Il fotoreporter catanese si è aggiudicato per la seconda volta il prestigioso contest “Word Press Photo”. Nella sua immagine l’orrore del conflitto siriano, la barbarie dell’Isis, ma anche un prezioso frammento di umanità

Il catanese Alessio Mamo si è aggiudicato il secondo posto della 63° edizione del contest fotografico World Press Photo. Si tratta di un concorso di fotogiornalismo diviso in varie categorie e che ogni anno prevede una mostra itinerante in tutto il mondo. Quest’anno l’esposizione sarebbe dovuta arrivare anche a Palermo, ma il lockdown causato dalla pandemia in corso non permetterà lo svolgimento della mostra, che nel frattempo è stata rimandata a data da destinarsi.

La foto con la quale Alessio Mamo ha ottenuto il secondo posto rientra nella categoria “General News” e porta il titolo di Russian Mother and her child at Al-Hol Camp. Lo scatto ritrae infatti una donna musulmana con un bambino in braccio, suo figlio. Gli accarezza una guancia, forse lo sta baciando in testa, nascondendo tutta la preoccupazione di una madre che fa la fila per andare verso la clinica del campo profughi di Al-Hol, nel Nord-Est della Siria. Suo figlio ha gli occhi stanchi, ma tanto indagatori, forse aveva pianto da poco. Non si sta rendendo conto di nulla: sa solo che la madre sta soffrendo e che anche ciò che gli sta attorno trasmette tanta afflizione. Oltre alla madre, altre due donne sono di spalle: solo una guarda la scena, di fronte, impassibile dietro il suo burqa integrale che non lascia intravedere neppure gli occhi. Una scena inquietante, dove la rete di protezione rende tutto più drammatico.

Il successo di Alessio Mamo non è però una novità. Si tratta infatti della seconda occasione in cui il fotografo catanese si è aggiudicato il premio: infatti, nel 2018 aveva vinto con la foto di Manal – già commentata su questa rubrica – una ragazzina irachena di 11 anni con una maschera sul volto, utilizzata come protezione dopo aver subito numerosi interventi chirurgici a causa di un’esplosione nel corso della guerra.

L’immagine che lo scorso 16 aprile è stata proclamata fra le più belle del mondo fa parte di un reportage realizzato da Mamo insieme alla giornalista Marta Bellingreri, che racconta le storie di migliaia di rifugiati, molti dei quali donne e bambini di sospetti combattenti dell’Isis sfollati dal Nord della Siria. «Per la seconda volta in tre anni – racconta – ho l’onore di essere tra i vincitori del World Press Photo. Ciò è un onore e in qualche modo compensa la grande fatica che si fa al giorno d’oggi per essere un fotoreporter indipendente. “Russian Mother and her Child at Al-Hol Camp” è una storia molto diversa da quella di Manal, ma allo stesso tempo molto vicina. Queste due foto sono legate da un filo comune che è la sofferenza del post Isis in Iraq e in Siria, sopratutto per le donne e i bambini».

Per la 63esima edizione del World Press Photo i giudici hanno esaminato 73.996 fotografie di 4283 fotografi provenienti da 125 Paesi diversi. Alessio Mamo è un fotografo freelance, laureato in chimica e, nel 2007, anche in fotografia all’Istituto Europeo di Design di Roma. Nel 2008 ha iniziato la sua carriera da fotogiornalista volgendo il suo obiettivo verso temi sociali, politici ed economici contemporanei. È molto sensibile ai fenomeni migratori e a quelli riguardanti i rifugiati, a partire dalla Sicilia fino al Medio Oriente e all’Asia. Le sue foto sono state pubblicate su importanti giornali e riviste internazionali come Times, Newsweek, Le Monde, Der Spiegel, The Sunday Times, Stern, National Geographic, Geo, L’espresso, The Guardian, Focus Historia e Marie Claire.

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