Ogni mattina a Chongqing, quando sorge il sole, una siciliana si sveglia; sa che dovrà lottare contro gli occhi indiscreti dei passanti o verrà fotografata. Ogni mattina a Chongqing, quando sorge il sole, un cinese si sveglia; sa che dovrà atteggiarsi con normalità anche se avrà l’irrefrenabile desiderio di chiederti: “Da dove vieni?” Ogni mattina a Chongqing, quando sorge il sole, non importa che tu sia Brad Pitt o una professoressa di italiano, se sei straniero sarai sempre trattato come un divo

In Cina l’aumento dell’autostima è un processo inevitabile.
Non importa che tu sia qui di passaggio o che tu ci viva da anni, sarai sempre al centro delle attenzioni dei cinesi, saranno premurosi e capirai cosa vuol dire sentirsi a casa nonostante tu sia a milioni di km dalla tua comfort zone. L’ossessione dei cinesi nei confronti degli occidentali la percepisci ogni volta che provano a scattarti una foto, senza successo, e quando riescono a rubartene una, stile paparazzi.
Quando fingono di farsi un selfie, ma preferiscono te come soggetto e li vedi destreggiarsi in posizioni strane cercando di inquadrarti da lontano con la fotocamera frontale. Quando sono inopportuni e quando invece vengono a chiederti il permesso.
Quando ti fissano e non abbassano mai lo sguardo.

Il calore dei cinesi lo percepisci quando invece sei tu a fissarli e loro, girandosi dall’altro lato, ridacchiano imbarazzati.
Quando prenoti un taxi e vedendoti con zaini, valigie e scatoloni, blocca la macchina in mezzo al traffico e scende ad aiutarti in fretta e furia per non farti perdere un minuto di tempo. Quando sali e ti chiede che musica vuoi ascoltare, se fa troppo freddo o troppo caldo, o ti dicono: «se hai cose urgenti da sbrigare posso andare più veloce». Quando ti scrutano dallo specchietto retrovisore e poi fanno no con la testa, come si sentissero colpevoli, come se qualcuno gli avesse detto che gli stranieri non vanno guardati. Quando controlli il telefono per pagare la corsa, vedi che ha fatto uno sconto per farsi perdonare di aver erroneamente scelto la strada con più traffico.

Foto di Martina Bucolo

Quando vai al ristorante, è tutto prenotato, ma loro piuttosto che farsi scappare l’opportunità di avere degli stranieri a cena preferiscono far alzare qualcuno che è già seduto a mangiare. Quando ti accomodi in una sala da tè solo dopo che il cameriere ha scelto per voi quello che secondo lui è il posto più confortevole – accanto al bagno, per ogni necessità, e con il ventilatore sparato dritto nella schiena. Quando vuoi solo ordinare un tè, ti fai consigliare, ma il proprietario non è soddisfatto del vostro tavolo che pecca in quantità di cibo e non se ne andrà finché non avrete ordinato una delle specialità di Chongqing: interiora di maiale o manzo in brodo piccante – la famosa hotpot, per intenderci.
Quando stai tranquillamente cenando e li vedi avvicinarsi ad uno ad uno, ti fissano standosene ad una distanza moderata, corrono ad avvisare gli amici della presenza di stranieri nel ristorante, poi tornano indietro e con un sorriso a trentasei denti: «Hello! Possiamo fare una foto insieme?»

 

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