione del divertimento notturno è servita.

«Si chiama silent disco perché la musica si sente solo nelle cuffie distribuite ai partecipanti: ci sono 4 stazioni radio e ognuno può scegliere quella che vuole. Infatti il bello sta anche nel fatto che magari io sto ascoltando e cantando una canzone di Rino Gaetano e tu di David Guetta. Però dal colore del led delle cuffie capisci se un’altra persona segue la tua stessa stazione». Parla Erika, messinese che vive a Genova e venerdì è stata alla Baia del Silenzio di Sestri Levante dove si è tenuto il più grande evento di discoteca silenziosa di tutta Italia. Le 8 mila cuffie wireless del Shhh! Silent Disco e l’entusiasmo di Erika pongono degli interrogativi: le cuffie non ci separano dal mondo? Le foto, a primo impatto, sembrano descriverci un non-luogo alla Marc Augé: spazi standardizzati dove nulla è casuale e le relazioni diventano astratte e anonime. Come nelle crociere, in cui il mondo indigeno ci viene presentato uno stereotipo alla volta. Il fenomeno sociale della silent disco, che sta spopolando in tutto il mondo, figlio degli ambientalisti anni ’90 no noise pollution, disarma i suoi osservatori. Si tratta di non-luoghi? E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica: è proprio vero. Il grande insegnamento di tante pagine di sociologia (ma non solo) è che l’intellegibilità di una situazione varia in base a chi la osserva.
Proviamo a entrare in una serata noise free con gli occhi di Émile Durkheim.

Il sociologo francese classe 1858 distingue tra forme di società semplice e complesse. Le prime, premoderne, sono caratterizzate da bassa differenziazione delle funzioni, coincidenza tra coscienza individuale e coscienza collettiva e principio guida è la somiglianza, infatti ogni parte è uguale a se stessa, per cui la tolleranza è molto bassa e la società è fortemente punitiva: sono società a solidarietà meccanica. Con l’espansione demografica, la divisione delle funzioni fa della differenza il principio guida delle società complesse, altamente tolleranti. Qui vige una solidarietà organica e l’allentamento dei legami che vincolano gli individui alla collettività sviluppa l’individualismo. La silent disco, in cui ci si isola dal mondo ma insieme, in cui ognuno è da solo con il canale del dj che più preferisce ma insieme ad altri che ascoltano canzoni sia uguali che diverse, è la prova del nove della teoria della solidarietà organica di Durkheim: la condivisione nasce dalla possibilità della differenza. «Magari stai cantando, ti guardi intorno e vedi una persona che canta la tua stessa canzone, allora ti metti a cantare con lei. Oppure se c’è una canzone particolarmente bella, fai cambiare canale a chi è con te e si balla e canta tutti insieme».

In Sicilia la prima location silent disco sembra sia stata Industrie di Catania a novembre del 2017, seguita, nello stesso mese e sempre a Catania, da ex Barbara disco, Borghetto Europa e Etnapolis. Molto felice a riguardo la stagione estiva di quest’anno che interessa i locali Epoca di Riposto (26 Luglio); Size di Nicolosi (8 agosto); Civico 69 di Torre Archirafi (10 agosto). Parlando della sua terra Erika immagina che «sarebbe molto suggestivo all’Isola Bella». Il suo giudizio? «È un’idea originale e divertente». Le polemiche tuttavia non mancano: è giusto/sbagliato? Ma la vera domanda non è morale. Se è la società che crea l’individuo, come spiega Durckheim, dobbiamo chiederci: che società stiamo costruendo? Cosa chiedono i migliaia di ragazzi nelle silent discos? Di continuare a ballare anche dopo gli orari consentiti agli alti volumi? Di evitare l’inquinamento acustico? «La cosa bella è anche che volendo puoi fare il bagno con le cuffie, ovviamente mantenendo la testa fuori»: chiedono di remixare gli ingredienti del concetto di libertà e lo fanno nei loro luoghi di intrattenimento.

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Laureata in "Scienze Filosofiche" presso l'Università di Catania. Giornalista pubblicista, collabora col Sicilian Post dal 2018, curando la rubrica "Il filo di sofia" e occupandosi di tematiche legate alla cultura e all'ambiente.

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