«Ripartire dal basso, con la collaborazione tra pubblico e privato, è l’elemento chiave per la rinascita»: sono le parole di conforto in questo periodo critico di Giorgio Vittadini – presidente della Fondazione per la Sussidiarietà insignito dell’Ambrogino d’oro quest’anno – che ieri ha preso parte alla lezione “Democrazia, sovranità popolare e decisione politica” organizzata dalla sua fondazione e da Futurlab all’interno del ciclo di incontri della Scuola di Formazione Politica per il Bene Comune. Al congresso hanno partecipato anche Luigi Fiorentino e Francesco Tufarelli, rispettivamente consigliere e dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roberto Lagalla, assessore Formazione e Istruzione della Regione Siciliana, e il giornalista Giuseppe Di Fazio in qualità di moderatore.

IL POPOLO PER IL POPOLO. «Quando l’Italia nacque nel XIX secolo c’erano molte disuguaglianze e per superarle sorsero movimenti come quello operaio e quello cattolico» ha spiegato ancora Vittadini alludendo alle origini umili e popolari della nostra nazione. «Nel secondo dopoguerra – ha poi continuato – l’Italia ripartì da una parte grazie ai fondi ricevuti dal Piano Marshall, dall’altra grazie all’impegno volontario di privati come Don Gnocchi, celebre educatore». Emergono chiaramente in queste parole le allusioni alla situazione attuale e all’esigenza di rinascita: «Oggi bisogna ritornare a quel principio di sussidiarietà orizzontale, alla mediazione parlamentare tra politici e persone. Democrazia è l’impegno del popolo per il popolo, è l’educazione dei giovani affinché acquisiscano le stesse capacità dei padri che realizzarono la nostra Costituzione».

INVESTIRE SUI GIOVANI.Per educare i ragazzi e far sì che riacquisiscano fiducia nelle istituzioni, esse devono intervenire. Questo è l’augurio del consigliere Fiorentino: «La politica non si occupa solo di economia, ma investe nella scuola, offrendo istruzione anche ai meno abbienti. Da parte delle scuole e delle università deve esserci però una risposta: sarebbe auspicabile un legame diretto tra università, ricerca e pubblica amministrazione che consenta un immediato ricambio generazionale e un potenziamento dei funzionari».

DIVARI DA COLMARE.Garantire l’istruzione a tutti non è impresa facile, come sottolineato da Di Fazio, che ha denunciato ancora una volta il mancato avvio dell’ultimo biennio dei Corsi di Formazione Professionale in Sicilia, atteso da molti studenti. A questa constatazione ha risposto l’assessore Lagalla: «Il primo biennio è già partito, il secondo sarà avviato all’inizio del 2021. È necessario offrire istruzione ai giovani, eliminare il divario sociale e oggi, con la didattica a distanza, sopperire al digital divide. La Sicilia sta reagendo bene a ciò: da una parte la Regione è pronta a investire 120 milioni nella formazione, dall’altra la sussidiarietà tra scuola e istituzioni ha permesso all’isola di piazzarsi al decimo posto in Italia per copertura della DAD».

SENTIRSI UNA COMUNITÀ. La Sicilia fa parte di quel sud che deve cogliere da questa crisi mondiale l’opportunità di rinascere. L’auspicio del dirigente generale Tufarelli è stato il seguente: «Non bisogna più operare “per il Sud”, ma “con il Sud”. Il meridione è la chance per investire i fondi che riceveremo dall’Europa della NextGeneration: i politici devono mettere da parte le proprie esigenze e guardare a lungo termine, verso le generazioni, soddisfare le necessità di tutti investendo il denaro nell’interesse del bene comune». Oggi più che mai si è riscoperto il valore dell’Europa e la necessità di farne parte: «Nell’era della globalizzazione bisogna vivere in comunità e smettere di parlare dell’Unione Europea in terza persona: noi, l’Italia, siamo parte di questa Unione dalla sua nascita» ha concluso Tufarelli.

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