Sicilia, Festival al tempo del green pass
Solo vaccinati allo show di Bruce Springsteen al “St. James Theater” a Broadway. È quanto hanno deciso gli organizzatori dell’evento su richiesta dello stesso Boss tra le polemiche, subito messe a tacere, di qualche no vax. Dal 6 agosto anche in Italia soltanto chi è in possesso del “green pass” potrà assistere a un concerto o a uno spettacolo di prosa. Una misura per porre un freno all’avanzare delle nuove insidie della pandemia, sotto forma della variante Delta, che si aggiunge alle regole già fissate dal governo: ovvero, capienza ridotta al 50%, con un massimo di mille spettatori salvo deroghe regionali all’aperto e di 500 nei luoghi chiusi, mascherine, garantire i distanziamenti previsti dalla legge e, ma non obbligatorio, misurazione della temperatura all’ingresso. Da venerdì 6 agosto soltanto chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino ed è munito di green pass potrà accedere. In alternativa, potrà presentare il certificato relativo al tampone negativo effettuato entro 48 ore.
«Ma noi come facciamo a controllare in questo secondo caso?», chiede Pompeo Benincasa, annunciando la richiesta urgente di Assomusica al governo. «Siamo stati forniti di una app per controllare i green pass che funziona rapidamente, ma nel caso dei tamponi l’esito è certificato da un referto medico. Dovremmo ritirare la copia per far fronte ai controlli, altrimenti si rischia di incorrere nelle multe». Il patron di Catania Jazz non nasconde la sua preoccupazione alla vigilia del Milo Jazz Superior festival che si svolgerà all’Anfiteatro “Lucio Dalla” dal 5 all’8 agosto e che vedrà in scena, fra gli altri, Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, il quintetto di Stefano Di Battista con lo spettacolo “Morricone Stories” e Suleyman Erguner Mevlana Ensemble Whirling Dervishes, ovvero i leggendari Dervisci Rotanti, per un omaggio a Franco Battiato. «Abbiamo avuto solo due richieste di rimborso all’annuncio del “green pass”, inizialmente il ritmo di vendita dei biglietti sembrava rallentato, ma adesso sta riprendendo», spiega Benincasa. «Già questa estate si sta rivelando un disastro, soprattutto nel jazz, da Pordenone a Zafferana. Solo i “big” riescono a riempire i mille posti consentiti, per tutti gli altri è un successo se arrivano a un centinaio. Noa, che ho in tour, sta andando bene, anche i Dervisci stanno sui 700 biglietti venduti, ma molti altri stentano».
Il “green pass” debutta in Sicilia proprio nel periodo dei festival. A Castelbuono, sulle Madonie, venerdì 5 agosto, dopo un anno sabbatico causa Covid, ritorna l’Ypsigrock in versione “tiny but needed”, ovvero piccolo ma necessario, con un programma minimalista e una capienza ridotta al 40%. Fra gli ospiti più attesi del boutique festival dell’estate siciliana, l’islandese Ásgeir, la band italiana Iosonouncane, che eseguirà l’album Ira, uscito pochi mesi fa, Dardust, il producer dei più importanti successi della musica italiana degli ultimi anni, i Molchat Doma, la band bielorussa post-punk e post-industriale, e Clap Your Hands Say Yeah in solo che vedrà Alec Ounsworth, fondatore, frontman e da tempo one man band del progetto americano, esibirsi in un set intimo che metterà in risalto le sue qualità di cantautore. Le esibizioni si svolgeranno nel centro storico di Castelbuono, su due degli iconici palchi del festival: l’Ypsi Once Stage di piazza Castello e l’Ypsi & Love Stage, all’interno del Chiostro di San Francesco.
«Come affluenza siamo in linea con le scorse edizioni, relativamente agli spazi ridimensionati», annuncia l’ufficio stampa Maurizio Turrisi. «Al “sold out” mancano pochi biglietti e dovremmo raggiungere la capienza massima che è intorno ai 600 spettatori». Il “green pass” non sembra aver frenato il “popolo del rock”. Per chi si presenterà sfornito, l’Ypisgrock, in collaborazione con il Centro Controllo Qualità Rischio Chimico e Biologico – Laboratorio Tecnico Protezione Civile, metterà a disposizione del pubblico del festival un presidio presso l’Aula Consiliare del Comune di Castelbuono che effettuerà il servizio in loco al prezzo di 15 euro.
