«Anche se potrebbe apparire una forma di ottimismo sconsiderato, sono convinta che l’informazione stia vivendo una nuova golden age. Ho creato la puntata pilota del podcast Rame a costo zero, imparando da un tutorial come fare editing audio e mettendo a frutto le mie competenze da musicista. Fino a qualche anno fa tutto questo non sarebbe stato possibile». È una coraggiosa iniezione di fiducia, quella che Annalisa Monfreda ha voluto consegnare al pubblico della serata conclusiva della sesta edizione del workshop internazionale “Il giornalismo che verrà”, che anche quest’anno – grazie al supporto di enti pubblici e privati – ha dato la possibilità a giornalisti provenienti da tutto il Paese di prendere parte a titolo gratuito a un corso che ha approfondito alcune delle sfide dell’informazione contemporanea. Il progetto promosso dal Sicilian Post in collaborazione con Isola e con i patrocini dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, della Scuola Superiore di Catania e dell’Accademia di Belle Arti di Catania. Sponsor dell’iniziativa è Crédit Agricole Italia

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Da sinistra: Armando Lo Prinzi, delegato Direzione regionale Sicilia di Crédit Agricole Italia, e Annalisa Monfreda, founder di Rame

L’evento, che si è svolto sabato 18 maggio presso Isola Catania, è stato anche l’occasione per conferire alla giornalista pugliese – già direttrice di Donna Moderna e oggi impegnata con il progetto Rame, incentrato sull’educazione finanziaria – il premio “Il giornalismo che verrà 2024”.  «Qualche anno fa – ha raccontato Monfreda – mi sono accorta che esisteva un vuoto informativo sui temi dell’economia personale e dell’utilizzo del denaro, soprattutto tra le donne. Con Rame abbiamo voluto cambiare la narrazione: partendo dalle storie, che rimangono il fondamento del buon giornalismo, siamo riusciti ad intercettare un bisogno diffuso e a fare in modo che attorno ad esso nascesse una community». A consegnarle la targa è stato Armando Lo Prinzi, delegato Direzione regionale Sicilia di Crédit Agricole Italia; «Siamo felici di aver sostenuto iniziative che arricchiscono il territorio come il workshop del Sicilian Post e intessono collaborazioni importanti con progetti  come quello di Annalisa Monfreda che affronta tematiche che ci stanno molto a cuore». 

Il giornalista e consulente Madhav Chinnappa (a schermo) e il direttore del Sicilian Post Giorgio Romeo

Nel corso della serata sono intervenuti anche Giuseppe Di Fazio, docente di giornalismo al DISUM dell’Università di Catania e ideatore del workshop, Madhav Chinnappa, consultant e già director of News Ecosystem Development di Google,e Laura Silvia Battaglia Al-Jalal, reporter di guerra catanese e docente di giornalismo alla Cattolica di Milano. E proprio dell’importanza di ascoltare le comunità e venire incontro alle esigenze del territorio ha discusso il giornalista britannico nel suo dialogo con il direttore del Sicilian Post Giorgio Romeo: «Durante i miei anni a Google ho avuto modo di conoscere e supportare diverse realtà locali che danno risposte ai bisogni delle persone. Mi viene in mente, ad esempio, Mensagem, una realtà editoriale che si occupa esclusivamente di quanto accade in un singolo quartiere di Lisbona». Dallo spirito di servizio dovrebbe, secondo Chinnappa, lasciarsi guidare l’approccio di giornalisti ed editori alle nuove sfide lanciate dalla tecnologia: «Credo occorrerebbe qualcosa di simile ad un “giuramento di Ippocrate” per l’uso responsabile dell’IA generativa. Anche se i quadri normativi  stentano a tenere il passo dei cambiamenti di questi strumenti, sono comunque parte della soluzione, anche per il loro ruolo nel rafforzare la fiducia degli utenti prescrivendo regole più trasparenti».

Da sinistra: il segretario dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia Daniele Ditta; la giornalista Laura Silvia Battaglia Al-Jalal

Aspetti sui quali si è soffermato anche il segretario dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Daniele Ditta: «In un’epoca di così grandi trasformazioni per il mondo dell’informazione, il mestiere di giornalista ha bisogno più che mai di tornare alle origini, ovvero alla volontà di verificare in prima persona i fatti che si vogliono raccontare. Se gli strumenti tecnologici possono essere una risorsa, la guida dei buoni maestri, di cui questo workshop è ricco, è indispensabile». Il segretario Ditta ha poi consegnato alla reporter catanese Laura Silvia Battaglia Al-Jalal la targa del premio “Il giornalismo che verrà 2023”, che la stessa era stata impossibilitata a ritirare l’anno scorso. «Quando sono partita da questa città e ho lasciato la redazione de La Sicilia – ha confessato durante la suo conversazione con il direttore del quotidiano etneo Antonello Piraneo  – ero un po’ amareggiata, ma al tempo stesso consapevole del grande bagaglio che mi sarei portata dietro grazie all’influenza dei miei mentori, tra cui proprio il mio amico Antonello insieme con Maria Lombardo e Giorgio De Cristoforo». La giornalista ha poi ricordato le sfide che, ancora oggi, deve affrontare chi, come lei, sceglie di raccontare le sofferenze della guerra: «Quando entrano in gioco grandi interessi economici ed esistenziali, come quelli che caratterizzano le tensioni in Medio Oriente, è difficile mantenere l’equidistanza. In certi luoghi non è possibile recarsi e ne nasce un vuoto informativo che lascia spazio ad un racconto fazioso. Altre volte, si subiscono delle pressioni che influenzano l’indipendenza del proprio racconto. Ciò che finora ha rappresentato un pilastro delle nostre democrazie oggi è in crisi e tutto ciò si riflette direttamente sulla qualità dell’informazione».

La serata ha anche incluso un momento dedicato alla musica, con la performance del quartetto d’archi dell’orchestra “MusicaInsieme a Librino” che ha eseguito il Quartetto per archi n. 4 in do maggiore, K 157 di Mozart.

Il quartetto d’archi dell’orchestra “MusicaInsieme a Librino”

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