Simona Lo Iacono
e le vicende umane
tra le pagine della
storia siciliana
Nel suo nuovo romanzo, “Il morso”, la scrittrice e magistrato dà voce a una donna emarginata per la sua debolezza sullo scenario dei moti rivoluzionari siciliani del 1848
«Tra i ricchi salotti aristocratici ottocenteschi, in un vorticare di maschere e abiti sontuosi, la fragilità della donna viene avvertita come una patologia, ma in realtà l’unico vero malato è proprio quel mondo frenetico e falso». Questa la moderna dinamica che ha spinto Simona Lo Iacono, magistrato e scrittrice semifinalista al Premio Strega dello scorso anno, a scrivere il suo nuovo romanzo “Il morso” (Neri Pozza, 2017), presentato a “La Feltrinelli” alla presenza del relatore Massimo Maugeri. Il libro ha per protagonista la giovane Lucia Salvo, donna realmente esistita e che ebbe un ruolo importante – benchè poco noto – nei moti rivoluzionari siciliani del 1848. A proposito del tema trattato, spiega la Lo Iacono: «Non sono gli scrittori a scegliere le storie di cui scrivere, ma sono i personaggi che invadono le nostre menti, proprio come Lucia ha fatto con la mia. Nota come “a siracusana”, nel romanzo l’ho definita “a pazza” o “a babba” perché era questa la nomea che la precedeva a causa di quel “fatto” che invano tentava di celare, ovvero l’epilessia». Ciò che più colpisce di Lucia Salvo è il modo in cui ella abbia saputo trasformare la propria debolezza in determinazione, sfruttando la sua nomea per trasmettere segretamente messaggi nelle carceri siciliane ai patrioti che promossero i moti rivoluzionari del 1848.
«La fragilità della donna protagonista viene avvertita come una patologia, ma in realtà l’unico vero malato è proprio quel mondo frenetico e falso»
IL ROMANZO STORICO E LE FONTI. La scelta della protagonista impone di ambientare il romanzo in un determinato e complesso contesto storico che rende la storia una coprotagonista: «Noi ci muoviamo nella storia – afferma la Lo Iacono – e non possiamo ignorarla. Per me in questo caso la scelta del romanzo storico è stata quasi obbligata dai fatti che ho deciso di raccontare. C’è sempre il rischio di rendere un romanzo storico un saggio, per questo occorrono esperienza, strategia narrativa e studio. Quest’opera ha richiesto un particolare impegno, che mi ha portata a Palermo di fronte al maestoso palazzo dei conti Ramacca immaginandomi in una carrozza, proprio come Lucia. Inoltre le mie fonti principali sono state la raccolta di storie e leggende di Luigi Natoli, il Codice rosso di Sortino, documenti, archivi e carteggi dell’epoca che mi hanno insegnato per esempio la differenza tra monsù, cuochi dei nobili, e umili cuochi di paglietta».
Un momento della presentazione (foto G.Romeo)
I PERSONAGGI DEL ROMANZO. A popolare il romanzo sono personaggi reali o realistici che mettono in luce un mondo alla rovescia, popolato da figure quasi circensi come nani e cantanti castrati e scandito non dalle ore, ma dai vizi del Conte figlio dei nobili Ramacca. «Conte padre e Conte figlio sono gli ultimi rappresentanti di un’aristocrazia prossima alla decadenza con l’apprestarsi dell’età moderna. Il primo, pur silenzioso nella propria camera, fa avvertire la sua pressante presenza. Il secondo si gode gli ultimi bagordi da scapolo incapace di accettare il mutare dei tempi. Dietro la mondanità delle loro maschere, tutti i personaggi intraprendono un percorso spirituale alla ricerca di un senso alla propria esistenza, ma non tutti sono capaci di trovarlo». La giovanissima e bellissima Assunta degli Agliata promessa in sposa al Conte figlio e alla fine divenuta sposa dell’Invisibile, cioè suora, per non perdere la propria libertà; il cantante castrato ed emblema della diversità costretto a rinunciare alla virilità per soddisfare le esigenze di una corte viziosa e malata. In un contesto in cui tutti sono legati alle stravaganze della nobiltà mondana, Lucia, nonostante le apparenze, è l’unica sana.
«Dietro la mondanità delle loro maschere, tutti i personaggi intraprendono un percorso spirituale alla ricerca di un senso alla propria esistenza, ma non tutti sono capaci di trovarlo»
IL MORSO. Per non piegarsi ai malsani desideri del Conte figlio, certo di poterla sedurre facilmente, Lucia reagisce alle prime avances con un morso. Il gesto si carica così di un valore simbolico, indica la ribellione alla nobiltà, l’avvento della modernità e della sovversione che essa comporta. Si spiega così l’originale titolo scelto dall’autrice per il romanzo.
DIRITTO E LETTERATURA. Con questo gesto di protesta inizia per Lucia un’avventura che la porta ad avvicinarsi ai moti rivoluzionari del 1848 e a essere processata nel “tribunale dei pazzi” palermitano. A tal proposito la Lo Iacono ha potuto servirsi della propria carriera di magistrato conciliandola con la letteratura e coniugando il binomio norma e parola, collante di tutti i suoi romanzi.