“Un volo di farfalle rosse”: il dialogo come antidoto alla violenza

Sarà presentato il prossimo 29 marzo a Catania l’ultimo romanzo di Letizia Di Benedetto, scrittrice originaria di Scordia. Nella sua opera trova spazio un’ampia riflessione sulla vita di coppia e la sua incomunicabilità, valevole sia per gli uomini che per le donne, nonché sulla dipendenza affettiva nei confronti dei genitori e su temi di scottante attualità

Non deve essere per forza la giornata nazionale contro la violenza sulle donne per parlare di certi argomenti e ribadire, ancora una volta, quanto è importante rispettarne la loro e l’autonomia, senza tentare di prevalere su di loro con la forza, con le parole o con i giochetti psicologici.

Ruota attorno a questi argomenti Un volo di farfalle rosse (Europa Edizioni), l’ultimo romanzo di Letizia Di Benedetto presentato l’8 marzo a Scordia e che arriverà anche a Catania il 29 marzo, alle 18.30, negli spazi dello Student Lab di via Firenze, dove l’autrice sarà accompagnata dalla presidente di Leo Club Catania Nord Emma Petrosino e dalle musiche del chitarrista Flavio Costantino Burtone.

LA SCRITTURA NASCE DALLA VITA. Lo porterà presto anche a Rimini e a Torino, per poi proseguire con altri appuntamenti estivi, Letizia Di Benedetto, casalinga di Scordia che da sempre ha la passione per la scrittura, tant’è che fin da ragazza le amiche apprezzavano i temi che scriveva in classe e oggi non si meravigliano del debutto dell’amica nel mondo degli scrittori. «Non ci ho mai badato – dice lei – io scrivo, qualsiasi cosa mi venga in mente mi siedo e scrivo. Un pensiero, una meditazione, un avvenimento personale che nel tempo sono diventati dei racconti, pubblicati e premiati con i premi nazionali di letteratura dedicati a Rita Levi Montalcini e Alda Merini, per citarne alcuni».

Proprio questi riconoscimenti sono stati interpretati come una prova del suo talento e del fatto che quello che scriveva veniva apprezzato dal pubblico dei lettori. E così ne ha scritti altri e altri ancora. «Spesso – chiarisce – sono spunti di vita privata e reale che colgo, mi colpiscono e scrivo romanzandoli per raccontarli». Come Un volo di farfalle rosse, storia che racconta le diverse fasi di vita di una bambina, poi adolescente, donna, compagna, sposa, madre. «Spazia in tutti i suoi tempi e le sue vicissitudini – spiega la scrittrice – legate in primo luogo all’incomunicabilità che si crea all’interno della vita coniugale, che diventa violenza verbale e, in qualche caso, psicologica e fisica. E che porterà, nelle varie difficoltà che incontra questa coppia, a situazioni non molto facili e ad epiloghi non molto felici».

LA FORZA DEL COMUNICARE. Un testo che dovrebbe servire da insegnamento e che andrebbe letto tanto dalle donne quanto dagli uomini. «Se volessimo trovare una spiegazione a tutto quello che sentiamo oggi in televisione e leggiamo sui giornali ci renderemmo conto che basterebbe un’educazione al dialogo e all’espressione verbale adeguata e corretta, nel rispetto dell’altra persona. Ma non è solo questo il tema principale – aggiunge. Il libro è un invito a riflettere anche sulla dipendenza affettiva. Entrambi i protagonisti, infatti, sono vittime di dipendenza affettiva nei riguardi dei genitori, che spinge a chiedersi che peso hanno e dovrebbero avere i genitori nella propria vita e nella vita che ci creiamo».

Con i suoi due figli, un maschio e una femmina, Letizia Di Benedetto ha cercato di impostare un dialogo scevro da questo tipo di problematiche, per evitare quei problemi a cui era andata incontro da figlia, prima che da madre. «Ho fatto tesoro delle mie esperienze personali per non ripetere gli stessi errori, e credo di esserci riuscita o comunque di aver fatto del mio meglio».

DONNE MA NON SOLO. Se da una parte il nuovo romanzo, disponibile in libreria e online, è stato pubblicato ufficialmente il 27 dicembre e sta ancora girando per il tour, dall’altra ci sono già due storie nuove da scrivere in cantiere. Esperienze che ancora una volta riguardano l’universo femminile, ma destinate a un pubblico variegato. «Non vorrei che i miei romanzi fossero considerati “per le donne” – sottolinea la scrittrice – perché offrono diversi spunti anche per un ragazzo che, leggendoli, può entrare in contatto e comprendere certe tematiche, aprendo la propria mente e sensibilizzandosi su alcuni aspetti di cui non ha ancora percezione. E leggendo determinate storie – conclude – può capire come alcuni atteggiamenti non siano da considerare “giusti” o “normali”. E prendere coscienza di un problema, ne sono convinta, è già l’inizio della sua risoluzione».

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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