E se, in mezzo ai quadri di un pittore che ha lasciato un segno nella storia dell’arte internazionale, si scoprisse all’improvviso che si nasconde una storia? Una con un inizio e una fine, con due personaggi principali, che si inseguono e si ritrovano fra una tela e l’altra, instancabilmente.

«Impossibile», verrebbe quasi da dirsi, perché nessuno potrebbe mai concepire una trovata di questo tipo, e soprattutto perché nessuno potrebbe avere la pazienza, il coraggio e la fortuna di trovarla, poi, quella storia nascosta fra ombre e colori. Ma se accadesse, se in una maniera imprevedibile e straordinaria tornasse tutto alla luce, non sarebbe il caso di raccontarla anche al resto del mondo?

Cristina Ki Casini, dopo essersi resa conto che l’insieme delle opere di Henri de Toulouse-Lautrec sembrava volerle svelare qualcosa, si è risposta di sì, che era proprio il caso di riportare alla luce le sue suggestioni, di partire da alcune delle tele più celebri dell’artista francese per creare una vera e propria graphic novel: si intitola Fino a 21, ed è da poco arrivata in libreria per Barta Edizioni, diventando un unicum nella storia dell’editoria.

Si tratta, infatti, di una vicenda creata da cima a fondo servendosi solo dei dipinti di Lautrec, combinati e raggruppati fra di loro attraverso una tecnica di assemblaggio chiamata mash-up, e che in genere viene utilizzata al cinema per creare a partire da diverse immagini una narrazione autonoma e a sé stante, proprio come accade qui fra Pier e Nanà, due giovani innamorati che vivono nella Francia del XX secolo, e che prendono vita fra le pagine di un elegante e insolito libro illustrato.

Lui, Pier, è un alter ego del pittore stesso, una creatura schiva e al tempo stesso profonda, che non sempre riesce a compiere la scelta giusta e che fra corse di cavalli, tradimenti e pensieri complessi si fa strada più nella vita che nell’amore. Lei, Nanà, è la donna che lo ama, che a tratti non lo capisce, che si sente respinta e infelice, ma che ha condiviso con lui dei momenti troppo importanti della sua vita per convincersi a dimenticarlo.

La loro vicenda alterna il punto di vista dell’uno e dell’altra in un crescendo di tensione e di emozioni, di colpi di scena e di nostalgie, che si sviluppano attraverso alcuni dei quadri che hanno reso immortale il loro autore: da A letto a La Goulue entra al Moulin Rouge, passando per molte delle sue ballerine e per altrettanti schizzi preparatori, disegni e ritratti, in un vortice che mescola l’arte e la passione amorosa, la scrittura e l’immagine, la realtà e la fantasia.

Se ne scrivo proprio oggi, a due giorni dal Natale, è perché penso che un libro del genere lascerebbe il segno soprattutto come regalo. Come sorpresa da lasciare discretamente sotto l’albero di una persona cara, per poi essere sfogliato e scoperto insieme, magari, o per stimolare l’immaginazione di chi – oltre alla lettura – ama certe atmosfere parigine della Belle Epoque.

Perché Fino a 21 non parla solo di stati d’animo personali, ma si inserisce in una cornice più ampia, nella quale c’è spazio per le paure e le speranze universali, per il fascino della capitale francese in tutti i suoi aspetti, per i colpi di scena e per la poesia di certe didascalie, per i dialoghi incalzanti e per le riflessioni che portano a legarci inesorabilmente a chi ci sta intorno, con una maestria e un’originalità che non hanno precedenti. Lascia il segno, l’idea di Cristina Ki Casini. Un segno che è grafico e letterario al tempo stesso, delicato e struggente, sorprendente e impeccabile. Un segno che forse esisteva già davvero fra le opere di Lautrec – ma che, se pure non c’era, bisognava proprio che qualcuno inventasse.

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