Un servizio simile verrà approntato anche Milazzo, in occasione del Mish Mash Festival. «Con l’Asp di Messina, che è tra i nostri partner, stiamo cercando di offrire questo servizio aggiuntivo», annuncia Lucrezia Muscianisi, direttrice della rassegna. Che non nega che l’introduzione del “green pass” stia creando difficoltà. «La gente non ci chiede il rimborso, ma informazioni che non spetterebbe a noi fornire: dove trovare il “green pass”, quando arriva, dove fare il tampone. Noi possiamo provvedere ai tamponi, ma il sistema del “green pass” è fuori dal nostro controllo».
Il Mish Mash l’anno scorso ha saltato l’appuntamento a causa della pandemia. E «quest’anno affrontiamo l’edizione più difficile di tutte», confessa Lucrezia Muscianisi. «Solo in aprile abbiamo cominciato a mettere in piedi questa quinta edizione, quando invece s’inizia sette mesi prima. E poi la macchina burocratica e amministrativa è diventata ancora più complessa di quanto non lo fosse prima». Se l’Indiegeno Fest di Patti/Tindari s’è dovuto arrendere, il Mish Mash ha raccolto la sfida. Pur sfrattato dal Covid dal Castello di Milazzo, luogo-simbolo del festival, scenario di concerti, performance, installazioni e mostre, sebbene costretto a adeguare il cartellone alle nuove esigenze imposte dalle disposizioni sanitarie, ha rilanciato. Con una nuova location – l’Area Marina protetta di Capo Milazzo – immersa tra gli olivi sull’orlo della scogliera e un programma che rispetta la filosofia “mish mash” del festival: sonorità diverse, dal rapper ai cantautori, dall’elettronica all’indie, «ma da ascoltare questa volta seduti negli 800 posti disponibili». Tre donne, Margherita Vicario – attrice, cantautrice e rapper – Gaia – cantautrice tra Mediterraneo e Sudamerica – e Ariete – bedroom it.pop -, sono i simboli della quinta edizione del Mish Mash. Marco Castello, Tutti Fenomeni, Vipra, Adriano e Marco Sindoni gli altri nomi in cartellone. A inaugurare la quattro giorni di musica (8-11 agosto), sarà un omaggio a Franco Battiato con lo spettacolo Meccaniche celesti del compositore milazzese Michele Catania commissionato dallo stesso festival. «È la prima produzione del Mish Mash», annuncia Lucrezia Muscianisi. «Una prima assoluta e l’inizio di una serie di produzioni originali da esportare oltre Milazzo». Come dice Albert Einstein, «la creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi, supera se stesso senza essere superato».
Il Mish Mash fa parte dell’associazione “festival esperienziali” siciliani, che allo spettacolo unisce anche la promozione del territorio. Un circuito che in Sicilia coinvolge appuntamenti che hanno attratto più di 120mila utenti all’anno generando un indotto turistico ed economico di oltre 20 milioni in tre anni e che coinvolge migliaia di lavoratori. Ultimo arrivato l’Opera Festival che debutterà a Milo dal 27 al 29 agosto e dal 3 al 5 settembre e avrà per scenario l’Etna. In questa prima edizione, che ha per tema la Genesi, l’opera lirica di Franco Battiato, si spazia dal rap di Miss Keta & i DPCM al futuristico afropop londinese di Shingai, passando per i beat partenopei dei Nu Genea, le sonorità ancestrali del dio tamburo Alfio Antico e il pop in dialetto palermitano di Alessio Bondì. E, ancora, l’esotic lounge di Nicola Cruz, i paesaggi sonori di Christophe Chassol, i timbri vocali elettronici di Ginevra Nervi, il poliedrico cantautore siculo-inglese Sergio Beercoock, la cantautrice italo-colombiana Joah Thiele.