“Verga al Teatro Stabile”: una mostra per scoprire patrimoni sconosciuti
In occasione della settimana verghiana 2019, l’installazione realizzata dallo staff del TSC, visitabile fino al 13 aprile presso il Palazzo della Cultura di Catania, punta ad offrire ai visitatori uno sguardo contemporaneo sul grande scrittore, ripercorrendo con scenografie e oggetti di scena la trasposizione teatrale dei Malavoglia risalente al 1982. Un modo per ribadire il filo rosso che collega l’istituzione teatrale alla città
E se a celebrare Verga, in occasione della tradizionale settimana verghiana, fosse anche il Teatro Stabile di Catania a lui intitolato, non con una tradizionale pièce ma con un’insolita narrazione? “Verga al Teatro Stabile. Tracce, ricordi, suggestioni di un patrimonio effimero” è la mostra, visitabile dal 6 al 13 aprile presso la Sala ex Caffè letterario del Palazzo della Cultura, curata dalla direttrice artistica Laura Sicignano e realizzata da tutto lo staff del TSC. «La richiesta di contribuire alle celebrazioni verghiane – ha spiegato la direttrice – è arrivata dall’Assessore alle Attività e ai Beni Culturali, Barbara Mirabella, ed è stata da noi accolta con grande entusiasmo. Abbiamo infatti colto l’occasione per proporre alla città un’iniziativa classica, perché basata sull’esposizione di allestimenti che appartengono alla tradizione teatrale, ma con una modalità molto contemporanea, installandoli in un contesto insolito». L’esposizione ripercorre, attraverso 4 delle scenografie originarie di Roberto Laganà, i momenti salienti de I Malavoglia nell’adattamento teatrale di Ghigo De Chiara con la regia di Lamberto Puggelli, andato in scena allo Stabile nel 1982 e poi replicato nel 1998. In mostra anche alcuni “attrezzi del mestiere” come i costumi, il copione originale, i bozzetti realizzati dallo scenografo Laganà e l’ordine del giorno. «Da un lato – ha proseguito la direttrice – la mostra celebra l’opera verghiana attraverso l’apporto dello Stabile di Catania, dall’altro valorizza il lavoro di quello staff tecnico che non calca mai il palcoscenico ma che, come la punta sommersa dell’iceberg, è la componente più considerevole e importante di ogni spettacolo». Lo Stabile di Catania, che a febbraio aveva ospitato nel foyer del Teatro la mostra fotografica “Martiri” di Antonio Parrinello, diviene questa volta protagonista di un evento espositivo. «Con questa mostra- ha commentato la vicepresidente Lina Scalisi – il TSC intende ribadire la nuova linea culturale che lo caratterizza: rafforzare quel fil rouge che lega la città al teatro, ribadire il ruolo culturale di quest’ultimo, al di là della funzione performativa, e farne un luogo in cui i linguaggi si mescolano e si discutono i problemi urgenti del nostro tempo. Il teatro deve divenire uno spazio della città aperto a tutti, deve farsi itinerante esplorando i luoghi cari alla cittadinanza e intercettando un pubblico diverso da quello più affezionato».
TEATRO, CITTÀ E MEMORIA. «Nel rapporto con la cittadinanza – afferma Laura Sicignano- c’è ancora tanto da fare anche perché la relazione tra un teatro e la sua città è di per sé infinita. Noi abbiamo iniziato a ricucire adesso i rapporti con la comunità, con la pazienza e l’umiltà di tutti, e a organizzare incontri tra attori e pubblico, dibattiti all’università, tutte cose che il teatro non aveva più le energie per fare e che sono imprescindibili. Questa mostra è solo un inizio, l’intento è darne un seguito organizzando mostre più specifiche sul patrimonio effimero custodito dal teatro». Un patrimonio di immane mole, rimasto per troppo tempo in soffitta e che adesso, grazie all’impegno di tutto il Cda, potrà essere recuperato, riorganizzato e reso fruibile. «L’archivio del teatro ha enormi potenzialità – spiega ancora la vicepresidente e storica Lina Scalisi – in quanto custodisce le tante storie di questa istituzione cittadina, dal patrimonio amministrativo a quello artistico: bozzetti, appunti, copioni, corrispondenze, costumi, scenografie e molto altro. Questo patrimonio effimero è stato recuperato dai luoghi in cui era stato disperso con l’intento di catalogarlo e renderlo fruibile tramite la digitalizzazione. Abbiamo scoperto un patrimonio immenso di costumi che, ad esempio, potranno essere recuperati e, perché no, riutilizzati. Stiamo valutando i nuovi uffici in via Gabriele D’annunzio quale sede di quest’immenso patrimonio».
CATANIA È MORTA, VIVA CATANIA! Tale fermento, attraverso il Teatro Stabile di Catania, lancia segnali positivi ai catanesi costretti a fronteggiarsi con una città in dissesto e inseriti in uno scenario di crisi regionale più ampio. Iniziative come il recupero dell’archivio del teatro, e la sua valorizzazione, rinsaldano il rapporto tra comunità locale e istituzioni. «I ritardi di alcune scelte – commenta Lina Scalisi – hanno provocato una situazione non positiva per la nostra città, sebbene non dissimile da quella di altre realtà urbane italiane. In questo contesto le istituzioni culturali devono essere vigili, sollecitare l’attenzione di un pubblico eterogeneo, fare sistema tra loro ed essere presenti sul territorio, dibattendone i nodi cruciali. La cultura è certamente un pilastro portante per la crescita di Catania, ma questa necessita anche di importanti finanziamenti per crescere. Catania ha bisogno di attrarre finanziamenti anche dai privati, ma per farlo è necessario un grande progetto che maturi una grande visione della città. La classe politica deve oggi interrogarsi su quale possa essere questo progetto e rispondere al disperato bisogno dei cittadini di riacquistare fiducia nella propria terra».