Nella seconda giornata di lavori del terzo workshop internazionale “Il giornalismo che verrà” promosso dal Sicilian Post, la mattinata è stata dedicata al rapporto tra giornalismo, critica e comunicazione della cultura. Nel pomeriggio invece sono stati oggetto di discussione il futuro dell’informazione locale e del mestiere di cronista.

Il racconto del cinema tra giornalismo e critica. «La distanza tra giornalista e critico cinematografico è quasi sparita, non perché non ci sia differenza nel loro lavoro, ma perché i giornali stessi non vogliono più questa distinzione» ha denunciato Alessandra De Luca, direttrice del 67° Taormina Film Fest insieme a Federico Pontiggia, anche lui ospite della conferenza. «Oggi nei giornali c’è uno spazio molto ridotto riservato alla critica» ha aggiunto Pontiggia. Nelle poche righe concesse al cinema nei quotidiani sono più graditi pezzi di colore che vere e proprie recensioni. Una professione marginalizzata e sempre più inaccessibile per le nuove leve: «Per essere critico di professione occorre essere pagati, altrimenti lo si fa solo per hobby. Questa è una realtà con cui molti giovani si scontrano» ha chiarito Pontiggia. Nel panorama odierno, in cui contenitori come Netflix offrono tantissimi film, bisogna possedere gli strumenti per orientarsi: «Il critico cinematografico è una guida di fronte alla moltitudine di film ammassati come vestiti in offerta in una cesta» ha detto la De Luca, auspicando che l’educazione all’audiovisivo diventi una materia scolastica. Pontiggia ha ribadito: «Il critico è aperto all’eterodossia e deve stimolare la voglia di non omologarsi agli algoritmi imposti dal web. La differenza tra influencer e critico è che il primo è pagato per dire che una cosa è bella, il secondo per dire se è bella, senza scrupoli e senza essere fan». Con un accenno all’imminente Taormina Film Fest, i due in conclusione hanno annunciato che il programma si concentrerà sulla qualità, nell’ottica del «vedere meno, ma meglio».

Comunicazione dello spettacolo: quale futuro? Fenomeni come Frida Bollani Magoni, Giovanni Allevi, Andrea Bocelli: bluff costruiti dalla società o grimaldelli per avvicinare la massa a un genere di musica considerato elitario? Questo il tema del dibattito animato da Biagio Scuderi (direttore Comunicazione “Società del Quartetto di Milano) e Raffaella Silipo (responsabile spettacoli de “La Stampa”) introdotto e moderato da Graziella Seminara (presidente Istituto Musicale Vincenzo Bellini) e Giorgio Romeo (direttore del “Sicilian Post”). «La musica classica è indietro sul piano della comunicazione, non riesce a coinvolgere la massa perché non ha un buon piano di storytelling. Basti pensare che a “La Scala” non c’è un ufficio stampa» ha lamentato Scuderi. La Silipo ha condiviso questa opinione facendo riferimento alla sua esperienza in un grande giornale generalista: «“La Stampa” ha avuto grandi critici musicali a scrivere recensioni di musica classica. Il problema è che gli amanti di questo genere sono un’élite di vecchia generazione e se non si attraggono anche i giovani non avremo più nessuno a cui comunicare la cultura alta». In un anno in cui non ci sono stati concerti, la pandemia ha fatto capire che la condivisione culturale non è scontata. «Una comunità – ha affermato la giornalista – si fonda anche sulla cultura condivisa e i giornali possono contribuire a diffonderla. Se anche una persona sola, dopo aver ascoltato Bocelli, si innamorasse dell’opera lirica, sarebbe già una conquista». Differente il punto di vista di Scuderi: «La musica classica non deve essere solo elitaria, ma il modo per farla apprezzare non è creare fenomeni “figli di”. Il vero rimedio sarebbe comunicare bene per combattere l’analfabetismo culturale, anche con migliori collegamenti tra i vari media». In conclusione, la Silipo e Scuderi hanno trovato un punto d’incontro: «Non sempre un musicologo è un bravo comunicatore e non sempre un giornalista sa comunicare in termini di musica: per questo è fondamentale un buon critico musicale, che abbia alle spalle una formazione da comunicatore».

