La scoperta, quasi per caso, di qualche piantina dall’intenso profumo e dal colore violaceo ha dato vita a un lavandeto con otto diverse varietà di piante, alcune di esse dagli effetti curativi. La fondatrice, Selene Rocco, ci ha raccontato la sua esperienza

Un’enorme distesa di lavanda all’interno del Parco del Pollino a Campotenese, in Calabria. Questo il meraviglioso passaggio che incanta i visitatori del Parco della lavanda, fondato e gestito da Selene Rocco, regalandogli un po’ di Provenza in un luogo poetico e inaspettato.

La lavanda loricanda dagli effetti curativi. «L’idea di un Parco della lavanda – ci racconta la calabrese Selene Rocco – è frutto dell’intenso amore per la mia terra ma anche del caso. Avevo abbandonato gli studi di giurisprudenza ed ero tornata nella mia terra per creare un B&B. Un giorno, passeggiando ad alta quota insieme a mia madre nei dintorni del terreno da poco acquistato, ho trovato qualche piantina dall’intenso profumo e dal colore violaceo che subito, incuriosita, ho trapiantato nel mio terreno. Mia madre ne ha subito estratto un olio essenziale che si è rivelato curativo». Inizia così un’intensa ricerca per scoprire di più su questa piccola pianta che senza grosse difficoltà cresce ad alta quota. «Abbiamo subito inviato una piantina all’IBIMET del CNR di Bologna per capire di che specie si trattasse e se avesse realmente degli effetti curativi. Grazie al contributo dell’Università bolognese, non solo abbiamo scoperto di più su quello che sembrava un piccolo miracolo donatoci dalla nostra terra, ma abbiamo fecondato in vitro centinaia di piantine con lo scopo di estendere il nostro campo di lavanda». Selene Rocco scopre così che si tratta di una lavanda endemica del Pollino che i botanici definiscono Lavanda Pyrenaica o angustifolia, ma che lei continuerà a chiamare Lavanda loricanda in onore del Pino loricato che abita gli Appennini calabro- lucani.

 Un po’ di Provenza in Calabria. «In questo lavoro di ricerca ho potuto contare solo sulle mie forze e purtroppo il sostegno della mia regione è stato tardivo. Inizialmente ci siamo messi in contatto con diversi Paesi europei tra cui la Francia, il cui contributo è stato però limitato perché, in quella che è la patria della lavanda, la coltivazione di questa pianta ha un intento puramente commerciale». Selene invece ha fatto del suo campo di lavanda non solo il lavoro con il quale vivere, ma soprattutto l’occupazione con cui nutrire la propria anima, con quella bellezza di cui la Calabria ha tanto bisogno. «Dopo le dovute ricerca abbiamo selezionato otto diverse varietà di lavanda, tra cui due autoctone. L’angustifolia è la tipologia meno profumata ma dotata di effetti curativi, da cui estraiamo l’olio essenziale. Produciamo inoltre, sapone, tisane, candele e sali da bagno, ma la vera gioia è quando turisti o scolaresche vengono a trovarci e si sorprendo di trovare un po’ di Provenza anche qui».

La bellezza come filosofia di vita. In Italia esistono anche altri lavandeti, come quello d’Assisi e dell’Emilia Romagna, ma Selene con orgoglio ci tiene a precisare che nessuno è esteso come il suo, grande quanto il sogno che l’ha riportata nella sua terra e l’ha spinta ad investirvi: «La Calabria è una regione ancora tutta da conoscere e tra i tesori del suo scrigno va annoverato il Parco del Pollino dove si trova il mio campo di lavanda, un luogo meraviglioso che – conclude – a meno che non sia spinta da forti esigenze economiche, non lascerò mai».

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