«Ero stanco del lavoro stagionale nei ristoranti di Taormina, così tre anni fa ho detto a mia madre “Vado in Cina e non torno più”. Adesso avvio ristoranti per conto dei miliardari cinesi»

Sante Torre ha 39 anni ed è originario di Calatabiano, in provincia di Catania. Diplomato come Geometra, da venti anni lavora nel campo della ristorazione. Nel 2004, in piena crisi del mercato del lavoro italiano, ha deciso di volare nel Paese del Dragone per aprire un suo ristorante: non immaginava che la sua vita avrebbe avuto una svolta decisiva. «Dall’Italia siamo partiti in due – racconta – chiamati per lavorare come cuochi in un ristorante che ai tempi era ancora in fase di apertura. L’altro ragazzo è andato via prima dell’inaugurazione, io invece sono rimasto e ho creato il menu secondo la nostra tradizione, anche se poco a poco abbiamo dovuto modificarlo perché non incontrava i gusti dei clienti».  Portare nuovi sapori nella millenaria tradizione culinaria cinese, ricca di spezie e povera di sale non è stato facile: «Ho dovuto allungare i tempi di cottura della pasta per presentarla quasi scotta e aggiungere sapori forti a un semplice piatto di spaghetti alle vongole».

«Ho dovuto allungare i tempi di cottura della pasta per presentarla quasi scotta e aggiungere sapori forti a un semplice piatto di spaghetti alle vongole»

La versatilità dello chef siciliano non è passata inosservata e ben presto Sante è stato chiamato come consulente per l’apertura di un secondo ristorante. Oggi, ad alcuni anni di distanza, è considerato il punto di riferimento per i miliardari asiatici che vogliono investire nella ristorazione italiana. «Adesso mi trovo a Tong Ling – continua – la più piccola cittadina della Cina con “solo” un milione e 800 mila abitanti. Qui sto avviando il mio quarto ristorante nel quartiere “Itaway”; come accaduto in passato sarà il primo locale italiano della città». Nell’ideazione dell’attività gli imprenditori cinesi lasciano a Sante carta bianca. «Non solo scelgo il menù ma anche gli arredamenti, le stoviglie e lo stile, in collaborazione con il team di architetti che ho a mia disposizione. In questi anni ho anche costruito sette forni per pizza e il mio obiettivo è aprire uno show-room per esposizione e vendita».

I corsi di formazione sono un’altra sfaccettatura degli impegni di Sante: «Ho il mio staff, che mi segue nell’apertura dei nuovi ristoranti. Un ragazzo in particolare, Song, è con me dall’inizio ed è il mio primo chef: insieme formiamo il personale di cucina e sala». Durante le sue lezioni il “Joe Bastianich siciliano” non si limita a spiegare la preparazione dei piatti della tradizione italiana, ma ne racconta anche la storia. «Alle lezioni – continua – coinvolgo anche il personale di sala, in modo che possa spiegare al meglio i piatti ai clienti». E la nostalgia di casa? «Torno in Sicilia solo in vacanza due o tre volte l’anno. In Italia mi sento stretto e so che il mio posto è altrove. Qui in Cina sono privilegiato e mi basta vedere la bandiera italiana nel quartiere dove lavoro per sentirmi orgoglioso di ciò che sono».

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