The future of local news. La digitalizzazione, grazie alla quale tutto il mondo è connesso, può contribuire a migliorare l’informazione locale. A darne prova il dialogo tra Madhav Chinnappa (director of News Ecosystem development at “Google”), Jeff Jarvis (Newmark School of Journalism” at “City University New York”) e Anna Masera (public editor “La Stampa”) introdotto da Karen Schinnerer (console per la stampa e la cultura Consolato Usa, Napoli). «Noi giornalisti pensiamo a Google come a un competitor dal budget illimitato. In realtà sarebbe più opportuna una collaborazione: come può Google aiutare il sistema di informazione locale?» la questione posta dalla Masera. A rispondere Madhav Chinnappa: «Non dobbiamo entrare in conflitto con le piattaforme di informazione, ma trovare una collaborazione». A riprova, il fatto che Google con il Digital News Innovation Fund (DNI) ha investito nel mondo dell’informazione: «Gli obiettivi che guidano le nostre iniziative – ha proseguito Chinnappa – sono tre: dare notizie di qualità, migliorarne la condivisione e implementare le tecnologie a disposizione di editori e giornalisti». A evidenziare il punto di incontro tra informazione locale e digitalizzazione è stato Jarvis: «Si pensi al caso George Floyd e al movimento Black Lives Matter. Tutto è partito da un fatto locale di Minneapolis e ha raggiunto una risonanza internazionale. Internet serve anche a questo, purché se ne faccia un uso responsabile». In questo contesto digitale la missione del giornalista non cambia, cambiano solo i mezzi di comunicazione: «Il giornalismo è lo specchio della società e deve fornire al pubblico le informazioni della quotidianità di cui ha bisogno. La prima abilità di un giornalista è la capacità di ascolto alle comunità e dare loro voce. Solo dopo, Internet potrà consentirne una diffusione globale» ha concluso Jarvis.  

La figura del cronista ieri, oggi, domani. L’ultimo incontro della giornata ha visto protagonisti il reporter de “La Sicilia” Mario Barresi, Sandra Figliuolo, cronista giudiziaria di “Palermo Today”, e Guido Tiberga, caporedattore Province “La Stampa”. A introdurre e moderare Giulio Francese e Daniele Ditta, presidente e revisore dei conti ODG Sicilia. «Oggi le dirette social cercano di sostituire la cronaca tradizionale, ma il vero giornalista non si limita a trasmettere un video con pigrizia. Il cronista deve recarsi in loco e radicarsi al territorio» ha detto Barresi. «Anche se ormai non c’è più un contratto di assunzione e non ci sono più trasferte pagate – ha sottolineato la Figliuolo – i cronisti devono continuare a fare il proprio mestiere pensando ai cittadini che hanno bisogno di conoscere la verità» ha sostenuto la Figliuolo. «Limitarsi ai comunicati stampa inviati dalle forze dell’ordine è sintomo di pigrizia: il vero giornalista cerca la notizia» ha aggiunto la cronista. A darle sostegno è stato Tiberga: «La carenza di personale, la fretta di pubblicare non sono giustificazioni per limitarsi ad un comunicato senza sforzarsi di andare oltre: in questo modo il giornalista diventa un semplice portavoce e finisce per appiattire l’informazione».

Gli appuntamenti di domani. Domani, 19 giugno, altri appuntamenti: alle ore 9.00 Giovanni Parapini (direttore “Rai per il Sociale”), Monica Zapelli (sceneggiatrice) e Roberto Di Bella (presidente del tribunale per i minorenni di Catania) converseranno con Ornella Sgroi (giornalista “Buone Notizie” del Corriere della Sera) sul tema “Raccontare il bene: audiovisivo e sociale”. A seguire alle 11.15 si parlerà de “Il graphic novel giornalistico” con Marco Grasso (curatore area mostre Etna Comics) e Lelio Bonaccorso (fumettista e illustratore). A concludere il terzo giorno di lavori alle ore 16 sarà un dibattito su “Le primavere arabe dieci anni dopo”, con Fernando De Haro (direttore “La Tarde”, Cope), Maria Pia Farinella (giornalista Rai), Domenico Quirico (inviato “La Stampa”) e Giuseppe Di Fazio (presidente Fondazione DSe).

L’evento  è organizzato dal “Sicilian Post” con i patrocini di “Fondazione Domenico Sanfilippo editore”, “Università degli Studi di Catania”, “Scuola Superiore di Catania”, “DISUM UniCt”, “Accademia di Belle Arti di Catania”, “Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania”, “Teatro Stabile di Catania”, “Ordine dei Giornalisti di Sicilia”, “Comune di Catania”, “Consolato degli Stati Uniti d’America, Napoli”, “The European House – Ambrosetti” e “Rai per il Sociale”. Il programma vede anche dei panel organizzati in collaborazione con “67° Taormina Film Fest” e “Etna Comics”. L’evento vanta la media partnership della “TGR Rai” e la sponsorship di Zaccà Sport, Netith e Ionia Caffè. Main sponsor dell’iniziativa è “Google” attraverso il programma “GNI”.

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