Società aperta: libertà come rimedio contro
i governi della paura

Ma quelli che non votano Lega sono ancora italiani? O si è Ministri solo degli applausi e di e-lettori, lettori di e-commerce di hashtag #TolleranzaZero, #QuartaRepubblica, #RivoluzioneDelBuonsenso #primagliitaliani? Ecco cos’ha da dirci Popper in merito

Dopo aver letto l’ennesimo tweet di Salvini, Karl Popper, filosofo della scienza, ha scritto La società aperta e i suoi nemici. O a seguito dell’invasione dell’Austria?

Tutti abbiamo letto tra i banchi di scuola del falsificazionismo di Popper; una di quelle parole che ci piace memorizzare per autoconvincerci di aver capito qualcosa. Ma oltre la teoria da manuali, l’autore ha tanto da dirci su un’altra parola, così bella che pensiamo non sia per noi: democrazia. Sovranità della maggioranza e libertà di espressione: le due grandi richieste che pretendiamo dalla nostra Repubblica democratica; buonismo, l’accusa ai suoi difensori. Giustissimo. Ma siamo sicuri che il vero problema sia chi deve governare? Non possiamo essere certi che chi ci governa sia il migliore o che rimanga tale, ma possiamo evitare il paradosso della democrazia: che il popolo scelga democraticamente una tirannide. Non chi, ma «come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi o incompetenti facciano danno?». E veniamo subito alla questione della maggioranza: quante maggioranze hanno applaudito (e applaudono) governi illiberali? Il Ministro degli Interni zittisce tutti con la formula magica «Io sono stato eletto». Ma quelli che non votano Lega sono ancora italiani? O si è Ministri solo degli applausi e di e-lettori, lettori di e-commerce di hashtag #TolleranzaZero, #QuartaRepubblica, #RivoluzioneDelBuonsenso #primagliitaliani?

Altro punto: essere democratici significa essere stupidi o buonisti? Popper è molto chiaro su questo: non si può proteggere chi viola la legge, non si possono tollerare gli intolleranti. Insomma, i prepotenti non possono essere liberi di sfruttare i mansueti. Allo stesso tempo per il filosofo di Vienna incitare all’intolleranza è un crimine come omicidio, furto e commercio degli schiavi. Sorge quasi spontanea: a che servono le leggi? Se mi impongono di morire di Kalashnikov sbarrandomi la porta, se cerco l’uscita non posso essere illegale. Le leggi sono fatte da uomini per essere utili alla libertà. «Possono mutare maggioranze e minoranze, ogni legge può venir proposta o abrogata o perfezionata, e possono mutare alleanze e programmi, ma il mutamento sarà democratico solo a patto che siano rispettate le regole della democrazia».

Contro l’avanzare di società chiuse, Popper auspica la realizzazione di società aperte. Nella società aperta, in cui gli uomini hanno imparato «a basare le loro decisioni sull’autorità della propria intelligenza», quando non si è d’accordo, fra discussione o violenza si sceglie la prima. In democrazia come in scienza (in cui le teorie possono cambiare se non portano ai risultati desiderati purché nel rispetto del metodo scientifico; in cui non c’è progresso senza nuove ipotesi) Popper è riformista gradualista: principi imperfettisti; cura dei mali effettivi del presente e non promesse di miracoli futuri; cambiamenti parziali e non totali; niente fini assoluti che giustifichino ogni mezzo; contro violenza e fanatismo.

A che cosa crede l’Occidente? Questo il titolo di una conferenza che Popper tiene a Zurigo nel 1958, questa la domanda da cui ripartire. «L’unità dell’Occidente su un’idea, su una fede, su una religione, sarebbe la fine dell’Occidente, la nostra capitolazione, il nostro assoggettamento incondizionato all’idea totalitaria». Senza libertà non c’è giustizia e neanche sicurezza. Non possiamo sacrificare sull’altare della sicurezza la libertà: «Soltanto la libertà può rendere sicura la sicurezza», scrive altrove. Per il filosofo della scienza, un governo che si regge su privilegi e paura si chiama dittatura.

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Laureata in "Scienze Filosofiche" presso l'Università di Catania. Giornalista pubblicista, collabora col Sicilian Post dal 2018, curando la rubrica "Il filo di sofia" e occupandosi di tematiche legate alla cultura e all'ambiente.

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