Potenziata l’area espositiva con un nuovo percorso che vede protagoniste due tavole di Antonello da Messina e due tele di Caravaggio
[dropcap]«[/dropcap][dropcap]Q[/dropcap]uesto è il museo di tutti. Finalmente questo straordinario patrimonio è fruibile nella sua interezza alla cittadinanza e ai viaggiatori. Questa riapertura rappresenta la riappropriazione di un luogo cardine per un territorio che è il centro dinamico tra la Sicilia e l’Europa». Durante l’anteprima di presentazione alla stampa del nuovo allestimento del Museo Interdisciplinare Regionale di Messina, l’assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia, Carlo Vermiglio, non ha celato il suo entusiasmo. L’apertura definitiva (che fa seguito alla parziale del dicembre 2016 dove a trionfare nella raccolta degli sguardi ammirati erano stati i due capolavori di Caravaggio) è nel segno di Antonello da Messina, ma anche di molteplici artisti che attraverso i secoli hanno firmato importanti pagine della storia del’arte mondiale.
In un abile gioco di prospettive e luci, tutte le opere d’arte sono proposte al pubblico secondo una diacronia efficacemente pensata dal responsabile della progettazione tecnica, l’architetto Gianfranco Anastasio, e dalla dirigente e responsabile scientifica Caterina Di Giacomo, insieme a un valido team di collaboratori.
Sono trecento le opere di archeologia che inaugurano le nuove sale museali. Spicca il rostro romano di bronzo, rinvenuto miracolosamente nel 2008 al largo della acque messinesi, settimo esemplare al mondo e terzo in Sicilia e risalente all’età augustea. L’itinerario medievale e moderno espone trecentocinquanta opere: s’inizia con le iscrizioni arabo normanne, si prosegue con i mosaici trecenteschi sino all’area riservata alla scuola fiamminga e ad Antonello da Messina, dove una quieta luce risalta i contorni del Polittico di San Gregorio e la tavoletta bifronte Madonna col bambino e francescano in adorazione (recto) e Ecce Homo (verso). È il pittore del locale e del globale, i suoi capolavori sono presenti nei grandi musei internazionali (ad esempio al Louvre e alla National Gallery), insieme al già menzionato Caravaggio, di cui sono esposti La resurrezione di Lazzaro e L’adorazione dei pastori.
Nei nuovi spazi ha ritrovato una perfetta collocazione la carrozza senatoria, emblema della Messina protagonista della storia del Mediterraneo, quando la potenza spagnola era egemone, soprattutto nell’Italia meridionale. Altro grande protagonista è lo scultore e architetto toscano Giovanni Angelo Montorsoli, creatore di un magnifico Nettuno (1557) che impera in una delle sale più grandi. Una divinità simbolica per una città che dal mare ha raccolto ricchezze e tragedie. Nell’iter storico-artistico non mancano le suggestioni pittoriche fra ottocento e novecento, prima che il drammatico sisma del 1908 trasformasse l’assetto cittadino. Preziose le incisioni di Tommaso Alysio Juvara, nipote del celebre architetto Filippo Juvara.
Poiché, come dice l’architetto Anastasio, «l’arte è sempre contemporanea», il percorso museale non si ferma ad opere e capolavori sfuggiti alla distruzione del terremoto. Infatti, l’ex filanda Mellinghoff, prima sede del museo, sarà il punto di riferimento per esposizioni di arte contemporanea, anche grazie a partnership con istituzioni italiane e straniere. In pasato abbiamo già assistito alle collaborazioni in art sharing con il Mart di Rovereto, le mostre “Invenzione futurista case d’arte di Depero” (2015) e “Mediterraneo luoghi e miti capolavori dal Mart” (2016).
IL MUSEO COME SPAZIO SOCIALE. La dirigente Caterina Di Giacomo ha le idee ben precise sul museo di Messina: non un archivio della memoria per pochi esperti ma uno spazio civico, culturale e sociale, che raccoglie ventisette secoli di storia a partire dalle testimoniane preistoriche del terzo millennio a.C.
La direttrice ha voluto inoltre smentire le voci sui costi elevati e i tempi di attesa per la riapertura del museo. «Sono stati spesi circa undici milioni di euro in trentadue anni, per altri musei italiani ed esteri si sono sostenute spese maggiori in un arco di tempo minore». Le fa eco Gianfranco Anastasio: «Il museo è un laboratorio per la cittadinanza. La nostra è una scommessa anche in termini urbanistici: vorremmo che qui venissero i giovani per apprendere e studiare o anche le mamme con i loro bambini». D’altronde il museo è attorniato da un ampio spazio verde in cui trovano collocazione alcuni elementi architettonici precedenti al 1908. Un modello che potrebbe coinvolgere sempre di più gli abitanti di Messina. La dirigente, confermando, racconta che negli spazi esterni hanno prestato giuramento dei giovanissimi scout.