Seicento pagine per raccontare la grande artista. Il volume Mille e una Callas è stato presentato al Teatro Massimo Bellini in un evento per il ciclo coordinato da Maria Rosa De Luca

Era necessario un altro volume su un personaggio tanto abusato come Maria Callas? Norma, Violetta, Rosina, Medea, Lucia sono solo alcune delle indimenticabili eroine portate in scena dalla Divina, la cui fama mondiale è nota anche al di fuori dell’ambito operistico e la cui vita viene interpretata e approfondita di continuo. Presa in considerazione una bibliografia vastissima con biografie e indagini condotte da studiosi internazionali in cui la vita della diva viene vagliata nei minimi dettagli, e solo accennando alle sue trasposizioni cinematografiche per mano di registi quali Fellini e Zeffirelli, la risposta più ovvia alla domanda sopra riportata tenderebbe al negativo. Perché, allora, questo volume ha le pretese di essere diverso dai suoi predecessori? Mille e una Callas, il saggio di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini (Quodlibet, 2017), risponde con un’unica parola: Shahrazād. Secondo il pensiero dei curatori, infatti, la figura sfaccettata di Maria Callas poteva trovare una rappresentazione adeguata e tendente all’esaustivo solo in parole plurilaterali provenienti da studiosi del cinema, del teatro, delle arti, nel pensiero di filosofi, di letterati, di sociologi. In questo modo, con la condivisione di molte storie e quindi con la pluralizzazione del medesimo soggetto, si ricomporrebbe l’unità sulla Divina e la si renderebbe ancora viva e pulsante sotto i nostri occhi; quasi fosse davanti a noi. 

LA PRESENTAZIONE. Il volume è stato recentemente presentato al foyer del Teatro Massimo Bellini, sul cui palcoscenico, nel lontano 1951 durante le celebrazioni del 150esimo anniversario della nascita di Vincenzo Bellini, Maria Callas impersonava Norma, eroina vicina all’animo della cantante. All’evento, coordinato dalla musicologa e storica della musica Maria Rosa De Luca e contestualizzato nel ciclo di conferenze “Non solo musicologia: dialogo fra saperi, hanno preso parte il regista Pier Luigi Pizzi e i docenti dell’Università di Catania Giovanni Biuso e Stefania Rimini e i due curatori del volume. Molto è stato detto e condiviso in questa presentazione. Madame Callas è stata rievocata dalla vivida memoria di Pizzi raccontando le sue impressioni tanto nel vederla esibirsi sulle scene sfoggiando una grande autorità quanto nell’aura di socialità che ella emanava fuori dal palcoscenico; è stata definita dionisiaca dal prof. Biuso citando Nietzsche per sottolineare la carnalità e la forte presenza della cantante; la prof.ssa Rimini ha invece evidenziato il rapporto “intimo e particolare” con l’intellettuale fuori dagli schemi Pier Paolo Pasolini, al quale la legava un’amicizia percepita attraverso le antenne dei due e con cui ha collaborato per l’unico film da lei girato, Medea, nel 1969. Insomma, il fenomeno Callas è stato toccato in modo variegato, anche ricordando il suo essere personaggio da rotocalco e in quanto tale giudicata dal pubblico a seguito di vicende e cambiamenti personali.

MARIA CALLAS COME SHAHRAZAD. Il lavoro di Aversano e Pellegrini integra molteplici punti di vista ed opinioni assemblandoli col fine di ricreare, nell’immaginario del lettore, quella figura unitaria e sfaccettata di un personaggio tanto dionisiaco quanto fiabesco il quale, proprio come la mitica Shahrazād che ha vissuto Mille e una Notte raccontando storie fantastiche al sultano ed interrompendole strategicamente, ha vissuto Mille e una Callas sapendo come ammaliare i palcoscenici del mondo con la sua voce unita alla sua presenza e avendo il potere di far parlare di sé anche a distanza di 40 anni. «La verità non è in un solo sogno, ma in molti sogni» e quelli della Callas raccontata in questo libro ci fanno immergere in una successione onirica che non si interrompe alle prime luci dell’alba.

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